Decreto sviluppo: Berlusconi “qualcosa si inventerà”. Forse una lettera dettata a Tremonti, come Totò a Peppino

 

Mentre il capo del governo italiano dice di aver convinto la cancelliera tedesca Angela Merkel della bontà delle decisioni prese dall’esecutivo italiano in materia di crescita economica, viene naturale pensare a quali possano mai essere queste decisioni. Qualche giorno fa, con la sua inimitabile “verve”, riflettendo sulla scarsità di risorse, il premier italiano disse che “qualcosa ci inventeremo”. Come si fa quando ci si accorge di aver terminato il sale e si sta cuocendo la pasta (magari si mettono delle alici salate nel sugo) o quando non si ha una penna e si cerca di imparare a memoria un numero telefonico.

Tremonti non è stato da meno. Ha riferito che stava pensando ad un “tagliando per la crescita”, magari quello che stacca dal libretto di manutenzione della sua auto, pronta per andare in officina. Allo stato, non si sa ancora quali provvedimenti per indurre la crescita economica questi fini esegeti dello sviluppo abbiano preso. Tanto che non si fa molta fatica a ritenere che ci sia in cantiere il solito condono contributivo, fiscale ed edilizio, l’unico provvedimento di cui siano effettivamente esperti. Per ora, l’unico colpo di genio che è uscito fuori da queste intelligenze degne di un premio Nobel è l’introduzione della pagella elettronica nelle scuole. Un Brunetta saltellante avrà messo insieme l’idea di abolire la carta in tutte le certificazioni, non rendendosi conto che proprio nelle scuole quella dei bagni è oramai terminata da tempo.

Intanto immaginiamo Berlusconi che a Palazzo Grazioli farà assidere il suo infido Tremonti per dettargli il contenuto del decreto sviluppo, come Totò a Peppino De Filippo nella celeberrima scena: “Quest’anno abbiamo avuto una grande morìa delle vacche”, “abundantis cum abundantia” e non lesinando nella punteggiatura. La Merkel dovesse pensare che siamo provinciali, tirchi…

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