Siamo sicuri di esser sempre pronti ad accogliere l’Innovazione nella nostra mente?

In un mondo in continua evoluzione, anche all’interno delle organizzazioni, si vive l’esigenza di innovare per esser maggiormente competitivi. Ma i cambiamenti di strategia, che conseguono dalla scelta di innovare, richiedono alle risorse aziendali soprattutto velocità nell’adattarsi e nell’attuare le modifiche richieste sia dei processi che dei ruoli.

Cosa può provocare questo nelle persone? 

Il principale motivo di insuccesso dei progetti di cambiamento aziendale è legato al fattore umano, alla spesso palesata, o meno, voglia di rimanere nelle pratiche operative già consolidate dal tempo. 

Siamo sicuri di esser sempre pronti ad accogliere l’Innovazione nella nostra mente?

Spesso mi trovo in azienda ad accompagnare i gruppi di lavoro, verso una trasformazione sociale collegata alla necessità di adeguare i processi aziendali e la cultura al nuovo approccio di mercato.

Nei cambiamenti legati all’apporto dell’Innovazione tecnologica, ne consegue un cambio strutturale delle richieste del mercato, delle strategie marketing e vendite, di adeguamento delle strutture tecniche di prevendita e delivery.

Tutto questo può essere affrontato con apertura oppure con resistenza al cambiamento. 

Quindi quando si Innova è richiesto un cambiamento di mentalità, uscire dal consolidato per andare verso l’Innovazione. 

Ma se ci fermiamo a riflettere un attimo il problema non esiste: dove siamo oggi, tecnologicamente parlando e non solo, è la vecchia Innovazione ormai consolidata. 

Quando parte un processo di Innovazione di soluzioni, c’è sempre un processo di Innovazione interna sia per gli utilizzatori che per le aziende che le propongono del approccio alla vendita. Ad esempio cambiando esigenza e cambia la soluzione che la copre, cambia quasi sempre l’interlocutore all’interno dei nostri clienti con cui parlare, nasce l’esigenza di nuove collaborazioni.

Generalizzando oltre ad affrontare tematiche di processo e strategie di marketing e vendita, c’è un cambiamento che deve anticipare l’attuazione di piani operativi: il cambio di mentalità, accettare di rimettersi in discussione, abbandonare vecchie dinamiche funzionali nel passato ma oggi meno utili, lasciare la nostra comfort zone ben costruita nel tempo e consolidata, per divenire parte attiva di un processo di rinnovamento interno che segue l’Innovazione tecnologica.

Ma cosa è la comfort zone? E’ lo stato in cui ci sentiamo a nostro agio, a volte nonostante non è funzionale ai nostri obiettivi, ci rimaniamo perché uscirne richiede un dispendio di energia notevole. ( per saperne di più: https://www.dazebaonews.it/italia/societa/coaching-cafe/item/38566-aiuto-fatemi-uscire-sono-nella-comfort-zone.html )

Nelle mie precedenti esperienze professionali, in aziende multinazionali nel settore ICT, ho vissuto nei agli passati diverse trasformazioni alcune strutturali e profondamente impattanti ne cito alcune: dal Mainframe alle architetture distribuite, oggi Cloud, nel ’96 usci la 675 a garantire il trattamento dei dati personali, poi la gestione documentale, e la trasformazione da infrastrutture IT a Business Technology. In tutte questi contesti le resistenze al cambiamento che osservavo dentro e fuori le aziende erano molto: “Il mondo open non prederà mai piede nel contesto bancario, il TCP/IP non è sicuro, le soluzioni di sicurezza portano appesantimento dal punto di vista dell’utilizzo delle applicazioni, non sarà mai possibile smaterializzare i documenti, ecc.”.

Tutte resistenze che nascono al momento dell’attuazione di un cambiamento, tutte superate, consolidate e parte ormai della storia. 

E’ naturale, di fronte ad un cambiamento richiesto dall’esterno provare una certa resistenza, questa è la natura umana. L’opposto è la resilienza, ossia esser pronti e proattivamente reagire di fronte ad un cambiamento necessario. (per saperne di più https://www.dazebaonews.it/italia/societa/coaching-cafe/item/39285-coaching-la-quiete-dopo-la-tempesta.html ).

Se ci si muove nel mondo della tecnologia, muovere resistenze nei confronti del cambiamento, spesso rappresentata dall’Innovazione, è un controsenso privo di logica. E’ invece solo dettata dall’esigenza di dover superare nuovi ostacoli esterni.  

Nascono così progetti di Change Management, per accompagnare le risorse verso un cambiamento pianificato fatto di obiettivi e azioni, in questi progetti il coinvolgimento delle risorse è la vera chiave di volta, ed è rivolto al superamento di tute le barriere interne e ostacoli delle persone dell’organizzazione coinvolte. 

Caterina Carbonardi

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