ROMA – Negli ultimi tempi visitando i vari siti di calcio, piuttosto che esaltarsi per le prodezze sportive del week-end, come si può vedere su questo bell’articolo su Gazzabet, scopriamo invece che c’è tanta anzi troppa violenza negli stadi.
Si tratta purtroppo di un fenomeno crescente sia di natura fisica che psicologica, come recentemente è accaduto in Italia, con il caso dello striscione apparso sulle tribune dell’Olimpico di Roma, rivolto contro la madre di Ciro Esposito. Nel seguente articolo scoprirete tre esempi recenti in tre paesi differenti come la Grecia, la Turchia ed appunto l’Italia e analizzeremo le misure prese in ciascuna delle circonstanze.
Il caso greco
Il premier Tsipras, in seguito alle ripetute violenze ha deciso durante il mese di febbraio di sospendere tutti i campionati di calcio ellenici. La goccia che ha fatto traboccare il vaso dopo gli scontri di Atene e Larissa fra tifoserie e forze armate, è stato il grave episodio avvenuto durante l’assemblea di Super League che ha indotto il premier di ordinare al suo ministro dello sport Stavros Kontonis il via libera allo stop per tutto il calcio giocato fino a nuova data. Questo provvedimento senza precedenti, obbliga tutti i rappresentati dei club a trovare assieme un accordo mirato ad eliminare e circoscrivere episodi e fenomeni di violenza attraverso nuove normative di sicurezza come l’obbligo di telecamere dentro e fuori gli stadi. Ricordiamo come in passato anche in altri paesi europei ci sono stati problemi simili. Esemplare è come la violenza negli stadi è stata combattuta in Inghilterra con provvedimenti e misure uniche, che hanno ridotto al minimo gli episodi di violenza. Un ottimo risultato che bisogna perseguire e ottenere anche in Grecia, arrivati a questo punto. L’atteggiamento del governo greco pare essere quello giusto ed i campionati dopo uno stop di più di due settimane hanno ora ripreso, e malgrado le polemiche e l’atteggiamento poco collaborativo, finora, da parte dei club, la forte presa di posizione di Syriza potrebbe essersi rilevata quella giusta, solo il tempo ce lo dirà.
Il caso turco
Dalla Grecia si passa poi alla Turchia. Il Fenerbahçe uno dei club piu’ antichi del mondo è stato vittima, dopo la sconfitta ai danni del Caykur Rizespor per 5-1 a Trebisonda, di un vero attacco a mano armata ad uno dei suoi bus che trasportava 40 persone tra giocatori e staff. Nei vari filmati che girano in rete è infatti possibile vedere almeno 3 fori di proiettile sul parabrezza. Difficile capire le ragioni di questa aggressione senza precedenti che purtroppo si è anche conclusa con il ferimento dell’autista. La prova tv dimostra che i tre spari appartengono ad un fucile a pompa. Immediata la richiesta da parte della squadra di calcio di sospendere il campionato, che dopo i fatti ha emesso un comunicato stampa nel quale si legge: “Noi riteniamo che finché questo attacco non sarà risolto in un modo che soddisfi il Fenerbahce e l’opinione pubblica, sia inevitabile una sospensione del campionato. È stato sparso del sangue e il calcio è stato zittito. Trovare e punire i colpevoli è di vitale importanza per il Fenerbahce”. Sia il presidente Erdogan, che il ministro dello sport e la federazione Turca hanno condannato l’accaduto ed hanno cosi deciso di comune accordo, di accogliere la richiesta del Fenerbahce e dunque di sospendere di una settimana la Super Lig, il campionato di massima serie Turco, e tutte le gare di ritorno dei quarti di finale della Coppa di Turchia. Ovviamente si tratta di un caso isolato, ad ogni modo Il club ha fatto sapere che non avrebbe più giocato fino a quando non sarà fatta luce sull’accaduto. Attualmente due persone sono state individuate e fermate, ora aspettiamo la risposta sia della giustizia Turca che dei vari presidenti di club e del presidente della federcalcio Turca Yildirim Demirörendi.
Il caso italiano
Per quanto riguarda l’Italia, l’ultimo episodio si riporta agli striscioni contro la mamma di Ciro Esposito apparsi sulle tribune dell’Olimpico di Roma, che nel corso dell’ultimo fine settimana hanno acceso il dibattito e messo in discussione il normale proseguo del campionato di serie A. Ora, dopo che la procura federale è già intervenuta in merito alla faccenda, il giudice sportivo ha finalmente deciso la chiusura della curva sud della Roma per un turno. Sarà sufficiente a calmare gli animi? Difficile stabilirlo, secondo il legale della famiglia Esposito il match “doveva e poteva essere sospeso, poiché il presidente della Repubblica ha pieni poteri per intervenire e per dire basta a questo scempio.” Parole sicuramente dure, comprensibili e che fanno riflettere, ma è il calcio Italiano cosi coraggioso da prendere tale posizioni? Il dubbio è lecito poiché anche Mario Monti in pieno scandalo calcioscommesse non ci riuscì. Quello che è sicuro è che i legali della famiglia Esposito non sono decisi a fermarsi qui poiché in una delle recenti dichiarazioni dell’avvocato si legge: “Chiederemo il risarcimento di danni all’immagine, buon nome e personali in sede civile alla As Roma – spiega in una nota l’associazione “Ciro Vive” – Il ricavato sarà devoluto ai bambini ricoverati nel reparto di Rianimazione del Gemelli a Roma e in quello di Oncologia pediatrica dell’ospedale Pausilipon di Napoli”.
Conclusione
Da come abbiamo visto e capito, la violenza nel calcio non ha più limiti né frontiere. Urge una soluzione. Che fare, dunque? Sospendere i campionati? I casi di Grecia e Turchia dovrebbero far riflettere e servire da monito anche per il calcio italiano, che da qualche tempo mostra questo tipo di contraddizioni e di divisioni. Il calcio come lo sport in generale dovrebbe essere sinonimo di festa, spettacolo e divertimento. Se questo fallisce, secondo te cosa bisogna fare?