ROMA – Era il gran giorno, quello che attendevano con ansia, l’occasione della vita. Il confronto a cinque, Bersani, Renzi, Vendola, Puppato, Tabacci li aveva delusi profondamente. Opinionisti, editorialista, esperti di comunicazione, commentatori di ogni tipo, sondaggisti erano rimasti delusi.
I candidati per le primarie della coalizione di centrosinistra non si erano sbranati, non si erano preso a spranghe in faccia. E loro,poveretti, non avevano materia su cui dissertare. Si erano buttati, quasi in coro, sul fatto che i cinque avevano annoiato. Sconfessati dal pubblico televisivo che aveva apprezzato il confronto su Sky attendevano il giorno della rivincita. Bersani e Renzi, annunciavano gran parte dei media, se le daranno di santa ragione, cresce la polemica, ne vedremo delle belle, duello infuocato.. La questione delle regole, i renziani ci mettevano del loro, diventava l’ombelico del mondo con i bersaniani impauriti che volevano limitare l’accesso al voto. Qualche giornale riportava addirittura i colloqui fra Bersani e i suoi collaboratori. Come al solito fra virgolette da cui risultava che il segretario del Pd “ aveva paura”. Arriva così il grande giorno. I duellanti non duellano, parlano, si confrontano,esprimono idee diverse su problemi importanti, dalle pensioni alla politica estera, alle alleanze. Interessa tutto questo agli opinionisti? Nei loro commenti non vi è traccia.
Una ricerca spasmodica su chi ha vinto
C’è,intanto una ricerca spasmodica su chi ha vinto. Nei quotidiani on line scatta il voto ai candidati. Sondaggi che hanno ben poca credibilità, perché sondaggi non sono . Uno clicca e dice quale è il candidato che ha vinto. Basta che un gruppo di amici si metta d’accordo e arrivano voti a catena. I sondaggi sono altra cosa. Così scendono n campo i commenti dei giornalisti,le “ firme” più autorevoli, quelle che stanno molto a cuore agli editori. Loro danno il voto? A che titolo diventano professori? A che titolo<salgono in cattedra? Ti aspetteresti che i loro voti fossero dati in base a ciò che ascoltano,alle proposte che i contendenti avanzano, alle argomentazioni, al percorso per conquistare il governo del Paese. No, tutto questo è bandito.
Le “ grandi firme” diventano professori e montano in cattedra
Le “ grandi firme” pensano che i loro lettori siano tutti dei mentecatti cui si può offrire merce avariata. E quello che offrono è merce avariata. Prendiamo un commento che vale per tutti. Quello di Aldo Grasso, grande esperto di comunicazione, “ firma” del Corriere della Sera: “ Il gusto vagamente retrò dell’abito blu che in tv appare marrone è stemperato dal dettaglio eccentrico della punteggiatura della cravatta poi bianchi disneyani ben evidenti su campo rosso,colore feticcio del segretario” Dove quel “ rosso feticcio” è tutto un programma. La finiamo qui .Ma la “ casta”, quella di cui anche noi facciamo parte, visto che esiste ancora uno strumento anacronistico nell’era del web che si chiama Ordine dei giornalisti. Il confronto, al di là del look dei protagonisti, aveva come obiettivo quello di far capire dove stavano le differenze fra due esponenti dello stesso partito,. E non se l’uno bucava lo schermo e l’altro un po“ molliccio”.come qualcuno ha definito Bersani., no. Il governo del Paese , di questo Paese in crisi, in recessione da ormai molti anni non è un grande show, non serve un uomo o una donna da spettacolo.
Bersani e Renzi due linee, due proposte a confronto
A noi pare che le dfferenze siano state evidenti: prendiamo le pensioni, a Renzi va bene la “riforma” Fornero, sì ci sono gli esodati,quisquiglie. Bersani dice che gli esodati sono un grande problema e che la riforma si può ritoccare, “un po’, un pochino”, come è<nel suo stile. E parla di flessibilità per l’età pensionabile. Una cosa non da poco. Ancora: Bersani invita il governo italiano a votare all’Onu a favore dell’ingresso della Palestina come osservatore, un contributo importante per la pace in Medioriente. Renzi non condivide, dice che la questione è un’altra, sposta sull’Irak. Bersani dice che a Obama chiederebbe di discutere sull’acquisto degli aerei da bombardamento americani da parte dell’Italia. Renzi dice che il presidente Usa non c’entra niente e che si tratta di demagogia, bene l’acquisti dei cacciabombardieri, che costano un occhio della testa mentre Minti annuncia che in un futuro molto prossimo non avremo soldi per finanziare la sanità pubblica. Ed ecco arriviamo a due questioni di fondo. L’obiettivo di Renzi è quello di rottamare tutto ciò che è possibile. In prima cosa il centrosinistra come è stato fino ad ora. Da qui , sembrava il povero Gino Bartali, perché on ogni sua risposta faceva presente gli errori del centrosinistra nei pochi anni che ha governato. Sembrava la Santanché.
Il sindaco di Firenze: è stato tutto sbagliato
Ma, ci si può domandare, se è stato tutto sbagliato perché mai ora gli elettori dovrebbero dare il voto alla coalizione di centrosinistra. Risponde lui: perché ci sono io. Così diceva anche Berlusconi. Ed ecco le alleanze : niente alleanze dice lui, sento odore di inciucio. Casini vade retro. Bersani risponde che a lui interessa costruire il campo dei progressisti, poi si vedrà, ci si confronterà sui programmi, sulle cose da fare. Vuole un governo coeso, forte. Quella di Renzi può apparire una proposta in linea con il partito maggioritario di veltroniana memoria che faceva tutto da solo e poi vinceva Berlusconi come ha ricordato Bersani. Il sindaco di Firenze, non nomina mai la coalizione di centrosinistra, a mala pena tollera la presenza, e niente più di Vendola. E il Pd da solo, qualsiasi sia la legge elettorale, non ce la farebbe. Si aprirebbe una autostrada per il Monti bis. Fantapolitica ? Forse, ma la Carta di intenti, base programmatica della coalizione, che Renzi ha pure firmato, parla del campo dei progressisti e di possibile con forze<liberali, europei,costituzionaliste. Sarà bene mettere in sicurezza la coalizione del centrosinistra.