Ricercato Julian Assange. Il fondatore di Wikileaks come Bin Laden

ROMA – Ogni pretesto è buono per mettere fuori gioco Julian Assange, l’attivista australiano fondatore di Wikileaks che  recentemente ha divulgato milioni di files riservati del dipartimento di stato americano creando un vero e proprio terremoto diplomatico.

Oggi l’Interpol ha emesso un mandato di cattura internazionale a suo carico, poichè il 39enne è indagato in Svezia per stupro. Assange, dal canto suo, ha respinto tutte le accuse facendo notare che si tratta di una campagna diffamatoria nei suoi confronti architettata dagli Usa. E questo avviene a pochi giorni dalla diffusione dei documenti dai quali è emerso uno scenario alquanto inquietante. E non sarebbe finita qui, perchè Assange ha già annunciato che a breve usciranno ulteriori rivelazioni scottanti, che riguardano una grande banca americana e la presunta attività spionistica di Hillary Clinton contro funzionari dell’Onu. “Messaggio di normale routine” replicano i diplomatici americani in difesa della Clinton. Particolari, che se fossero confermati, potrebbero indurre il segretario di Stato a dimettersi dalla sua importante carica istituzionale. Staremo a vedere. Tuttavia molti esponenti internazionali, dopo aver appreso la notizia del mandato di cattura, fremono, vogliono quanto prima scrollarsi di dosso questo personaggio scomodo. Il premier russo Vladimir Putin, riferendosi alle recenti rivelazioni di Wikileaks, azzarda l’ipotesi che i documenti erano mirati proprio a colpire lui e il suo paese. Il ministro Frattini, invece, spera addirittura che la cattura di Assange sia tempestiva, nonostante lo stesso sito dei ricercati dell’Interpol reciti: “Le persone devono essere considerate innocenti fino a quando non ci siano prove inconfutabili della loro colpevolezza”.

E’ indubbio che la corposa documentazione riservata stia mettendo a repentaglio tutti i rapporti diplomatici tra i maggiori paesi industrializzati, in primis gli Stati Uniti, che – come dimostrano le carte – mette in evidenza l’imperturbabile capacità di un paese doppiogiochista. Insomma fidarsi è bene non fidarsi è meglio, come dice il proverbio. E proprio a causa delle rivelazioni di questi segreti dalle trame oscure, Assange è diventato una sorta di Bin Laden, con la differenza che quest’ultimo, ex amico in affari con la famiglia Bush, è accusato di essere il numero uno del terrorismo di Al qaida, mentre Wikipedia è solo il serbatoio di contenuti che ogni cittadino del mondo dovrebbe conoscere, almeno per capire chi governa le redini del potere.

Ma le armi di Assange sono ben diverse, sparano quelle verità scomode che centrano il bersaglio dell’opinione pubblica come frecce infuocate. Per questo il temuto hacker australiano dovrebbe essere messo alla gogna mediatica, per fatti tra l’altro tutti da appurare.

Nel frattempo non si sa dove sia il fondatore di Wikileaks, ma dai suoi nascondigli segreti riesce continua a comunicare con l’esterno. Lo ha fatto anche ieri, quando via skype ha rilasciato un’intervista al Time: “La riservatezza è importante per molte cose, per esempio noi manteniamo riservate le nostre fonti anche a costo di grandi sacrifici. Ma non può essere usata per coprire abusi”, ha detto Assange in difesa del suo operato e annuncia a breve la divulgazione dei segreti di Cina e Russia. “Il giornalismo e quello che si scrive possono far ottenere un cambiamento e per questo le autorità cinesi lo temono così tanto”, ha ribadito.
Speriamo che presto possano arrivare anche nuove rivelazioni sui tanti misteri italiani, che attendono da anni verità e giustizia.

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