Campi Flegrei: scoperto il “motore” del bradisismo nella Solfatara

Un nuovo studio condotto dal Cnr-Igg (Istituto di Geoscienze e Georisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche), dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e dalla società Steam srl, specializzata in geotermia, ha fatto luce sul fenomeno del bradisismo flegreo.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Solid Earth, spiega che il “motore” del bradisismo si trova nell’acquifero intermedio della Solfatara, situato tra i 2,7 e i 4 km di profondità.

Cos’è il bradisismo flegreo

Il bradisismo è un lento sollevamento o abbassamento del suolo dovuto a fenomeni sotterranei, tipico dell’area dei Campi Flegrei, a ovest di Napoli. Questo movimento è strettamente legato all’attività geotermica e vulcanica della zona.

Il ruolo dell’acquifero intermedio

Secondo lo studio, la crisi bradisismica attuale è causata dal riscaldamento e dalla pressurizzazione graduale dell’acquifero intermedio. Questi processi sono a loro volta influenzati dal degassamento magmatico, cioè dalla fuoriuscita di gas dal magma in profondità.

Gli studiosi hanno analizzato i fluidi fumarolici della Solfatara – i gas che fuoriescono dal sottosuolo – perché rappresentano un vero e proprio “messaggero” delle reazioni che avvengono a grandi profondità. Grazie a strumenti chiamati geotermometri e geobarometri, sviluppati e calibrati negli ultimi decenni, è stato possibile stimare pressione e temperatura degli acquiferi sotterranei, ricostruendo così un modello concettuale del sistema magmatico-idrotermale.

I rischi collegati

Il monitoraggio ha rivelato che, finché l’acquifero resta pressurizzato, esiste il rischio di esplosioni idrotermali o freatiche. Questi eventi non sono legati direttamente al magma, ma alla vaporizzazione improvvisa dell’acqua in profondità, che può frantumare le rocce sovrastanti e generare colate di fango e detriti. In passato, simili episodi si sono già verificati alla Solfatara.

Prevedere e mitigare il fenomeno

Gli scienziati spiegano che prevedere con esattezza queste esplosioni è difficile, perché spesso non ci sono segnali chiari o arrivano troppo tardi. Tuttavia, il controllo continuo della temperatura e della pressione dell’acquifero intermedio permette di ridurre i rischi.

Un’ipotesi avanzata dai ricercatori è quella di utilizzare pozzi geotermici per monitorare meglio i fluidi sotterranei e, allo stesso tempo, ridurre la pressione dell’acquifero. Questo sistema non solo aiuterebbe a contenere il bradisismo e i pericoli legati alle esplosioni, ma consentirebbe anche di produrre energia geotermoelettrica e di estrarre materie prime preziose, come il litio.

Un futuro di ricerca e opportunità

Le potenzialità geotermiche dei Campi Flegrei erano già state dimostrate negli anni ’70 e ’80 con perforazioni sperimentali Agip-Enel. Oggi, grazie ai progressi tecnologici, quelle barriere sono superabili. Lo studio non solo offre nuove prospettive per la sicurezza e il monitoraggio ambientale, ma apre anche scenari interessanti per l’uso sostenibile delle risorse naturali presenti nel sottosuolo flegreo.

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