Economia circolare. Una sfida ancora aperta

L’economia circolare rappresenta uno dei pilastri fondamentali della transizione ecologica e dello sviluppo sostenibile. In Italia, questo modello genera già un risparmio economico superiore a 18,3 miliardi di euro all’anno, pari a circa il 15% del potenziale complessivo stimato in 119 miliardi di euro entro il 2030.

Tuttavia, come evidenziato da un recente rapporto del Politecnico di Milano, il margine di crescita resta ancora molto ampio, soprattutto sul fronte dei comportamenti di consumo e della fiducia verso le imprese.

Cos’è l’economia circolare e perché è centrale per la sostenibilità

A differenza del modello economico lineare tradizionale – basato su estrazione, produzione, consumo e smaltimento – l’economia circolare mira a mantenere il valore delle risorse il più a lungo possibile, riducendo sprechi, rifiuti ed emissioni. Questo approccio promuove la progettazione di prodotti durevoli, il riuso, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo dei materiali, con benefici ambientali, economici e sociali.

L’economia circolare non riguarda solo la gestione dei rifiuti, ma coinvolge l’intera catena del valore, dalla progettazione industriale (ecodesign) alla produzione, fino alle scelte quotidiane dei consumatori. In questo senso, rappresenta uno strumento chiave per ridurre la dipendenza dalle materie prime critiche, contrastare i cambiamenti climatici e tutelare la salute dei cittadini.

I comportamenti dei consumatori italiani: luci e ombre

Il rapporto del Politecnico di Milano offre una fotografia dettagliata delle abitudini di consumo in chiave circolare. I giovani tra i 18 e i 34 anni risultano i più propensi a sperimentare modelli alternativi al possesso, come lo sharing (8%), il noleggio (6-7%) e l’acquisto di prodotti usati o ricondizionati, che in alcune categorie raggiunge il 18%. Tuttavia, la motivazione principale resta di natura economica, più che ambientale.

Con l’aumentare dell’età cresce invece la preferenza per il prodotto nuovo, che arriva a sfiorare il 60% nella fascia 55-75 anni. L’acquisto di beni nuovi rimane la scelta prevalente in quasi tutte le categorie, in particolare per i grandi elettrodomestici (70%), i piccoli elettrodomestici (61%) e l’arredamento (57%). Fanno eccezione alcuni settori: nei prodotti tecnologici il ricondizionato raggiunge il 26%, mentre nel comparto auto e moto il mercato dell’usato è sostanzialmente equivalente a quello del nuovo, con percentuali comprese tra il 36% e il 37%.

Responsabilità individuale e fiducia nelle imprese: un nodo cruciale

Nonostante questi segnali positivi, emerge un dato critico: solo un cittadino su quattro si sente pienamente responsabile dell’impatto ambientale dei propri acquisti. Inoltre, la fiducia media nelle aziende che dichiarano di adottare pratiche di economia circolare si attesta a 3,3 su 5, evidenziando una percezione ancora fragile.

Questo conferma come trasparenza, comunicazione chiara e misurabilità dei benefici siano condizioni indispensabili per rafforzare la credibilità delle imprese e accelerare la transizione verso modelli produttivi e di consumo più sostenibili.

Il ruolo del Movimento Difesa del Cittadino nella promozione della circolarità

In questo contesto si inserisce l’impegno del Movimento Difesa del Cittadino (Mdc), attivo su più fronti per sensibilizzare e formare i consumatori. Tra le iniziative in corso spicca il progetto “Passepartout, per consumatori intelligenti”, finanziato dal MIMIT nell’ambito dell’Art. 148 della Legge 388/2000.

Il progetto punta a informare, formare e rendere protagonisti i consumatori, coinvolgendo anche associazioni di categoria, imprese e pubbliche amministrazioni. L’obiettivo è diffondere i valori dell’economia circolare lungo tutta la filiera, con particolare attenzione alla tutela della salute e all’impatto dei consumi sull’ambiente. Tra le attività previste figurano la mappatura delle best practice, l’organizzazione di webinar e incontri di networking e la realizzazione di una guida informativa sugli effetti delle plastiche e delle microplastiche sulla salute umana.

ICESP ed economia circolare: il coordinamento nazionale

Mdc partecipa inoltre alla Piattaforma Italiana degli Attori per l’Economia Circolare (ICESP), promossa da ENEA, che nel corso del 2025 ha rafforzato il proprio ruolo di riferimento nazionale. Le attività della piattaforma sono state riorganizzate attorno a tre pilastri operativi – Mappatura delle Buone Pratiche, Dialogo Multistakeholder e Diffusione della Conoscenza – e cinque focus strategici: Ecodesign, Materie Prime Critiche, Biotecnologie Circolari, Città e Territorio Circolari, Economia Circolare e Cambiamenti Climatici.

Con oltre 300 partecipanti tra istituzioni, imprese, mondo della ricerca e società civile, ICESP favorisce il confronto pubblico-privato e valorizza esperienze concrete di economia circolare. Tra i risultati più significativi figurano l’ampliamento del database nazionale delle buone pratiche, lo sviluppo di nuovi strumenti di valutazione degli impatti ambientali, economici e sociali e una crescente attenzione ai settori strategici, anche in relazione alle nuove politiche europee come il Regolamento Ecodesign e il Critical Raw Materials Act.

Economia circolare: una transizione che richiede consapevolezza e azione

I dati confermano che l’economia circolare in Italia è già una realtà concreta e misurabile, ma per esprimere appieno il suo potenziale serve un cambio culturale profondo, che coinvolga consumatori, imprese e istituzioni. Solo attraverso informazione, responsabilità condivisa e politiche coerenti sarà possibile trasformare la circolarità da opportunità emergente a modello economico dominante, capace di coniugare crescita, sostenibilità e tutela della salute.in Italia: benefici economici, ruolo dei consumatori e sfide ancora aperte

L’economia circolare rappresenta uno dei pilastri fondamentali della transizione ecologica e dello sviluppo sostenibile. In Italia, questo modello genera già un risparmio economico superiore a 18,3 miliardi di euro all’anno, pari a circa il 15% del potenziale complessivo stimato in 119 miliardi di euro entro il 2030. Tuttavia, come evidenziato da un recente rapporto del Politecnico di Milano, il margine di crescita resta ancora molto ampio, soprattutto sul fronte dei comportamenti di consumo e della fiducia verso le imprese.

Cos’è l’economia circolare e perché è centrale per la sostenibilità

A differenza del modello economico lineare tradizionale – basato su estrazione, produzione, consumo e smaltimento – l’economia circolare mira a mantenere il valore delle risorse il più a lungo possibile, riducendo sprechi, rifiuti ed emissioni. Questo approccio promuove la progettazione di prodotti durevoli, il riuso, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo dei materiali, con benefici ambientali, economici e sociali.

L’economia circolare non riguarda solo la gestione dei rifiuti, ma coinvolge l’intera catena del valore, dalla progettazione industriale (ecodesign) alla produzione, fino alle scelte quotidiane dei consumatori. In questo senso, rappresenta uno strumento chiave per ridurre la dipendenza dalle materie prime critiche, contrastare i cambiamenti climatici e tutelare la salute dei cittadini.

I comportamenti dei consumatori italiani: luci e ombre

Il rapporto del Politecnico di Milano offre una fotografia dettagliata delle abitudini di consumo in chiave circolare. I giovani tra i 18 e i 34 anni risultano i più propensi a sperimentare modelli alternativi al possesso, come lo sharing (8%), il noleggio (6-7%) e l’acquisto di prodotti usati o ricondizionati, che in alcune categorie raggiunge il 18%. Tuttavia, la motivazione principale resta di natura economica, più che ambientale.

Con l’aumentare dell’età cresce invece la preferenza per il prodotto nuovo, che arriva a sfiorare il 60% nella fascia 55-75 anni. L’acquisto di beni nuovi rimane la scelta prevalente in quasi tutte le categorie, in particolare per i grandi elettrodomestici (70%), i piccoli elettrodomestici (61%) e l’arredamento (57%). Fanno eccezione alcuni settori: nei prodotti tecnologici il ricondizionato raggiunge il 26%, mentre nel comparto auto e moto il mercato dell’usato è sostanzialmente equivalente a quello del nuovo, con percentuali comprese tra il 36% e il 37%.

Responsabilità individuale e fiducia nelle imprese: un nodo cruciale

Nonostante questi segnali positivi, emerge un dato critico: solo un cittadino su quattro si sente pienamente responsabile dell’impatto ambientale dei propri acquisti. Inoltre, la fiducia media nelle aziende che dichiarano di adottare pratiche di economia circolare si attesta a 3,3 su 5, evidenziando una percezione ancora fragile.

Questo conferma come trasparenza, comunicazione chiara e misurabilità dei benefici siano condizioni indispensabili per rafforzare la credibilità delle imprese e accelerare la transizione verso modelli produttivi e di consumo più sostenibili.

Il ruolo del Movimento Difesa del Cittadino nella promozione della circolarità

In questo contesto si inserisce l’impegno del Movimento Difesa del Cittadino (Mdc), attivo su più fronti per sensibilizzare e formare i consumatori. Tra le iniziative in corso spicca il progetto “Passepartout, per consumatori intelligenti”, finanziato dal MIMIT nell’ambito dell’Art. 148 della Legge 388/2000.

Il progetto punta a informare, formare e rendere protagonisti i consumatori, coinvolgendo anche associazioni di categoria, imprese e pubbliche amministrazioni. L’obiettivo è diffondere i valori dell’economia circolare lungo tutta la filiera, con particolare attenzione alla tutela della salute e all’impatto dei consumi sull’ambiente. Tra le attività previste figurano la mappatura delle best practice, l’organizzazione di webinar e incontri di networking e la realizzazione di una guida informativa sugli effetti delle plastiche e delle microplastiche sulla salute umana.

ICESP ed economia circolare: il coordinamento nazionale

Mdc partecipa inoltre alla Piattaforma Italiana degli Attori per l’Economia Circolare (ICESP), promossa da ENEA, che nel corso del 2025 ha rafforzato il proprio ruolo di riferimento nazionale. Le attività della piattaforma sono state riorganizzate attorno a tre pilastri operativi – Mappatura delle Buone Pratiche, Dialogo Multistakeholder e Diffusione della Conoscenza – e cinque focus strategici: Ecodesign, Materie Prime Critiche, Biotecnologie Circolari, Città e Territorio Circolari, Economia Circolare e Cambiamenti Climatici.

Con oltre 300 partecipanti tra istituzioni, imprese, mondo della ricerca e società civile, ICESP favorisce il confronto pubblico-privato e valorizza esperienze concrete di economia circolare. Tra i risultati più significativi figurano l’ampliamento del database nazionale delle buone pratiche, lo sviluppo di nuovi strumenti di valutazione degli impatti ambientali, economici e sociali e una crescente attenzione ai settori strategici, anche in relazione alle nuove politiche europee come il Regolamento Ecodesign e il Critical Raw Materials Act.

Economia circolare: una transizione che richiede consapevolezza e azione

I dati confermano che l’economia circolare in Italia è già una realtà concreta e misurabile, ma per esprimere appieno il suo potenziale serve un cambio culturale profondo, che coinvolga consumatori, imprese e istituzioni. Solo attraverso informazione, responsabilità condivisa e politiche coerenti sarà possibile trasformare la circolarità da opportunità emergente a modello economico dominante, capace di coniugare crescita, sostenibilità e tutela della salute.

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