ROMA – All’Arena Globe, lo spazio ricavato accanto al Globe Theatre – purtroppo ancora inagibile – fino al 17 settembre è in scena “Otello”, per la regia di Marco Carniti. La storia è molto nota: un uomo uccide la donna che dice di amare.
La tragedia si svolge tutta dal punto di vista di Otello (Maurizio Donadoni): è lui che lo spettatore è costretto a seguire nelle sue elucubrazioni. La tragedia porta il nome del protagonista maschile nonostante sia la storia di una donna che viene uccisa dall’uomo che ama. La vicenda tragica è quella di Desdemona, che fa le spese delle azioni del marito.
La regia di Carniti e la recitazione di Sassanelli – bravissimo nel ruolo di Iago – mettono l’accento sul personaggio del traditore che con le sue macchinazioni si insinua nella relazione tra Otello e Desdemona. Così come Iago intesse la trama della storia, sul palco fa e disfa personalmente la scenografia, suggestiva nella sua semplicità – anche se ovviamente un’arena non può eguagliare l’atmosfera del Globe Theatre, l’habitat “naturale” delle opere di Shakespeare. Prima dell’inizio dello spettacolo e durante l’intervallo una voce dagli altoparlanti scandisce i nomi di donne uccise dai loro compagni, fratelli o mariti. Tutte le donne morte di femminicidio.
La storia di quest’omicidio – benché scritta secoli orsono – colpisce ancora, soprattutto dopo un’estate costellata di casi di violenza sulle donne. Iago sicuramente insinua il dubbio in Otello ma è quest’ultimo che crede a lui anziché a Desdemona. Otello sceglie di fidarsi di Iago e di sfogare la sua violenza verso una donna che arriva – in un monologo reso ancora più commovente dall’interpretazione superba di Maria Chiara Centorami – a credere di “meritare” il trattamento che le riserva il marito. Suona familiare perché – dicevo – Otello è la storia di un femminicidio come tanti. Semplicemente, Shakespeare l’ha messa in versi. Spesso le vittime incolpano loro stesse e non chi commette il sopruso, proprio come fa Desdemona che continua fino alla fine a giustificare Otello.
Le magliette con cui gli attori sono entrati in scena recitano “Tutti siamo Otello” a significare che tutti hanno una parte oscura. Qui si potrebbero fare mille considerazioni su quanto Otello sia una metafora sulla fragilità dell’essere umano, come è spesso stato osservato in passato e come si continuerà a scrivere in futuro. Qui non ce la sentiamo di farlo perché Otello è la storia di un femminicidio, non del dramma intimo di un uomo distrutto dalle circostanze. Otello si consuma nella gelosia e decide di addossare la colpa delle sue debolezze a una donna che peraltro lo ama profondamente. È un femminicida. Quindi no, non tutti siamo Otello.
OTELLO
Regia di Marco Carniti
Traduzione e adattamento Marco Carniti
Produzione Politeama s.r.l.
Cast
Desdemona: Maria Chiara Centorami
Bianca: Antonella Civale
Othello: Maurizio Donadoni
Doge Graziano: Dario Guidi
Iago: Paolo Sasanelli
Ludovico: Sebastian Gimelli Morosini
Montano 1° Senatore: Matteo Milani
Cassio: Massimo Nicolini
Roderigo: Gigi Palla
Emilia: Loredana Piedimonte
Regia: Marco Carniti
Traduzione e adattamento: Marco Carniti
Musiche: David Barittoni – Giacomo De Caterini
Costumi: Maria Filippi
Direzione tecnica: Stefano Cianfichi
Disegno luci: Umile Vainieri
Disegno audio: Daniele Patriarca
Aiuto regia: Maria Stella Taccone – Oliviero Plazzi Marzotto
Scene: Fabiana Di Marco
Coach vocale: Francesca Della Monica
Performance musicale: Dario Guidi