Bojano. La storia dell’Italia è scritta sui muri

BOJANO (CAMPOBASSO) – C’è un paesino di 8mila abitanti nel Molise impregnato di storia italiana.

È il piccolo Comune di Bojano, in provincia di Campobasso, quasi al confine con la Campania. Da qui parte un acquedotto che convoglia acqua per la zona di Napoli. La prende direttamente dalla sorgente dove nasce il Biferno, in località Pietre Cadute. Il centro storico, in parte ancora abbandonato, è tutto da scoprire. Non solo per i vicoli in pietra e la case basse dai colori vivaci, ma per il fatto che fra queste mura si legge la storia. Non una storia qualunque né quella fatta di resti di civiltà così lontane da noi da risultare difficile pensare che siano esistite veramente. C’è un’altra storia scritta fra i vicoletti di Bojano, quella riguardante la nascita della Repubblica Italiana. Una campagna fatta di slogan e di convincimenti. Di sotterfugi e malizie. Una battaglia politica onesta se confrontata con la terza Repubblica. Lo dimostrano le scritte rimaste in parte ancora leggibili sui muri delle abitazioni. L’incuria questa volta è stata la fortuna di questo borgo perché ha conservato l’atmosfera di un’Italia fuori dalla guerra e in bilico fra monarchia e repubblica. Scegliere chi e perché?

“W il Re – Chi onora la Repubblica disonora la famiglia”: sono alcune delle frasi rimaste per tutti questi anni sulle mura di case in parte disabitate. Bojano fu al centro di duri combattimenti durante il secondo conflitto mondiale. Nel 1943 la cattedrale venne rasa a suolo da un attacco militare, si salvarono solo il presbiterio e il campanile. Oggi è stata ricostruita. La chiesa ha una nuova cupola. La piazza ha i suoi platani. Tutto ha trovato una giusta sistemazione. Eccezion fatta per quelle scritte a favore o contro la democrazia. C’è una cosa che a Bojano rimane come conficcata nella pelle. Ed è la storia. Quelle scritte invettive sui muri, altro non sono che storia. Mai cancellata. Una storia che ha cambiato le sorti di un’Italia povera e arretrata. Il destino di tutti noi. C’è da chiedersi se chi le ha scritte ha poi cambiato idea. E se chi ha tanto voluto la repubblica non si è pentito della classe dirigente che ha sfornato.

La storia non si legge sui libri di scuola, s’impara conoscendo viaggiando. Incontrando chi l’ha fatta e l’ha vissuta. E scoprendo piccole perle cittadine. In provincia di Campobasso c’è un paesino che il tempo ha parzialmente sfiorato. Qui, nel 1946, come in tante altre parti d’Italia – che ora come ora non ricordano nemmeno di aver vissuto momenti in bilico – , c’era chi voleva la monarchia e chi invece combatteva per la repubblica. Quest’ultima vinse fra contestazioni, proteste e animi agitati. Vinse con il contributo delle donne, per la prima volta ammesse al voto. Di questa voglia di costruire, in Italia, rimangono tracce col passare del tempo sempre più labili. Chi può insegnarla – la storia intendo – resta chiuso in un profondo silenzio. Chi dovrebbe tacere divaga in sproloqui privi di senso. Nessuno ricorda la lotta, quella fatta col passaparola, con scritte sui muri, coi discorsi. Un mondo, quello dell’Italia dell’Assemblea Costituente, dove i politici facevano politica perché mossi da grandi progetti. Uomini che conoscevano la miseria della gente e non parlavano da un tubo catodico. A Bojano ci sono ancora tracce di quella storia. Sono scritte sui muri. Tra vicoli e case che rischiano di perdere questo ricordo a causa di un “mostro” inarrestabile, pronto a sbucare da ogni angolo, l’oblio.

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