Mafia. Chiesti 13 anni di reclusione per Salvatore Cuffaro

PALERMO – Il procuratore generale di Palermo ha chiesto la condanna a 13 anni di reclusione per l’ex governatore della Sicilia, Salvatore Cuffaro, accusato di concorso in associazione mafiosa, davanti alla Corte d’Appello di Palermo.

In primo grado, Cuffaro – che sconta una condanna definitiva a 7 anni per favoreggiamento aggravato alla mafia – era stato prosciolto con la formula del non doversi procedere per “ne bis in idem”, in base al quale non si può essere processati due volte per lo stesso reato.

«Il tradimento di Cuffaro, uomo delle istituzioni, ai danni dello Stato è di una gravità inaudita. L’ex governatore non era uno sprovveduto e il suo apporto a Cosa nostra fu volontario e consapevole». Ha detto il pg in uno dei passi della requisitoria terminata con la richiesta della condanna. «In primo grado – ha aggiunto – la procura ha chiesto 10 anni, ma visto che la giustizia non deve accanirsi e deve tenere conto dell’umanità della pena io chiedo 13 anni in continuazione con la precedente condanna». Patronaggio ha tentato di smontare l’immagine ingenua di un «Cuffaro vasa-vasa» (bacia-bacia ndr), cioè amico di tutti, perchè «quando baciava a volte baciava assassini», ha detto. Secondo il magistrato, che ha criticato il proscioglimento per ne bis in idem, nel processo per concorso esterno sono emersi fatti nuovi che sarebbe stato ancor più facile provare «se ci fosse stato consentito di sentire il pentito Stefano Lo Versò. La corte d’appello ha, invece, bocciato l’istanza dell’accusa di ascoltare il nuovo collaboratore di giustizia che, secondo il magistrato, avrebbe riscontrato le dichiarazioni di altri pentiti come Francesco Campanella. »Cuffaro – ha aggiunto il pg – ha divulgato notizie riservate per agevolare l’esistenza di Cosa nostra, per evitare la cattura di boss come Provenzano e Messina Denaro, per permettere alla cosca di Villabate di sottrarsi alle indagini. Patronaggio ha poi parlato di una rete creata da Cuffaro con entrature «a Roma, in procura e nei carabinieri».

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