Pil in calo. La crescita non c’è. Il decreto Poletti, solo più flessibilità

ROMA – Che Matteo Renzi sia animato dalle migliori intenzioni per rinnovare lo status quo non lo si mette in dubbio, che il giovane Premier voglia fare di tutto per risolvere le emergenze del Paese e fare le riforme necessarie nemmeno, proprio per questo non si capisce la scelta del Governo di affrontare la vera emergenza del Paese, ovvero l’enorme disoccupazione, con un disegno di legge delega.

Lasciando al decreto legge sul lavoro di oggi solo la maggiore flessibilità dei contratti a termine, che potranno essere rinnovati per 5 volte in 3 anni e applicati senza causale, una inezia rispetto all’intero jobs act. E ciò, sembra una malevolla coincidenza proprio mentre  il Pil nel primo trimestre del 2014 torna a diminuire, dello 0,5% rispetto al trimestre del 2013. La ripresina di cui Renzi e i ministri avevano parlato, la famosa luce in  fondo al tunnel,, si spenge nuova mente, se mai era stata accesa .

L’emergenza lavoro meritava un intervento immediato

Già durante le primarie che hanno portato Renzi a diventare segretario del PD, uno degli asset principali del suo programma era la riforma del lavoro, diventata poi jobs act. Perfetto, ci siamo detti, finalmente un premier che riconosce il vero dramma delle persone che perdono il lavoro e non sanno più come mantenere la propria famiglia, magari dopo tanti anni di sacrifici. Oppure di quelle che si trovano in una età in cui il lavoro non lo troveranno più, un presidente che riconosce il dramma degli imprenditori che dopo anni di attività, sommersi dai debiti e logorati dalla burocrazia e dalle tasse decidono di smettere di provarci e si lasciano andare in un dramma nel dramma, un giovane lungimirante che finalmente ha capito quanto sia urgente intervenire subito con strumenti come il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e soprattutto con il sussidio universale di disoccupazione che consente, come avviene in tutti i paesi civili d’Europa, di non perdere la propria dignità e i diritti minimi, come un tetto sopra la testa, accompagnando il lavoratore attraverso proposte e corsi di formazione verso una nuova occupazione. Finalmente un uomo che rappresenta una nuova generazione che vuole intervenire con misure concrete e immediate. Proprio per questo non capiamo quello che sta succedendo. La domanda è semplice. Perché oggi è stato approvato un decreto legge sul lavoro che prevede solo maggiore flessibilità, mentre il vero piano sul lavoro sarà affidato al Parlamento con un disegno di legge delega che avrà un percorso lunghissimo, quanto incerto? L’emergenza lavoro non meritava un intervento immediato? Viene da pensare che non ci siano le coperture per applicare le misure del jobs act, né tantomeno per garantire un sussidio di disoccupazione universale. Il rischio è che il piano per riformare il lavoro in Italia sia solo una favola.

La crescita non c’è, il Pil in calo dello 0,5%

Intanto nell’attesa di una risposta che speriamo davvero possa arrivare. leggiamo i dati di oggi sulla crescita del nostro Paese che purtroppo sono abbastanza sconfortanti. Nel primo trimestre 2014 il prodotto interno lordo, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2005, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% nei confronti del primo trimestre del 2013. E’ la stima preliminare dell’Istat. Il calo congiunturale è la sintesi di un incremento del valore aggiunto nel settore dell’agricoltura, di un andamento negativo nell’industria e di una variazione nulla nel comparto dei servizi. Il primo trimestre del 2014 ha avuto una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al primo trimestre del 2013. Nello stesso periodo il Pil, in termini congiunturali, è aumentato dello 0,8% nel Regno Unito e ha segnato una variazione nulla negli Stati Uniti. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 3,1% nel Regno Unito e del 2,3% negli Stati Uniti. La variazione acquisita per il 2014 è pari a -0,2%.  In valori assoluti il pil italiano è arretrato di ben 14 anni. Occorre darsi una svegliata e subito! Altrimenti il sipario sul teatrino della politica italiano rischia di scendere per sempre

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