Ilva di Taranto, 36 mesi per ricostruire il futuro

ROMA – La bonifica  e il risanamento dell’ILVA di Taranto e del suo intorno urbano e territoriale è la condizione irrinunciabile e prioritaria  per il futuro di Taranto.

Questo deve essere fatto in 36 mesi. Realizzare questo obiettivo richiede la piena responsabilizzazione di tutte le parte coinvolte, in particolare delle istituzioni nazionali e locali, per il tempestivo superamento di tutti gli ostacoli. Lavoratori e cittadini devono essere parte attiva di questo impegno.  E’ questa, in estrema sintesi, la conclusione dell’importante seminario sullo stato di attuazione degli interventi di bonifica dell’ILVA di Taranto. 

Una occasione straordinaria di riflessione, promossa nei giorni scorsi dal  Forum Ambiente della direzione nazionale del PD in accordo con il PD di Taranto e della Puglia, che ha consentito al Partito Democratico di misurarsi nel merito della soluzione dei non semplici problemi da cui dipenderà il futuro dell’ILVA.

Al seminario,  introdotto da Sergio Gentili, Coordinatore del Forum e da Edo Ronchi, Commissario Governativo alla Bonifica, che ha illustrato in modo molto dettagliato lo stato dei lavori, le potenziali difficoltà e le possibili soluzioni, hanno partecipato lavoratrici e lavoratori, dirigenti del PD, Parlamentari, rappresentanti delle istituzioni regionali e locali, sindacalisti, associazioni. I lavori sono stati chiusi dall’On. Laura Puppato Presidente del Forum.

Numerose le questioni dibattute. Innanzitutto il significato straordinario, è la prima volta che accade,  del commissariamento di una grande azienda in piena attività. Una misura che, pur se necessitata dagli interventi della magistratura, può segnare uno spartiacque per il futuro a fronte di comportamenti imprenditoriali lesivi della salute di lavoratori e cittadini e della sicurezza ambientale. Sul perché si è reso necessario il commissariamento forti sono state le critiche sulla gestione degli impianti, incurante degli impatti sulla salute di lavoratori, cittadini e ambiente, e sulla miopia dei mancati investimenti in innovazione tecnologica per non ridurre i margini di profitto qui ed ora.

Tutti hanno convenuto che proprio l’impegno nella innovazione tecnologica, anticipando in questo le prossime direttive europee, sarà il terreno su cui si giocherà la partita del risanamento e della futura competitività dell’impianto. 

Grande attenzione è stata data alla centralità del ruolo dell’ILVA per il futuro del settore siderurgico e manifatturiero nazionale, alla più complessiva e preoccupante realtà  industriale di Taranto che richiede l’apertura una specifica riflessione e urgenti interventi di bonifica ed innovazione, all’importanza che il “laboratorio” ILVA ha per gli altri siti industriali inquinati. 

Un spazio centrale della discussione è stato occupato dalla necessità di garantire  i livelli occupazionali, attuali e futuri, ponendo particolare attenzione ai tempi degli interventi di messa in sicurezza e risanamento ed agli effetti derivanti dalle innovazioni tecnologiche.

In merito alle risorse, pur costituendo un indiscutibile problema, l’orientamento prevalente è che ci siano le condizione per il loro reperimento nell’ambito del “sistema Riva”, evitando in tal modo di far dipendere il risanamento dalle scarne risorse pubbliche.  

Due i punti individuati come fonte di particolare rischio: il raccordi tra le diverse competenze istituzionali e la farraginosità normativa. Sul primo insistente è stato il richiamo a tutte le istituzioni coinvolte nel processo di risanamento invitandole al superamento di quella sempre latente e inaccettabile conflittualità interistituzionale, fonte prima di ritardi negli interventi, a partire dal funzionamento delle Conferenze di servizio. Sul secondo è stato sollecitato, con precise proposte di merito, un attento e chirurgico intervento di semplificazione delle normative prendendo esempio dalle importantissime esperienze di bonifica e risanamento compiute in questi anni negli altri paesi europei.

Il seminario si è concluso con un preciso impegno del Partito democratico a rendere protagonisti del risanamento i lavoratori ed i cittadini richiedendo a questo scopo, tanto alle istituzioni, quanto alla struttura commissariale, l’attivazione di sedi e procedure dedicate. Solo così sarà possibile battere quei comportamenti predatori, che puntano solo a ottenere il massimo dei profitti a prescindere da tutto, e far prevalere una cultura di impresa trasparente, responsabile e sempre più attenta alle implicazioni ambientali e sociali dei processi produttivi e dei prodotti.

Nel corso dei lavori, infine, numerosi sono stati gli spunti di riflessione, ma anche di critica, sui ritardi e inadeguatezza dell’impegno del Partito democratico sulle tematiche della sostenibilità dello sviluppo. L’auspicio, condiviso da tutti i partecipanti al seminario, è che il prossimo congresso  sia, anche da questo punto di vista, un decisivo momento di svolta per fare del Partito Democratico una forza della sinistra riformista ed  ecologista europea. 

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