Gli Usa consolidano, il Giappone rimbalza, le Borse Ue cedono

TRIESTE – Nonostante un inizio di ottava caratterizzato dalla chiusura per festività dei mercati di Londra e, soprattutto, di New York, a tenere banco sul fronte macro è proprio il sistema economico a stelle e strisce: ieri il Dipartimento del Commercio americano ha diffuso confortanti dati che parlano di un primo trimestre 2013 in crescita seppur in leggera flessione rispetto alle attese (2,4 contro 2,5 per cento), con consumi in crescita ad un tasso (+3,4%) che risulta essere il più alto degli ultimi due anni e scorte e spesa del Governo federale in calo.

Grazie ad un miglioramento superiore alle aspettative del mercato del lavoro ed al consolidamento di quello immobiliare gli Stati Uniti hanno ripreso il loro ruolo di economia riferimento, caratterizzato da una rinnovata propensione al rischio che ha portato i mercati azionari a toccare nuovi massimi, secondi solamente a quelli giapponesi; in direzione opposta punta invece l’aumento di volatilità, anche sul fronte valutario, conseguente l’incertezza circa le prossime mosse di politica monetaria che potrebbe adottare la Fed (Federal Reserve System, la banca centrale degli Usa) per fronteggiare una possibile bolla speculativa, frutto di un’eccessiva corsa dei listini non supportati da un’altrettanto florida situazione economica reale.
Tutt’altra situazione domina invece il quadro europeo, in graduale e purtroppo continuo deterioramento: le rilevazioni relative al primo trimestre evidenziano una contrazione del PIL (Prodotto Interno Lordo, il valore totale dei beni e dei servizi prodotti in Europa a livello aggregato) maggiore della aspettative ed una sostanziale stagnazione dell’economia, tale da portare il totale dei disoccupati nella Zona Euro a 19,38 milioni di persone, corrispondente ad un tasso di disoccupazione del 12,2%.
A ciò si devono anche aggiungere le difficoltà che hanno investito i paesi periferici a seguito delle politiche di austerità imposte a livello comunitario e della recessione in atto al loro interno che, congiuntamente alla cosiddetta Abenomics, l’insieme delle politiche adottate dal premier nipponico Shinzo Abe e dalla Bank of Japan (BoJ) per superare la stagnazione economica, avranno un impatto negativo per le esportazioni, con il rischio di portare in recessione l’intera area Euro nel corso del 2013.
Non a caso proprio oggi Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia e membro del Consiglio della BCE (Banca Centrale Europea), ha lasciato intendere che l’istituto centrale sarebbe pronto ad intervenire nuovamente sui tassi per agevolare le condizioni del credito in tutti i Paesi dell’Euro, evidenziando anche l’esigenza di un progetto di unione bancaria finalizzato a rompere la spirale tra debito sovrano e condizioni delle banche e del credito.
Per quanto riguarda poi le questioni del Bel Paese, la Commissione UE ha finalmente chiuso la procedura per deficit pubblico eccessivo a carico dell’Italia aperta nel 2009, quando i conti pubblici avevano sforato la soglia del 3% del rapporto deficit/Pil fissato dai parametri di Maastricht; il disavanzo resterà sotto la soglia “incriminata” per quest’anno e per il prossimo, nonostante l’OCSE abbia ancora rivisto al ribasso le stime di crescita dell’economia italiana: gli esperti prevedono per l’esercizio in corso una flessione del Pil nell’ordine dell’1,8% nella prima metà del 2013, con un secondo semestre improntato ad una relativa stabilità per poi tornare a crescere nel 2014.
A causa di un clima globale «debole ed incerto», l’FMI (Fondo Monetario Internazionale) ha nuovamente ribassato le stime sulla crescita della Cina, portando le proprie previsioni a “circa” il 7,75% dopo che già qualche settimana aveva tagliato le stime sul Dragone dall’8,2 all’8%.

Non stupisce dunque la debole seduta dei listini asiatici, con le azioni raggruppate nell’indice MSCI Asia Pacific alla prima chiusura negativa degli ultimi sette mesi; nonostante la previsione di ulteriori sedute di assestamento dovute a multipli molto elevati, alla Borsa di Tokyo è riuscito il rimbalzo con una chiusura in progresso dell’1,37%, recuperando così parte del terreno perduto ieri (-5,15%); deboli i listini di Shanghai ed Hong Kong, che hanno perso rispettivamente lo 0,74% e lo 0,42% a causa dei ribassi dei titoli del comparto immobiliare e dei tecnologici.
Le difficoltà asiatiche hanno investito anche il Vecchio continente, dove Piazza Affari e le principali Borse europee hanno chiuso in territorio negativo l’ultima seduta della settimana: a fine giornata l’indice DAX di Francoforte ha perso lo 0,61%, il CAC 40 di Parigi ha ceduto l’1,19% ed il FTSE 100 di Londra è arretrato dell’1,11%.
In rosso anche Milano con il FTSE Mib, il più significativo indice azionario di Borsa Italiana che raggruppa le azioni delle 40 maggiori società italiane ed estere a maggior capitalizzazione, che ha terminato le seduta in flessione dello 0,79%, concludendo così il mese di maggio con un rialzo del 2,66%; calo anche per il FTSE Italia All-Share, sceso anch’esso dello 0,79%.
Tra i titoli in vetrina da segnalare Telecom Italia, protagonista in negativo di giornata (-5,82%) assieme a RCS Mediagroup (-9,86%) a causa di bilancio d’esercizio chiuso con una perdita netta di 509,3 milioni di euro; prosegue la corsa di Fiat (+3,29%) sul processo di integrazione con Chrysler, tra alti e bassi la seduta dei finanziari: Monte dei Paschi di Siena ha registrato un rialzo dello 0,42% ed IntesaSanpaolo ha recuperato lo 0,21%; Unicredit è salita dello 0,55%, mentre Mediolanum ha perso il 3,46%.
Sul fronte del debito sovrano chiude l’ottava a 269 Bp (Basis point, punti base) lo spread tra il Btp ed il Bund decennali, dopo che nel corso della giornata il differenziale aveva oscillato tra i 265 ed i 273 Bp; il tasso di rendimento del titolo italiano (Btp maggio 2023) si è attestato al 4,15%, mentre quello dei titoli a due anni è pari all’1,7%.
Il differenziale tra Spagna e Germania ha terminato in rialzo a 292 Bp con un rendimento dei Bonos, i titoli di Stato spagnoli, al 4,41%.

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