Intervista a Federico Putelli Abdullah, un sassofonista convertito all’Islam

Mondo occidentale e  mondo musulmano moderato contro le derive integraliste per spezzare le catene di odio

NIZZA – E’ passato un mese dai i tragici e atroci fatti di Parigi e di pochi giorni fa il terribile fuoco che ha ucciso il giovane tenente colonnello Muath Al Kasabeh, suscitando un senso di orrore per  sentenze,  atrocità, che non hanno precedenti nel mondo musulmano, sentenze  che hanno colpito  nel profondo il  mondo occidentale.

Una brutale macchina della morte, l’uomo bruciato vivo ci riporta alla memoria i roghi che sono stati una pratica ufficiale degli stati e delle chiese in Europa per molti secoli, quando venivano bruciati gli eretici, ricordiamo i  20.000 roghi delle inquisizione cattoliche, le 60.0000 streghe bruciate in Europa sentenze di morte emesse in nome di Gesù Cristo. I violenti, i prevaricatori,i guerrieri della sopraffazione sapranno che potranno averla vinta se la nostra democrazia sarà stanca, senza energie positive, disillusa e se non si cercheranno delle vere alleanze tra il mondo occidentale e il mondo musulmano moderato così da combattere insieme le barbarie e le derive estremiste,  il terrorismo, senza cadere in  pregiudizi e razzismi contro il mondo islamico e spezzare che portano dolore e odio. Noi europei è importante che  oggi, sopraffatti e scioccati dai crudeli  fatti recenti  non dimentichiamo che esiste un mondo musulmano portatore di pace e che ci sono molte iniziative che uniscono il mondo occidentale al mondo islamico in una guerra della cultura contro l’ignoranza di cuori e menti. Una recente iniziativa che unisce le due culture è il progetto Touba chiama il Veneto.  Abbiamo intervistato Federico «Abdou» Putelli, un uomo con l’aria di un ragazzo  sensibile, vivace e  tutto pepe, un sassofonista molto  apprezzato e completo, che ci parla della sua esperienza di conversione all’Islam e di questo progetto che sostiene : una campagna nata in quella regione grazie all’Associazione culturale senegalesi in Italia, che opera dal 1995 in Italia, mirato al miglioramento delle condizioni igienico sanitarie dei tre ospedali di Touba, la città santa dei musulmani della confraternita Mourid, in Senegal  che  finanzierà interventi di miglioramento e potenziamento delle stesse strutture.

Il mondo occidentale si interroga, si  sente minacciato, si allarma dopo il massacro di Parigi cosa hai provato e quali sono i tuoi sentimenti? 

Ho provato dolore per le vittime e rabbia nei confronti di quanti, zelanti ed esaltati nel loro eccesso di zelo, pretendono di sostituirsi a Dio, a cui solo spetta il giudizio, e addirittura nel decidere in nome Suo quale pena comminare a chi abbia commesso un errore. Ritengo che l’Islam, come tutte le Religioni, sia portatore di pace; la radice delle parole arabe “Islam” e “Salaam” (pace, appunto) è la stessa, e il Corano dice che Dio ci ha fatti tutti diversi tra noi affinché ci si possa conoscere. Il rapporto con Dio è un’esperienza intima e personale; l’Islam, che in questo rapporto non concepisce intermediari, a maggior ragione condiziona, in senso positivo, i nostri rapporti con il mondo, con il creato, che va comunque accettato e rispettato in quanto espressione della Sua volontà.

Ci parli della tua esperienza e della tua decisione  di convertirti all’Islam di quando e come è iniziato il tuo viaggio verso l’Islam? Cosa hai provato dopo essere diventato musulmano? 

Dopo una lunga ricerca interiore che mi ha portato alla conferma di avere fede nell’esistenza di Dio, ho compiuto un percorso di esplorazione “ad ampio raggio” ed approcciato culti, tradizioni e filosofie diverse, dall’Oriente ad Occidente, frequentando Chiese Protestanti (quella Valdese in particolare), e cominciando ad apprezzare, se così posso dire, l’idea di un rapporto “diretto”, non mediato, con l’Assoluto. Ho cominciato a sentirmi musulmano all’inizo degli anni ’90. Poco dopo ho conosciuto il messaggio dello Cheikh (Maestro) Ahmadou Bamba, Maestro Sufi senegalese, che dopo lunghi anni di studio e pratiche ascetiche, ha indicato la propria Via di perfezionamento spirituale, chiamata ” MouridoulLah” (letteralmente “aspiranti a Dio”) e basata sull’imitazione del Profeta Mouhammed (pace e benedizione su di Lui), sull’addestramento costante all’umiltà, alla tolleranza, alla buona educazione ed al rispetto di tutte le creature, ma senza alcuna deviazione dal riferimento al Profeta (pbsL) come stella polare del proprio cammino ed esempio di raggiungimento della perfezione assoluta nel percorso di evoluzione spirituale dell’essere umano. Nell’avvicinarsi a questa meta il buon musulmano diventa anche un buon cittadino poiché, come tutti i Sufi, non si ritira in un percorso ascetico, di sola rinuncia ed allontanamento dal peccato e dai mali della vita terrena, ma cerca un distacco, un equilibrio tra il proprio essere “nel mondo” e la volontà di non essere “del mondo”, cioè di non essere schiavo di passioni, desiderio di possesso e futilità inutili per la preparazione alla vita eterna. Il senso profondo del mio essere musulmano, credo sia l’accettazione, il saper dire con convinzione, dentro di sè: ” al hamdoulilLah “(grazie a Dio) per ciò che la vita ci propone, non senza provare eventualmente ad intervenire sulla realtà, ma al tempo stesso senza investimenti personali, narcisistici, quindi senza frustrazioni laddove il progetto personale dovesse non compiersi secondo le attese. Cheikh Ahmadou Bamba diceva che … ” la vita non è nulla “, e al tempo stesso pregava Dio di poter avere la stessa forza e determinazione di quel piccolo animale da soma che porta pazientemente a destinazione il carico che gli è stato assegnato, pur sapendo che non è a lui destinato; diceva anche… ” lavora tutti i giorni della tua vita come se essa non dovesse finire mai e prega tutti i giorni della tua vita come se sapessi di dover morire domani “ovvero” il lavoro è preghiera “esattamente come i monaci Benedettini. Quando ho conosciuto a sufficienza questo piccolo grande uomo, vissuto a cavallo del 900, vittima di esilio, soprusi e costrizioni varie quando non attentati alla sua vita ad opera del governo coloniale francese, che lo pensava portatore di rivendicazioni politiche, quando ho conosciuto la sua splendida coerenza dal punto di vista delle tecniche di resistenza non – violenta; quando ho realizzato che quest’uomo associava rigore assoluto e modi gentili, integrità assoluta (su di sé) ed apertura e disponibilità, dedizione al prossimo, sono stato pronto per la mia conversione, avvenuta nel Marzo 1996, un atto formale che noi preferiamo chiamare ” ritorno all’Islam “, essendo convinti che quella del musulmano sia una condizione naturale dell’essere umano, di cui si può eventualmente prendere coscienza in età adulta. Questo atto formale, che io definirei la presa d’atto consapevole di un assoggettamento alla Legge Divina, né più né meno che a quelle della fisica, consiste nel pronunciare una frase davanti a testimoni di comprovata fede; è la frase, attestante l’unicità di Dio ed il ruolo profetico di Muhammed, che il padre o chiunque ne faccia le veci, sussurra all’orecchio del neonato in occasione di quello che potremmo chiamare il battesimo di chi nasce in una famiglia di musulmani.

Quale è stata la reazione della tua famiglia? 

Per quanto riguarda la mia famiglia, nessun problema: mio padre, che era un cattolico più praticante, sembrava un poco più dispiaciuto, qualcun’altro pensava fosse una ennesima provocazione del Federico più creativo, ribelle ed anticonformista; quando si è capito che facevo sul serio, che questo passaggio era un punto di partenza per una assunzione di responsabilità (questo pure credo, che l’Islam sia una scelta molto responsabilizzante), quando ho cercato di spiegare che aldilà delle scelte formali, la sostanza di tutti i messaggi salvifici e di tutti i percorsi di evoluzione spirituali è sempre e comunque Amore, tutto è andato per il meglio, sono stato compreso e la mia scelta di ricerca è rimasta come un dato sotto traccia. A quel punto ci si interroga solo su come fare bene.

Diventare Musulmano ti ha creato dei problemi di accettazione in Italia ,ci sono stati pregiudizi nei tuoi confronti?

Ci sono pregiudizi e curiosità ma chi mi conosce non sente il mio essere musulmano come una limitazione, a meno che non mi voglia invitare a cena e farsi qualche scrupolo per le mie interdizioni alimentari; chi volesse rimanere in superficie o provocare può trovare molti argomenti: le bombe, la lapidazone, la condizione femminile… a tutti loro posso solo ricordare che è necessario distinguere tra Islam e cultura araba, che una via dolce e pacifica all’Islam è possibile; e se posso fare un poco di propaganda, non richiesta, venite a vedere cosa succede qui, in un Paese che nonostante il 95% di musulmani ha avuto per i primi 20 anni dall’indipendenza un presidente cattolico, dove le donne ai posti di comando e di rappresentanza politica sono molte di più che in Italia, dove a poche centinaia di metri di distanza puoi sentire muezzin che chiamano alla preghiera e campane che chiamano alla messa, dove i rappresentanti delle Confraternite fanno gli auguri di Natale all’Arcivescovo e viceversa… quello che ho constatato qui, è che c’è un senso profondo di fede, e rispetto del sacro, ma anche pudore per qualcosa che riguarda solo, come dicevo, l’intimo rapporto di piccoli uomini di fronte all’eternità e all’Assoluto. Mi piace insistere su questo concetto, quello del pudore, che noi sembriamo aver definitivamente perso, in nome di una pretesa libertà, e che ci lascia in balia del più deflagrante materialismo e scetticismo. Confidiamo ai social networks le nostre riflessioni più intime e vorremmo qualcuno che ci ascolti, ma i nostri messaggi in bottiglia sono valutati cinicamente o con sufficienza, nessuno si fida e nessuno si fa carico dell’altro, chi cerca la trasparenza viene guardato con sospetto perché trasparenza e disinteresse non vengono ammessi, e in questa “desacralizzazione” della vita siamo costretti ad un ” qui ed ora ” fatto di soli consumi, edonismo post-capitalista, celebrazione di esteriorità, competitività e cinismo. 

Ma il mondo occidentale vede il mondo musulmano lontano dalla modernità?

Voglio farti un esempio, spero non troppo ridicolo: la mattina in cui mi sono arrivate le tue domande, la televisione statale trasmetteva un talk-show in cui si parlava di importanza delle dimensioni nell’atto sessuale e possibili ricorsi a supporti farmaceutici (vedi pillole blu). Si parla di queste cose dunque, non c’è oscurantismo, e ci si confronta, ineluttabilmente, ma anche volentieri direi, con la modernità, con il mondo esterno e degli altri, ma il pudore consiste nel non riferirsi volentieri ad esperienze e situazioni troppo personali, e quindi mi è venuta in mente questa analogia, Dio mi perdoni se irriverente: parliamo pure della pillola blu, ma non ti chiederò mai se tu la prendi o meno, parliamo di cosa dovrebbe fare un buon musulmano, ma poi, che tu lo sia o meno, è un affare privato, tra te e Lui.

Che differenze ci sono tra Federico e Abdou? Io ti vedo con la stessa vivacità, creatività dei tempi del Liceo è solo un’impressione o è rimasto molto di allora?

Penso di averti già risposto in parte; ma per rafforzare il concetto, a me piace dirlo in questo modo, e spesso mi ripeto: se io e te vivessimo nella stessa via e tra le nostre case ci fosse un buco nell’asfalto, tu con il secchio ed io con la pala potremmo fare un gran bel lavoro, insieme e con buoni risultati per tutto il vicinato, cosa importa ciò che preghiamo o ciò che mangiamo una volta rientrati a casa ? Intendo dire che se da un lato il mio essere musulmano deve costituire un’esperienza assoluta, totalizzante, come dico io cerco di essere un buon musulmano e un buon mouride anche quando vado a prendere il pane al mattino, tuttavia se mi accorgo che nomi, parole, atteggiamenti o vestiti possono ” preoccupare ” o allarmare qualcuno intorno a me, allora rinuncio. Posso parlare di Dio e di tanti altri argomenti profondi con persone che sono rimaste affezionate al nome Federico, o che non vogliono sentire parlare di immigrati, o non trattengono nella memoria il nome Abdou (che tra l’altro è un soprannome, il mio vero nome muslim è Ababacar o Abou Bakr in arabo), così come posso affrontare argomenti diversi (musica, politica, società ecc) con chi si è abituato a chiamarmi Abdou, io dentro di me sento di essere sempre lo stesso, non c’è nessuna frattura interna.

Domanda : E’ stata una decisione difficile e ti senti orgoglioso della tua scelta? 

Tutto naturale ed immediato, doveva evidentemente essere così; insisto sul concetto di sentirmi responsabilizzato da questa scelta, orgoglioso solo nella misura in cui sento qualche volta di aver fatto fronte con coraggio e lucidità alle prove che questa condizione mi porta ad affrontare.

Sei arrivato in Senegal da un mese cosa ti ha comunicato questo paese tua meta di un progetto umanitario ce ne parli? Insieme a te ci sono dei medici di Treviso quali sono gli obiettivi che vi siete prefissi? 

Ho accompagnato dei medici e dei volontari di due Onlus di Treviso, una composta principalmente da soci senegalesi immigrati. Il Progetto si chiamava inizialmente “Touba chiAma Veneto” ma dopo il mio intervento in fase di raccolta donazioni, da me effettuate in Lombardia, l’abbiamo rinominato provvisoriamente … (e Lombardia). Il progeto ha come scopo il miglioramento delle condizioni igienico – sanitarie degli Ospedali che si trovano nella città santa di Touba, fondata nel secolo scorso dal Maestro Ahmadou Bamba, di cui sopra, che infatti è universalmente noto come Serigne Touba, e si dice che sia la città con il più alto indice di aumento di abitanti al mondo. Ho poi potuto accompagnare questi medici con funzioni di mediatore linguistico – culturale e ho potuto constatare le difficoltà in cui si trovano ad operare quotidianamente tutti i professionisti che vi lavorano. La fede aiuta, la coscienza professionale guida e motiva, ma come spesso accade c’è un grosso problema di risorse, mezzi e denaro; senza questi le buone idee rimangono nel cassetto. 

Tornando in Europa al drammatico attentato terroristico, cosa pensi delle vignette di Charlie Hebdo, degli assassini che mordono come cobra offrendo immagini di orrore sempre spettacolari come il bambino di dieci anni che uccide, le bambine che si fanno saltare vive, il pilota bruciato vivo,  dove vogliono arrivare? 

Non mi sento Charlie, ma mi sento di difendere per così dire il suo diritto all’errore. Il Giudizio definitivo spetta a Lui e non possiamo farci giustizia da soli. Altre cose, come le bambine – bomba, sono pure e semplici aberrazioni prodotte dalla cattiveria e meschinità dell’animale – uomo. Detto questo, mi porrei comunque, ogni tanto, per quanto riguarda la satira, il problema della misura, del pudore, della correttezza o educazione che dir si voglia. Bisognerebbe cercare un equilibrio tra il diritto alla parola e l’offesa, e credimi, ho preceduto nientemeno che Papa Francesco nel formulare un’analogia che non è affatto una giustificazione, semmai solo una possibile spiegazione di una reazione ingiusta ovvero di un atto scellerato del pazzo di turno. In fondo anche chi insulta la madre di qualcun altro potrebbe avere fino in fondo la convinzione di avere il diritto di farlo,, e forse può anche reclamare la protezione di uno Stato dal pazzo di turno, l’analogia funziona solo in rapporto alle spiegazioni emotive di un tale gesto. Non vorrei mettere il bavaglio a nessuno, ma perché assolutamente non tener conto di certe sensibilità? Lo si dovrebbe cercare di fare programmaticamente, in società attente ai diritti delle minoranze, perché non riservare qualche attenzione anche ai musulmani? Io sono innanzitutto affezionato all’idea che tra le possibili “Jihad “, termine la cui traduzione più corretta è “sforzo” e solo in parte può essere intesa come guerra santa contro un eventuale invasore/oppressore, la Jihad definita dal Profeta (pbsL) come maggiore è la “Jihadou-nafs” la lotta contro la propria anima carnale e le sue tentazioni; poi certo che si profila all’orizzonte, in termini per così dire teologici o geopolitici il tema di una possibile auspicata ” secolarizzazione ” dell’Islam, certo che qualcuno osserva una parte del mondo restare disperatamente ancorata ad usi e tradizioni barbaramente ancestrali, ma non volendo affrontare temi tanto spessi, sembrerebbe più facile rispondere alla domanda “… perché, a chi giova? …” e allora devo rispondere alla prossima…

Pensi che gli integralisti siano alleati dell’islamofobia?

Sono più precisamente alleati di qualcuno che, apparentemente, trae vantaggio dal perpetuarsi di una situazione che, nel mio modo di fare satira, chiamo il “nuovo disordine mondiale” e ognuno ci veda i riferimenti che vuole. La liberazione dell’uomo che persegue una religione è investimento a più lungo termine, ma non è contrapposta ad una libertà individuale e nemmeno ad una giustizia sociale cosí come le si intendono in Occidente. Ma le libertà di qualcuno non possono essere fatte pagare a qualcun altro e la Libertà è un bene indivisibile. E’ evidente che i pochi hanno sfruttato i molti, sempre ed ovunque, ed ora bisogna anche un poco riflettere sul fatto che in certe parti del mondo lo squilibrio è particolarmente sfacciato ed ingiusto, violento ed opprimente. La religione qui viene anche usata strumentalmente per dare una copertura di facciata alle insofferenze per antiche e nuove frustrazioni ed in abbinata con il giusto senso di ribellione alle ingiustizie, per perseguire fini politici non sempre chiari e spesso viziati da ambiguità se non addirittura contiguità con il nemico del momento. Che Dio ci risparmi di dover assistere oltre a questa confusione e questa violenza.

Tu hai letto il Corano si potrebbe secondo te di purificarlo, rivoluzionare la vostra fede come del resto è successo con la Bibbia, ricordando nel 1500 la peste nera e le guerre di religioni? 

Non sono nessuno più che l’ultimo arrivato tra gli allievi che pensano di aver qualcosa da imparare dal Libro, ci manchebbe altro che mi arrogassi il diritto di intervenire, ma mi piace pensare che questo Libro sia portatore di Verità senza tempo e quindi che queste Verità, anche se confrontate con una realtà contingente diversa, possano divenire sostanziali, nel profondo e nell’esperienza quotidiana del credente. Non c’è evidentemente a questo punto nulla di più puro e universale che il Libro ed il Messaggio in Esso contenuto va solo letto, indagato e messo in pratica secondo nostra capacità e possibilità. Tutto è scritto, esercitando il nostro libero arbitrio possiamo solo cercare di portarci dalla parte del Bene e del Giusto.

Pensi sia importanza una alleanza tra il mondo musulmano e il mondo occidentale contro il flagello del terrorismo, un’alleanza che possa estirpare questo odio feroce o è un’ utopia?

Tutti gli uomini di buona volontà, tanto più se accomunati dalla tensione verso il bene che in una qualsiasi religione non manca mai, dovrebbero tendere verso un bene ed un vantaggio comuni. Forse quello che il mondo Occidentale ha perso, da ultimo con la crisi delle grandi utopie politiche del secolo breve, è proprio quel senso del sacro e della comunità che ancora la fede riesce a coagulare. Non penso che la ricerca di quel bene comune di cui dicevo prima possa limitarsi a coloro che ci sentiamo più simili, quello che vogliamo per noi deve essere anche per gli altri. Che Dio mi perdoni errori ed omissioni, Lui sicuramente ne sa di più, ma anche per questo spero possa accettare queste mie parole e l’intenzione sincera di compiacerlo che vorrebbero esprimere, e mi possa dare sempre più coraggio nel cammino.

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