Libri. Acido Solforico di Amélie Nothomb. Il reality dell’orrore

ROMA – Un campo di concentramento potrebbe sembrare un’ambientazione per nulla stravagante e atipica per un romanzo. Ma se questa romanzo  tratta di un nuovo reality show, sicuramente si trasforma in qualcosa di paradossale e macabro.

Una situazione così particolare non poteva non essere che opera di Amélie Nothomb infatti in  Acido Solforico (Voland, 2006, pag. 131, euro 13) è proprio un campo di concentramento a fare da sfondo.  Quasi a voler raccontare la particolare propensione dell’uomo per gli spettacoli cruenti, fin dai tempi dei romani,  la Nothomb dipinge il pubblico come un’entità affamata di nuove emozioni. Non bastano più i vecchi reality, Concentramento è il titolo , tanto efficace quanto palese, della nuova trovata televisiva. I personaggi vengono rastrellati per le strade di Parigi  e gli vengono assegnati i ruoli di vittime o di  kapò. I nomi sono presto sostituiti da matricole. Pannonique (definita Ck2114) è l’unica prigioniera a mantenere  la sua dignità e che brilla per bellezza e purezza. Dall’altro lato c’è la kapò Zedna che è morbosamente attratta da Pannonique è rappresenta il male, anche se ci sorprenderà in una inaspettata conclusione. La Nothomb riesce nuovamente a sorprenderci con il suo humor noir, e con la nitidezza di una scrittura che delinea personaggi privi di ogni maschera morale e sociale. L’opinione pubblica è una specie di mostro assetato di stimoli sempre più forti, che sembra disprezzare  il reality Concentramento senza intervenire per fermarlo: “un  programma televisivo è spesso l’unico argomento di conversazione , tra le persone. Per questo tutti guardano le stesse cose: per non rimanere isolati e poter condividere qualcosa”. Per Pannonique, infatti, i veri assassini sono proprio gli spettatori che restano in silenzio.

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