Infiltrazione mafiosa clan Messina Denaro. 6 arresti, sequestrati 10 milioni di euro

PALERMO – I carabinieri hanno eseguito nelle province di Trapani e Palermo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla procura distrettuale antimafia nei confronti di sei indagati per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni corruzione aggravata e altri delitti, nonchè un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore stimato di 10 milioni di euro.

Al centro delle indagini del Ros e del comando provinciale di Trapani l’infiltrazione delle famiglie mafiose di Castelvetrano e Salemi in attività economiche del settore delle energie rinnovabili, realizzata attraverso la sistematica acquisizione dei lavori per la realizzazione di impianti di eolici e fotovoltaici nelle province di Agrigento, Palermo e Trapani. I proventi venivano in parte utilizzati per sostenere la latitanza del Matteo Messina Denaro.

Il decreto di sequestro preventivo riguarda la società «Salemitana calcestruzzi s.r.l.», con sede a Salemi, e la «Spallino servizi s.r.l.», con sede a Castelvetrano, ritenute riconducibili alle famiglie mafiose indagate. I provvedimenti scaturiscono da una complessa attività investigativa avviata nel maggio 2007 dal Nucleo Investigativo di Trapani, coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Palermo, in direzione delle famiglie mafiose di Castelvetrano e Salemi, integrata dalle indagini sulla retecollegata al superlatitante. È stata così documentata l’infiltrazione di Cosa nostra nelle attività economiche delle provincie di Trapani, Agrigento e Palermo e il serrato controllo operato sulle opere di maggiore rilevanza sul territorio, mediante il sostegno dell’allora consigliere comunale di Castelvetrano Santo Sacco, intervenendo nella loro esecuzione attraverso una fitta rete di società controllate dall’imprenditore Salvatore Angelo di Salemi.

L’infiltrazione nel settore delle energie alternative, favorita, dunque, da collusioni con esponenti di rilievo dell’imprenditoria e dell’amministrazione pubblica, spaziava dal controllo delle imprese deputate allo sviluppo degli impianti di energia eolica a quello della realizzazione e produzione di energia solare, fino ad evidenziare l’interesse di Cosa nostra per biomasse. Pedina fondamentale l’imprenditore Salvatore Angelo, intorno al quale
ruotava il sistema societario con cui l’organizzazione mafiosa si è infiltrata direttamente nel circuito produttivo e, in particolare, nei progetti di realizzazione dei parchi eolici di «San Calogero» di Sciacca, «Eufemia» di Santa Margherita Belice e Contessa Entellina; «Mapi», di Castelvetrano e Montevago, nonchè del parco fotovoltaico di Ciminna. Il ruolo di Angelo era, infatti, quello di curare che una percentuale dei proventi
derivanti dallo sviluppo delle predette attività venisse destinata all’associazione mafiosa e segnatamente al latitante Messina Denaro.

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