ROMA – Ormai tra Matteo Renzi e Beppe Grillo è scontro aperto. Ieri Renzi da Piazza della Signoria a Firenze e Grillo da Piazza San Giovanni a Roma hanno chiuso i loro comizi elettorali senza lesinare stoccate l’uno contro l’altro.
L’ex sindaco di Firenze attacca la politica ‘populista’ del comico genovese e lancia la sfida per far tornare l’Italia protagonista in una Europa travolta dalla crisi. Renzi si rifà alla storia della sua città: “Noi siamo Firenze, noi siamo l’Italia… Qui si litiga da sempre tra Guelfi e Ghibellini. Ma poi c’è il momento in cui ci si ritrova tutti assieme…». E poi: “Oggi le banche distruggono le economie. Ma nel Rinascimento le banche, quelle di Firenze, dove le banche sono nate, le economie le salvavano…”. E infine con un chiaro riferimento a Grillo: “C’è chi, durante questo viaggio, è venuto in piazza solo per insultare. A loro rispondiamo con la bellezza e non con gli insulti, con l’operosità e non con gli insulti». Poi ribadisce il concetto: Noi andiamo in Europa a rappresentare la bellezza, non gli insulti, la cultura e non i “vaffa” e l’odio”.
Grillo dal palco legge in conclusione il finale del monologo del grande dittatore di Charlie Chaplin, contro i poteri forti che secondo lui rappresenta il premier fiorentino.
“Vinciamo noi” grida il leader del M5S. Grillo annuncia addirittura una vittoria: «Il 26 maggio vi stupiremo. Mettete giù le bandiere, noi non facciamo come loro che portano gli sbandieratori. Tutti a casa!”, ripete.
E infine aggiunge: «Non avrò mai carica istituzionale. Dicono che io sono un delinquente, ma io sono un delinquente che non ha cariche istituzionali nè mai ne avrà». E ancora:«Non c’è un partito, non c’è un leader. C’è un fluido che ci unisce – grida-. Siamo oltre la speranza, mi avete donato una gioia e una felicitá che non conoscevo, me l’avete tirata fuori voi». «Staremo qui fino a mezzanotte, mica siamo venuti fin qui per parlare una mezzoretta”.
Insomma, stando anche ai sondaggi saranno questi due personaggi a contendersi il dominio elettorale nelle prossime ore. Ora bisognerà attendere domani, il giorno decisivo.