Elizabeth Sankey è una musicista e regista britannica, il cui ultimo drammatico lavoro “Witches” (Streghe) – documentario che esce il 22 novembre su MUBI – nasce da una sua personale esperienza. Presentato in anteprima al Tribeca Film Festival 2024 ha ricevuto la Menzione Speciale della Giuria.
“Witches” racconta, attraverso testimonianze dirette, la fatica di alcune puerpere nel conservare la salute mentale post partum e, inoltre, la stessa regista davanti alla telecamera rivela la straziante perdita dell’equilibrio emotivo, compresi i pensieri suicidi, con un coraggio che va sottolineato.
Confessioni sconvolgenti intrecciano parallelismi con comportamenti femminili incomprensibili i quali, secondo la Sankey, tra la fine del medioevo e l’era moderna hanno condotto alcune neo madri a essere considerate streghe, protagoniste in processi storici d’inaudita violenza. La regista li rende espliciti attraverso scene significative tratte da film famosi.
Il documentario è impressionante perché la stessa Elizabeth Sankey descrive dettagliatamente gli istinti distruttivi non solo nei confronti di sé stessa, ma anche verso il neonato.
In “Whitches” sono citati, ad esempio, famosi casi di donne che hanno soppresso i propri figli. Nel film madri raccontano del “baby blues”, termine coniato dal pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott per definire i sintomi leggeri di depressione, sino ad arrivare a casi più estremi e critici.
Le testimonianze delle compagne di sventura della Sankey, la quale ha soggiornato in ospedale psichiatrico, danno una visione collettiva e ampia del problema.
Argomento critico e rilevante quello affrontato in “Whitches” che, al di là del collegamento storico tra le tradizionali narrazioni sulle streghe e la loro follia, ha il merito di aver affrontato un tema difficile sul quale il cinema non aveva sinora dato contributi significativi.
Witches di Elizabeth Sankey – Regno Unito 2024 – dal 22 novembre in escusiva su MUBI