Lumine | Visio. La luce dirompente dell’intelletto

Joseph Kosuth, Modus operandi, 1988 tubo al neon 72x145 cm courtesy Collezione Jacorossi

Joseph Kosuth, Modus operandi, 1988 tubo al neon 72x145 cm courtesy Collezione Jacorossi

Questa sorprendente mostra è stata allestita a Roma presso la libreria Arion di  Piazza Montecitorio e sarà possibile visitarla gratuitamente fino al 10 gennaio

ROMA – Lumine Visio è il terzo capitolo di uno splendido romanzo che Ovidio Jacorossi ha iniziato a scrivere quando ha deciso di rendere fruibili al pubblico alcune delle straordinarie opere presenti nella sua collezione personale. Questo nuovo itinerario artistico, lastricato di gemme preziose, segue quelli dedicati alla “politica” ed alla “guerra” ed ha come cuore pulsante il concetto di “luce”. Le opere esposte sono vibranti esempi di come l’arte italiana e quella internazionale hanno concepito nel corso del secolo scorso questo elemento impalpabile eppure fondamentale alla vita, alla spiritualità, alla creazione. Ne “Il pescatore e la luna” di Corrado Cagli, dipinto che apre l’esposizione, i bagliori di luce danno vita ad una figura enigmatica, affascinante, evocativa. 

La luce è dunque un elemento di creazione e nelle opere di Alfredo Ambrosi (“Ritratto di Benedetta”) e Aleardo Terzi (“Donna seduta”) anima due figure femminili, simboli a loro volta per eccellenza della capacità generativa. Con i “Ghirigori” di Alberto Bragaglia e “La montagna incandescente” di Edita Broglio l’elemento primordiale si fa veicolo di una energia esplosiva che rompe i vincoli della forma per divenire puro potenziale espressivo. Tancredi e Max Ernst (presenti rispettivamente con le tecniche miste “Esplosione di primavera” e “Accueil”) organizzano sapientemente l’energia cromatica in composizioni fortemente armoniche. Le opere di Lo Savio e Castellani danno preminenza ad un rigore logico e geometrico. Sembra ora che l’uomo possa disporre a piacimento della luce. Le creazioni del secondo novecento testimoniano a ben guardare lo sforzo profuso dall’ ingegno umano per controllare e catturare questo elemento (grazie alla macchina fotografica, strumento caro a Prini, De Dominicis, Giacomelli, De Antonis) crearlo artificialmente, disporne secondo le proprie esigenze (il tubo al neon di Joseph Kosuth). 

L’interessantissima creazione di Simeone Crispino e Stella Scala (che si presentano sotto il nome artistico di Vedovamazzei) sembra volerci addirittura illustrare come la luce possa essere incanalata in segni con i quali costruire un nuovo alfabeto. I movimenti fotonici possono orientarsi verso il passato o allucinare gli scenari futuri. Le lampadine di Giovanni Albanese  accendono i ricordi ed illuminano la memoria collettiva. La “Torre di luce” di Fulvio Rendell è invece un’ opera robotica, cinetica, rumorosa, fiammeggiante. In essa si fonde l’idea di uomo quale metodico artigiano ed inventore con quella di uomo quale essere spirituale dalle aspirazioni infinite. Tuttavia nella nostra esperienza di creature fragili ed incerte la luce non è mai conquistata, rimane sempre una aspirazione. La falena di Alessandro Rosa sta lì a ricordarci che siamo esseri che  brancolano nel buio e siamo per questo attratti da ciò che brilla. 

Oltre a quanto illustrato, tanto altro c’è da vedere. Una mostra siffatta, curata da Giulia Tulino, ha l’importante merito di accendere la luce dell’intelletto.

LUMINE | VISIO

Mostra a cura di Giulia Tulino

DATE: dal 28 ottobre 2015 al 10 gennaio 2015

LUOGO: Libreria Arion Montecitorio – Piazza Montecitorio, 59 Roma  

ORARI: lunedì 16-19 – martedi /venerdi 15-19 – sabato11-13 /15-19

INGRESSO LIBERO

INFORMAZIONI:  telefono: +39 06 5077351 e-mail: [email protected] sito web: www.inars.it

CATALOGO: edizione limitata di scatole-contenitori realizzate da Giuseppe Graziosi. Introduzione di Fabio Pizzicannella, presentazione e schede storico artistiche di Giulia Tulino(€ 10)

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