Pescatori indiani uccisi. Tra 72 ore si decide la sorte dei due militari italiani

ROMA –  Sembrerebbe che l’India abbia dichiarato guerra all’Italia. E da quando i due militari italiani sono oggetti di fermo giudiziario da parte delle autorità indiane con l’accusa di aver sparato a due pescatori, l’attività diplomatica è precipitata in una fase di totale stallo.

L’Italia continua ad affermare che – come provano gli strumenti – la nave si trovava in acque internazionali e quindi – come recita il diritto internazionale – la giurisdizione dovrebbe essere tutta italiana, almeno fino a prova contraria. Inoltre i due marò essendo membri del battaglione San Marco godono dell’immunità.
Ma questi particolari non sembrano aver influenzato più di tanto nè l’ipotetico impianto accusatorio intrapreso dal governo indiano, nè l’opinione pubblica indiana, che invece punta il dito aprioristicamente sui due militari accusandoli di aver sparato impunemente a due pescatori disarmati nelle loro acque. Un reato che potrebbe costare l’ergastolo se non addirittura la pena di morte.  

Se l’India fino qualche anno fa era considerata un paese cosiddetto “emergente”, adesso che viene ritenuto come uno delle prossime potenze economiche assieme alla Cina, fa la voce grossa e sembra addirittura non voler sentire ragioni, tant’è che questo episodio è diventato oggetto di discussione negli ambienti politici in vista delle prossime elezioni  in India.  Insomma tutta fa brodo quando si tratta di strumentalizzare delle vicende per avere un tornaconto personale. E poi ci sono le affermazioni  che suonano come una minaccia del ministro indiano della navigazione, G.K. Vasa, il quale senza mezzi termini ha detto che il crimine commesso è imperdonabile e che i responsabili dovranno riccevere una punizione esemplare. Una situazione alquanto preoccupante che ha scosso i rappresentanti italiani forse impreparati di fronte a questa evenienza, senza vi sia la benchè minima possibilità di riuscire a ricucire i rapporti  sotto il profilo diplomatico. A quanto pare qualcuno pensava di risolvere la questione in poco tempo, ma le cose non sono andate per il verso giusto ed ora le divergenze considerevoli  di cui parlava la Farnesina sono diventate dei veri e propri punti interrogativi.

C’è addirittura chi afferma che il comandante della petroliera Enrica Lexie sarebbe stato convinto di entrare nel porto di Kochi con l’inganno affinchè i due militari fossero consegnati alle autorità locali. Tutte supposizioni – chiaramente – che non fanno altro che alimentare la crisi diplomatica in atto. Per ora l’unica verità che consociamo è quella  che ci troviamo di fronte ai cadaveri di due pescatori uccisi perchè scambiati per pirati in una zona che solitamente non è da considerarsi a rischio. E poco sappiamo della dinamica dei fatti, di chi ha dato l’ordine di sparare e perchè.
La magistratura indiana ha posto sotto sequestro la petroliera e anche il peschereccio nel tentativo di capire l’esatta dinamica dei fatti. Ma ci sono tanti, forse troppi, punti oscuri sui quali è necessario fare chiarezza.  
Intanto i due marò sono stati ascoltati dal  magistrato indiano di Kollam il quale ha disposto 3 giorni di fermo da oggi, q    uindi fino al 23 febbraio e  fissato un periodo complessivo di 14 giorni di possibile estensione del procedimento. Bisognerà attendere ancora 72 ore per sapere se i due militari finiranno dietro le sbarre di una cella indiana.

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