Omicidio Garlasco. Stasi condannato a 16 anni. E’ già in carcere

MILANO – E’ definitiva la condanna a 16 anni di reclusione inflitta ad Alberto Stasi per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto del 2007.

La Cassazione ha infatti rigettato i ricorsi presentati dalla Procura generale di Milano e dall’imputato contro la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’appello milanese il 17 dicembre dello scorso anno. La decisione e’ arrivata dopo circa due ore di camera di consiglio. Il sostituto procuratore generale aveva chiesto l’annullamento della condanna sostenendo che non e’ stato individuato un movente certo e che gli indici contro Stasi non sono sufficienti.

La Cassazione ha confermato la condanna a 16 anni di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi. Stasi condannato anche al pagamento delle spese processuali. La quinta sezione penale della Cassazione ha dunque confermato la pena inflitta dalla corte d’appello di rinvio di Milano ad Alberto Stasi. La condanna diventa così definitiva. Il collegio della suprema corte ha rigettato tutti i ricorsi presentati dalle parti avverso la sentenza di appello bis. Stasi é stato condannato anche al pagamento delle spese processuali alla parte civile: 10mila euro al fratello di Chiara, Marco, e 22mila euro ai genitori della ragazza.

Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni, ma è evidente che gli ‘ermellini’ rigettando sia il ricorso di Stasi che chiedeva l’assoluzione, sia quello della Procura milanese, che chiedeva il massimo della pena per chi ha scelto il rito abbreviato (30 anni), hanno ritenuto che la sentenza del dicembre 2014 fosse “priva di illogicità” e “ben motivata”. Nell’appello bis i giudici milanesi hanno accertato come prove a carico del commercialista 32enne sia le impronte sul dispenser portasapone nel bagno dei Poggi, sia il dna trovato sui pedali della bicicletta sequestrata. Inoltre, la Corte d’assise d’appello di Milano, due anni fa, ha ritenuto che Alberto avesse “fornito un alibi che non lo elimina dalla scena del crimine”, oltre al fatto che, “come l’assassino, calza scarpe numero 42”.

La Cassazione, convalidando la condanna di Alberto Stasi, ha completamente disatteso le richieste della Procura generale della Cassazione che ieri, in una requisitoria senza precedenti tenuta da Oscar Cedrangolo, aveva chiesto di annullare la condanna di Stasi nel caso la Corte avesse ritenuto che non c’erano “prove certe al di là di ogni ragionevole dubbio” a carico di Stasi o, viceversa, di accogliere la richiesta della Procura di Milano che chiedeva 30 anni per Stasi con le aggravanti della crudeltà e della premeditazione qualora avessero ritenuto che le prove contro Stasi fossero state “oltre ogni ragionevole dubbio”. A detta della Procura, in ogni caso, ci sarebbero stati elementi sufficienti per annullare senza rinvio la sentenza di condanna di Stasi poiché la sentenza d’appello bis aveva “travisato le risultanze processuali”. 

“Sono emozionata. Dopo le parole del procuratore eravamo un po’ pessimisti, ma giustizia è stata fatta”. Così Rita Poggi, la madre di Chiara, ha commentato, fuori dalla villetta di Garlasco, la sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna a 16 anni per Alberto Stasi.

Nel frattempo Alberto Stasi si è costituito: è andato in carcere per scontare un verdetto che, dopo 8 anni di processi, lo riconosce colpevole dell’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, uccisa nella sua villetta di via Pascoli a Garlasco il 13 agosto 2007. “Alberto è pronto a costituirsi. Non ha nessun motivo per non assecondare quella che sarà la decisione della Cassazione”, aveva detto ieri il suo legale Fabio Giarda, entrando ieri nel palazzo della Corte di Cassazione. Stasi è stato di parola.   

Per i giudici milanesi d’appello Alberto Stasi, 32 anni, aveva “brutalmente ucciso la fidanzata, che evidentemente era diventata, per un motivo rimasto sconosciuto, una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo ‘per bene’ e studente ‘modello’, da tutti concordemente apprezzato”. Quel ritratto è stato, evidentemente, fatto proprio dalla Cassazione che ha confermato la condanna a 16 anni per l’ex studente della Bocconi, fidanzato di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto del 2007. Un ritratto che, però, stride con la figura di quel biondino esile, quasi diafano, con gli occhi azzurri, gli occhiali, che sembrava affranto nei giorni successivi al delitto pur mostrando un dolore composto che qualcuno aveva interpretato come freddezza. La stessa freddezza con la quale, dopo la scoperta del corpo di Chiara telefonò al 118 per fare intervenire i soccorsi e che parve sospetta per un ragazzo che aveva appena trovato la sua fidanzata massacrata. I rapporti con la famiglia di Chiara, dopo il delitto, si erano rapidamente raffreddati via via che si insinuava il sospetto che fosse lui l’assassino, fino a diventare inesistenti. Stasi, che era stato fermato ma poi rilasciato dal gip, aveva continuato a studiare, laureandosi con 110 e lode in Economia e legislazione per l’impresa alla Bocconi. Aveva anche trovato posto in uno studio di commercialisti ma sembrava fosse sorto qualche problema perché i clienti non gradivano di avere a che fare con una persona al centro di una vicenda giudiziaria tra le più mediatiche. Andò ad aiutare la madre nel loro negozio di ricambi per auto. Poco prima dell’appello bis aveva perso il padre. “Se n’è andato il giorno di Natale a 57 anni, ma ha cominciato a morire il giorno in cui la Cassazione ha deciso di riaprire il processo. Sono convinto che la malattia che l’ha portato via è dovuta alla sofferenza e allo stress”, aveva detto. Poco dopo la lettura della sentenza della Suprema corte, Stasi era già in carcere, a Bollate, dove lo ha accompagnato la madre.

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