La recessione colpisce il lavoro. Otto milioni di persone in difficoltà

ROMA – L’inquilino di Palazzo Chigi appena  mette piede nei suoi uffici dopo il lungo viaggio  nei paesi  asiatici troverà, almeno così si dice, il testo del  disegno di legge sulla riforma del  mercato del lavoro messo a punto da un gruppo di “tecnici”  ministeriali sulla base della “ bozza Fornero” , le  linee guida  approvate dal Consiglio dei ministri.

Ne sono state fornite diverse versioni. Le indiscrezioni sono molte. Si da per certo che si tratti di una settantina di articoli. Fra questi non è previsto alcun reintegro  nel posto di lavoro per chi risulti essere licenziato in modo non legittimo. Il cittadini comune si domanda: ma se il licenziamento è illegittimo perché il lavoratore non dovrebbe rimanere al proprio posto?  E’ previsto un indennizzo. Non solo” il lavoratore non è merce” come affermato dalla Conferenza episcopale, ma   c’è il rischio,  anzi quasi una certezza,di non trovare lavoro., anche perché i licenziandi sono in genere persone non più giovanissime. Che  si tratti di qualcosa più di un rischio, è provato dai dati resi noti dall’Istat relativi alla disoccupazione che si vanno ad aggiungere alla  lunga catena di numeri tutti negativi che proprio nei giorni del viaggio di Monti sono stati resi noti. Pil che cala dell’1,9%, aumenti delle tariffe di gas ed energia, evasione fiscale che resta a livelli stratosferici , i redditi dei dieci più ricchi  corrispondono a quelli di tre milioni di poveri le busta paga già ridotte per le addizionali, l’Imu, la nuova tassa sulle case, nel caos , non si riesce a calcolare mancando i necessari parametri. Tutti i segni dell’inflazione  con  un rapporto sempre più  divaricato fra salari e prezzi,e della recessione , un tunnel da cui forse si uscirà nel 2013,  sono racchiusi  in due parole che fanno paura, il tasso di disoccupazione.  Sarebbe gravissimo se a questo dramma si aggiungessero i “licenziamenti facili” previsti dalla nuova stesura dell’articolo 18.

Tasso di disoccupazione record al 9,3%

Nel mese di febbraio è salito al 9,3% in rialzo di 0,2 punti percentuali su gennaio e di 1,2 punti su base annua.  Sempre a febbraio. su base annua, il numero di disoccupati aumenta del 16,6%, ovvero di 335 mila unità. Quando anche negli ambienti di governo e da parte dello stesso Monti si afferma che “stiamo uscendo dalla crisi”  si tratta di un ottimismo, o una speranza, che non hanno ragione di essere. “ La recessione- commenta il segretario confederale della Cgil,- Fulvio Fammoni- colpisce prima di tutto il lavoro, con una vera e propria valanga di disoccupazione: per tutti, anche per il governo, dovrebbe essere evidente che il problema è fermare i licenziamenti e non facilitare i licenziamenti, che ‘facili’ lo sono anche troppo”. “I veri numeri della crisi –prosegue-parlano di oltre 8 milioni di persone in gravissime difficoltà, ben oltre quanto stima il governo, e confermano che la riforma del mercato del lavoro va cambiata e migliorata.

Fammoni Cgil). C’è poco lavoro, colpiti giovani e donne

Ma è anche necessario che il Paese torni a crescere: c’è troppo poco lavoro, serve più sviluppo”. “Il Paese – conclude Fammoni –  ha bisogno di crescita e di coesione sociale, di questo si deve occupare il governo e non di norme che facilitino licenziamenti illegittimi”. I dati Istat ci danno anche un quadro sempre più devastante per quanto riguarda i giovani e le donne. Anche  il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni)  è in crescita. A febbraio è al 31,9%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a gennaio e di 4,1 punti su base annua,tasso più alto da gennaio 2004. Nel quarto trimestre del 2011, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è salito al 32,6% dal 29,8% dello stesso periodo del 2010 con un picco del 49,2% per le giovani donne del Mezzogiorno.   I dati su occupati e inattivi danno indicazioni significative,. A febbraio gli occupati sono 22.918mila, in diminuzione dello 0,1% (-29 mila unità) rispetto a gennaio. Il calo riguarda la sola componente femminile. Il numero degli inattivi tra 15 e 64 anni rimane sostanzialmente stabile su base annua (37,8%,) un decimo di punto in meno rispetto a un anno prima. Alla crescita del Centro si contrappone la  flessione del Nord e del Mezzogiorno dove, il tasso di inattività raggiunge nella media 2011 il 34,5% per gli uomini e il 63,2% per le donne .Commenta Fammoni: “ In un solo mese la disoccupazione giovanile è aumentata  di un  punto   che va ad aggiungersi  alla piaga della precarietà che riguarda l’80% delle nuove assunzioni”.Nonostante questo  il tasso di inattività resta altissimo e nasconde al suo interno non solo una quota aggiuntiva di disoccupazione, ovvero gli scoraggiati, ma anche l’enorme bacino del lavoro nero che durante la crisi si è ingrossato”.

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