Le minoranze del Pd, una babele

ROMA – Ma oggi cosa è davvero il Pd? La domanda è legittima proprio perché ha ottenuto un così grande consenso elettorale, il suo segretario è anche il presidente del Consiglio che vuole cambiare verso all’Italia e all’Europa. Il suo cavallo di battaglia, sia nelle primarie che nella campagna elettorale, è la rottamazione, in primo luogo delle forze politiche, come tali.

Senza distinzione fra destra e sinistra.  Per lui ci sono conservatori e innovatori. Tutti coloro che non sono d’accordo con lui sono conservatori.  Questo vale non solo per le forze politiche ma anche per i corpi  intermedi,le espressioni della società civile, i sindacati  in primo luogo, la Cgil in particolare. Trova un  terreno fertile  perché le forze politiche in questi anni, fra il berlusconismo e la crisi identitaria della sinistra, il Pd non ha ancora chiarito cosa sia, ne hanno combinate di tutti con i  colori, corruzione in testa, hanno perso la fiducia dei cittadini. Solo una minoranza che non supera il 5% nei sondaggi è disposta a dare ancora fiducia. Ma, la storia insegna, la democrazia ha bisogno dei partiti, mediatori fra lo Stato e i cittadini. Certo rinnovati, proprio la nostra Carta dà indicazioni mai attuate. Senza partiti la democrazia non funziona.

Si riuniscono le  aree, leggi correnti,  vecchi, nuovi, e “diversamente renziani

Perché questa premessa?  Si stanno riunendo le minoranze del Pd, la segreteria dei Democratici vedrà l’ingresso di loro esponenti. Si stanno tenendo  convegni, riunioni, vengono indicate candidature. Un esponente  di minoranza, i “giovani turchi”, Matteo Orfini è diventato il presidente del partito. Renzi ha una idea di partito, parla di “partito della nazione”. Trova insospettabili sostenitori di questa idea perfino in dirigenti di lungo corso come Alfredo Reichlin. Nella storia i “partiti della nazione” non sono certo modelli  da seguire, hanno prodotto guerre, disastri, devastazioni.  Non rivolgiamo a Renzi accuse di questo tipo ma  nella sua visione e nel suo modo di far politica si identifica il Partito con lo Stato, un  richiamo alla Democrazia cristiana, anche dei suoi uomini migliori. Si perde il senso stesso, il significato della parola partito, una  associazione fra persone accomunate da  una medesima  finalità politica, da una comune visione su questioni fondamentali della gestione dello stato e della società. Non totalizzante, in cui il conflitto, politico,sociale, di classe, perché no, è elemento fondante della democrazia. La riorganizzazione del Pd  può essere una importante occasione per discutere appunto della forma partito, del suo ruolo, della sua finalità, della partecipazione, del rapporto con le forze sociali. Non pare proprio che ci si muova in questa direzione. Addirittura per non appiattirsi sul premier si patla di  “diversamente renziani”. 

Il Partito della nazione, il partito che si fa Stato

Le  minoranze  dovrebbero essere contrarie a quello che Stefano Fassina chiama ”un partito contenitore,indifferenziato che-dice- non reggerebbe alla sfida che abbiamo di fronte”.  Un partito–stato appunto.Ma le scelte che le  diverse aree, correnti che cambiano solo nome, stanno facendo sembrano muoversi proprio in questa direzione: partito nazione, un uomo solo al comando, dove il confronto e il dibattito non sono più neppure un optional, vedi l’ultima assemblea nazionale. Stando alle cronache siamo di fronte ad una vera e propria babele. Ci sono i giovani turchi con Orfini presidente, a volte più renziano di Renzi .Sarebbe in contatto diretto con i parlamentari che stanno uscendo da Sel. Poi c’è l’Area riformista che riunita a Massa Marittima, battezza come suo leader il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, insieme a  ex bersaniani e ex dalemiani i quali dicono basta con questi leader. 

Area riformista, ex bersaniani e ex dalemiani, rivendica la  defenestrazione di Letta

Speranza  addirittura attribuisce all’ Area la candidatura di  Renzi al posto di Letta. Da rimanere basiti, basta leggere le cronache di quei giorni, le aspre critiche rivolte a Renzi, il famoso “stai sereno”. Con Speranza ci sarebbe anche Fassina il cui giudizio sul defenestra mento di Letta non fu certo positivo. Con Orfini ex dalemiano  di cui  conserva la gestualità, i “giovani turchi” si sono riuniti a Roma. Il ministro Orlando e Verducci sono gli uomini di punta. Queste due aree si definiscono “diversamente renziani”.

Le iniziative di Cuperlo e Civati   a Milano e Livorno

Gianni Cuperlo, candidato alle primarie in contrapposizione a  Renzi, non è della partita. Fonda una sua corrente, “Sinistra democratica“ con una iniziativa che si svolgerà a Milano,teatro delle Stelline,sabato prossimo relatore non lui ma Guido Rossi,avvocato, giurista, grande esperto di finanza, già senatore della Sinistra indipendente.  Infine, in ordine di tempo, l’11, 12, 13 luglio a Livorno,  Pippo Civati  promuove Politicamp una “tre giorni”,  una “Leopolda di sinistra”. Tre giorni di workshop, dibattiti, incontri su legalità, ambiente, partecipazione e diritti aperti a militanti e simpatizzanti, Sceglie  la città di Livorno, il luogo in cui la sinistra è nata e in cui, alle ultime amministrative, ha vinto il M5S,  Da appuntamento a Politicamp per  rappresentare quell’area di Sinistra  di cui si sente portavoce. “È possibile costruire una politica diversa, per il Partito Democratico e per l’Italia. Ma – puntualizza – dobbiamo ricostruirla dal basso partendo dalla partecipazione”. Con quella di Cuperlo iniziative che sembfrano differenziarsi da quelle delle altre aree.

Temi che sembrano in disuso nel Pd e anche negli isolotti delle minoranze. Progetti, programmi, politiche economiche, la crisi, l’Europa. Solo slogan. Intanto si definiscono gli organigrammi della segreteria, con tre ingressi che dovrebbero rappresentare, se non a diamo errati le diverse anime dell’Area riformista. Come prima, peggio di prima? Mai dire mai.

 

Condividi sui social

Articoli correlati