NAPOLI – Il boss della camorra Michele Zagaria arrestato nella tarda mattinata di oggi sta per essere condotto dagli agenti della squadra mobile di Caserta e Napoli nelle camere di sicurezza della questura di Napoli.
Zagaria è stato arrestato a Casapesenna, nel Casertano. Le forze dell’ordine, individuato il bunker del boss, hanno scavato per raggiungerlo e catturarlo. Il covo di Zagaria era celato in una villetta e vi si accedeva da un cunicolo. L’abitazione era stata circondata nella notte dagli uomini dello Sco e della Mobile di Caserta e Napoli. Un centinaio gli agenti impegnati nell’operazione, nel corso della quale sono state perquisite numerose abitazioni di persone considerate vicine al clan dei Casalesi. Arrestati anche i proprietari della casa con il bunker.
Alle ore 13.15, 50 auto della polizia, auto civetta e volanti hanno attraversato a sirene spiegate con lampeggianti illuminati e i fari accesi Casal di Principe, il regno di Michele Zagaria. In una di quelle 50 auto, chiuso tra quattro poliziotti e in manette c’era il boss che sembrava imprendibile, del quale non c’era neanche una foto in cui fosse riconoscibile. Qualche poliziotto suona il clacson, altri hanno il braccio fuori dal finestrino con il segno della vittoria. Passano tra gli sguardi della gente che finge indifferenza. La latitanza di Zagaria è finita dopo 16 anni di latitanza. Era, infatti, l’ultimo boss della frangia più feroce della Camorra. Con questo arresto potrebbe dunque chiudersi uno dei capitoli più sanguinosi della lotta alla malavita campana. Un successo per lo Stato e soprattutto per gli inquirenti.
Chi è Michele Zagaria
Michele Zagaria, nato il 21 maggio 1958, e’ soprannominato ”Capastorta” ed era da tempo considerato l’ultimo grande latitante dei Casalesi. E’ nato a San Cipriano d’Aversa, in provincia di Caserta ma e’ residente a Casapesenna (Caserta). Era ricercato dal 1995. La sua specializzazione è il settore edile ed è accreditato di grande capacità manageriale. E’ stato in grado di mettere insieme, in un giorno di chiusura delle banche, 500 mila euro per l’acquisto di un immobile a Parma. Le sue imprese casertane sono riuscite ad imporsi sul mercato nazionale non solo praticando prezzi concorrenziali ma anche garantendo costantemente sui cantieri uomini e mezzi e tempi ridotti per la realizzazione delle opere.
In uno dei processi che lo hanno visto imputato, e’ stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione anche il suocero di Pasquale Zagaria, Sergio Bazzini, imprenditore di Parma del settore del cemento, con interessi a Milano, Parma e Cremona. Gli investigatori ritennero Bazzini – del quale Zagaria aveva sposato la figliastra – una testa di legno del boss per controllare gli interessi del clan tra Emilia Romagna e Lombardia. Il ”feudo” di Zagaria e’ il triangolo tra Casapesenna, San Cipriano d’Aversa e Casal di Principe, dove il boss e’ proprietario di un impero di milioni di euro accumulati con la droga, le estorsioni ed il controllo degli appalti. Il potere del boss si fonda proprio sul controllo del territorio. ”A partire dal 2001 e fino a poco prima del mio arresto – ha messo a verbale un pentito dei Casalesi, Emilio di Caterino – per le grosse estorsioni, qualunque fosse il territorio in cui esse avvenivano e qualunque fosse la fazione dei Casalesi che aveva il controllo di quel territorio, il denaro comunque arrivava a Michele Zagaria, il quale provvedeva a distribuirlo fra tutti”.