ROMA – I sindacati dei medici in rivolta contro le parole del premier Mario Monti: «Ripetiamo al presidente Monti – si legge in una nota delle organizzazioni sindacali dei medici dipendenti e convenzionati, veterinari, dirigenti sanitari, tecnici, professionali ed amministrativi del SSN e della Ospedalità privata accreditata, precari e medici in formazione – quanto dichiarato a Roma il 27 ottobre: noi non ci stiamo ad assistere impotenti ad una morte annunciata per il diritto alla salute dei cittadini ed il diritto a curare in autonomia e responsabilità dei medici e dei dirigenti sanitari.
Chi si schiererà con noi?».
Le parole di Monti, attaccano i sindacati, «sono di fatto una dichiarazione di ‘default’ del sistema sanitario pubblico ed universalistico come quello italiano. Per la prima volta viene esplicitato in maniera non equivoca il problema della sostenibilità del nostro Ssn, minacciato da politiche cieche e lineari messe in campo dagli ultimi governi, e dalle Regioni, corresponsabili nel dissesto». Nessuna sorpresa, aggiungono, «per chi, come noi, già il 27 ottobre aveva lanciato l’allarme rosso per la sanità pubblica con una grande manifestazione, ignorata da gran parte della stampa. Abbiamo da tempo chiaro , e denunciato a più riprese, il rischio di tracollo del sistema del welfare, con la sanita nel ruolo di capro espiatorio, laboratorio ove si sperimentano ricette privatistiche e si collaudano soluzioni tecnocratiche di uscita dalla crisi. La sanita è, infatti, diventata il bersaglio preferito di tutte le manovre economiche malgrado una spesa per cittadino inferiore del 40% a quella dei nostri vicini europei, con risultati di salute largamente migliori. Nessun sistema alternativo al nostro è in grado di dare di piu a costi minori. Se, complessivamente, abbiamo tagliato sulla sanità più della Grecia, della Spagna, dell’Irlanda, nessuna meraviglia se è a rischio la tenuta del SSN. Altro che invarianza di servizi!». Da tempo, sostengono i medici, «dati di fatto, movimenti carsici e messaggi politici, più o meno espliciti, convergono verso lo smantellamento del sistema universalistico e molti parlano ed operano per costruire, sull’abbandono della solidarietà fiscale, la sanita per i ricchi. Siamo di fronte ad una operazione politica malamente travestita da operazione contabile con l’alibi della neutralità tecnica, una ghiotta occasione per quanti si oppongono allo stato sociale, alimentata da de finanziamento, conflitti istituzionali e fallimenti federalistici, frustrazione e penalizzazione dei professionisti. Ma non è in gioco solo il destino della sanità pubblica. Si tratta anche della stessa idea di società, di comunità, di coesione sociale, di esigibilità di un diritto alla salute che è uno e indivisibile e non può essere declinato in base al CAP, o peggio al censo».