Uno straordinario appuntamento che fino al 10 dicembre vedrà impegnati oltre 20mila delegati governativi, attivisti, organizzazioni ambientaliste, comitati indigeni e ong di tutto il mondo. L'argomento di fondo è il surriscaldamento globale nonché cercare di introdurre linee guida di monitoraggio tra i Paesi membri dei tagli delle emissioni. Secondo un rapporto diffuso da Oxfam in concomitanza con l'avvio della Conferenza, nei primi nove mesi di quest'anno, 21mila persone sono morte a causa di disastri naturali legati al clima. Più del doppio rispetto all'intero 2009. “Quest'anno abbiamo visto intere popolazioni soffrire e perdere ciò che è a loro più caro a causa di disastri legati al clima estremo. Un fenomeno che probabilmente peggiorerà, perché i cambiamenti climatici stanno stringendo la loro morsa sul pianeta”, ha detto Tim Gore, autore del documento.
Parlare delle misure da adottare per bloccare, entro certi limiti, l'aumento delle temperature è un argomento che tiene banco le agende di politici e governi ormai da anni. Molti i consensi poche le azioni adottate. Dopo il clamoroso insuccesso della COP15 a Copenhagen, gli Stati sono chiamati nuovamente a discutere su un problema che potrebbe essere incontrollabile: quello dell'aumento delle temperature. Nel 2012 scade il termine stabilito dal Protocollo di Kyoto per fissare un taglio alle emissioni. Ad oggi sono 184, tra cui l'Italia, i paesi aderenti. Bisognerà convincere Stati come Usa e Cina a fare altrettanto. C'è da dire che negli ultimi tempi Cina, Giappone e Stati Uniti stanno adottando tecnologie più rispettose dell'ambiente e incentivando gli investimenti in fonti alternative. Il problema arriva questa volta dai paesi cosiddetti “più poveri” tra cui anche l'India, dove l'intesa non è stata raggiunta.
“Affinché i nostri sforzi abbiano successo, è necessario che tutti facciano la loro parte”, ha dichiarato Patricia Espinosa, ministra agli Affari esteri del Messico e presidente di turno del vertice. Per l'occasione il Governo messicano ha mobilitato 6mila agenti di polizia e 700 unità marine, mentre altre 300 pattuglieranno le vicine località balneari come Tulum. La sensazione è che a Cancun ci si attende delle aspettative diverse da Copenhagen, quanto meno arrivare a veri e propri accordi più che a meri litigi ed esposizioni di teorie politiche. Il segretario esecutivo della Convenzione Onu sul clima (Unfccc), Christiana Figueres, ha invitato i vari paesi a trovare un compromesso: “I governi dovranno rendere le loro aspettative più equilibrate, in modo che ciascuno torni a casa con un risultato positivo”. Meno emissioni, più investimenti, salvaguardia delle foreste e accordo post Kyoto: sono le richieste di Greenpeace. “Purtroppo sappiamo che difficilmente sarà un vertice dalle storiche decisioni, troppe le divisioni tra i grandi, ancora a discutere su chi debba per primo impegnarsi a ridurre fortemente le emissioni di gas serra” ha dichiarato Domenico Belli, responsabile campagna Energia e Clima. Per l'associazione ambientalista i Paesi industrializzati devono impegnarsi a ridurre le proprie emissioni tra il 25 e il 40 per cento entro il 2010 rispetto al 1990, a prescindere dalle future politiche dei Paesi emergenti.
Lunedì, 29 Novembre 2010 17:53
Cancun. Vertice sui cambiamenti climatici. Definire anche un post Kyoto
Scritto da Anna FerrignoCANCUN - Al saluto di “Benvenuto in Messico”, si è aperto questo pomeriggio a Cancun la 16esima Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP16).
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