ROMA – Dopo le liste civetta che potrebbero indurre l’elettore a commettere qualche errore imperdonabile, ora anche il centro destra si mette a fare i giochetti per creare ulteriore confusione.
Oggi, infatti, ultimo giorno per la presentazione dei simboli elettorali, è stato depositato quello del Pdl che raggruppa altri sei schieramenti: Lega Nord, Grande Sud-Mpa, Pensionati, Intesa popolare, Mir e La Destra. Unico problema è che il simbolo, a differenza di quello consegnato per le circoscrizioni estere (“Il Popolo della Libertà Centrodestra Italiano”), riporta Berlusconi Presidente, nonostante l’accordo siglato con la Lega prevedeva che il nome del Cavaliere non sarebbe apparso. Anche il Carroccio non è da meno con i nomi legati al simbolo. Roberto Calderoli ha, infatti, appena ritirato al Viminale il simbolo con la dicitura ‘Maroni Presidente’. Il nome di Maroni sarà invece presente solo sul simbolo tradizionale in cui appare Alberto da Giussano. Ma non sarà l’unico. In altri appariranno i nomi di Tremonti con le scritte Padania e Lega Nord.
La Lega Nord
La novità potrebbe spiazzare un po’ tutti anche se Roberto Maroni, al quale è stato chiesto se il nome di Berlusconi potrebbe creare qualche fraintendimento, risponde di non temere niente. E’ anche probabile che il centro destra abbia cercato di mettere nel piatto più simboli possibili a proprio vantaggio. Infine sorge la domanda sui dibattiti televisivi, ovvero chi sarà colui che si confronterà con gli altri avversari. Maroni, dal canto suo, minimizza precisando che “c’è un regolamento, fatto per i duelli televisivi, e, quindi, si applichi quel regolamento, che parla chiaro”. Insomma questa mossa azzardata appare una strategia non chiara del tutto e forse non propriamente corretta. Da domani la palla passerà in mano ai funzionari del Viminale che da domani passeranno in rassegna tutti i simboli per dare o meno la certificazione. Al momento sono circa 180 i contrassegni depositati al Ministero e sarà difficile superare il record del 1990 quando ne furono consegnati ben 320.
Simboli Civetta, la Cancellieri rassicura i partiti
Intanto continua la polemica sui simboli civetta. Tre quelli maggiormente a rischio “errore”, ovvero quello del Movimento 5 Stelle, La lista Civica Mario Monti e Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia. Ieri Beppe Grillo aveva addirittura minacciato di non presentarsi più alle elezioni per protesta, ma oggi il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri ha rassicurato i partiti: “Tutti quelli che hanno titolo vedranno riconosciuti i loro diritti. Grillo stia tranquillo, nessuno complotta”. E poi: “I simboli fasulli verranno ricusati”, , assicura il ministro. Insomma “faremo il nostro dovere fino in fondo applicando la legge con rigore. Verificheremo uno a uno tutti i simboli presentati”. Infine aggiunge la Cancellieri “completati i lavori manderemo tutto in Cassazione perchè, a maggiore e più forte tutela, si può ricorrere presso l’Alta Corte”.
Mario Monti, strategia contro il Pd
Mario Monti, nel frattempo ha presentato le sue liste. Occhi puntati sui candidati al Senato, quali Enrico Albertini, Pietro Ichino, Linda Lanzillotta e Benedetto Della Vedova, ma anche Pier Ferdinando Casini che è addirittura candidato capolista in cinque regioni. Una strategia tutta montiana per la quale, ormai è palese, il professore tenterà di impedire al Pd di prendere il premio di maggioranza al Senato.
Per il leader dell’Udc la “scelta civicà finirà molto meglio di quanto dicono i sondaggi poichè noi cresciamo, la sinistra si è illusa di dire gatto prima di averlo nel sacco. Insomma casini è sicuro di prendere più del 15%. E poi sulle probabili aperture ai riformisti, lanciata da Monti ieri, Casini puntualizza: “Con la sinistra riformista vogliamo collaborare su questo non sono in disaccordo con Monti. Il Pd si definisce riformista, ma tra Letta e Vendola c’è un abisso. Politicamente le contraddizioni ci sono. Per quanto riguarda il centro il problema non è solo Vendola in quanto tale, il problema è la Fiom, una parte del sindacato, che hanno posizioni incompatabili con il lavoro fatto da governo Monti. Su questo la nostra posizione è lineare”.
Pd, giovedì apre la campagna
Giovedì 17 gennaio il partito democratico aprirà ufficialmente la sua campagna elettorale. Una giornata all’insegna dei giovani dicono dalla direzione nazionale. “Faremo in modo che nelle prossime settimane la campagna elettorale non sia fatta di politicismi o di cabaret, come si è visto largamente fin qui”, ha precisato Pier Luigi Bersani. “Insieme a ragazzi e ragazze diremo chiaramente e concretamente in quale Italia vogliamo vivere nel futuro. Prima di ogni altra cosa, vogliamo o no un’Italia dove ci sia moralità pubblica, sobrietà e rigore della politica, cultura dei diritti? Cominceremo da questa domanda – spiega Bersani -, ci prenderemo i nostri impegni precisi e chiederemo agli altri se e come intendano prendersi i loro impegni. Noi, nel primo giorno di governo, ad esempio, daremo cittadinanza ai figli degli immigrati, proporremo una legge sui partiti, sulla trasparenza degli atti pubblici, sulle incompatibilità; proporremo norme contro la corruzione come il falso in bilancio e l’autoriciclaggio. Prenderemo dunque le mosse dalla riscossa civica e morale. E ad ogni passo della campagna elettorale avanzeremo via via le nostre proposte sui problemi della vita reale degli italiani. Per l’Italia giusta”.
Intanto entro domenica 20 e lunedì 21 gennaio tutti i partiti dovranno consegnare le liste dei propri candidati.