Fotografia. War is Personal. A Roma la mostra di Eugene Richards

ROMA – “War is personal” è la mostra fotografica di Eugene Richards inaugurata il 7 giugno a Roma alla 10b Gallery. Si tratta di una mostra impegnativa e sicuramente non facile e se come dice un recente studio dell’Università norvegese di Trondheim che l’arte fa bene a l’umore, riduce l’ansia e la depressione, forse non è proprio questo il caso. Si tratta di una mostra che fa riflettere, che mette in moto il cervello e stimola le coscienze, una mostra per non  dimenticare e per tenere bene a mente gli effetti devastanti di qualsiasi guerra.

Richards mette in mostra una serie di fotografie legate alla tragedia della guerra in Iraq. Lo studio per questo progetto comincia nel 2006 a quattro anni dall’inizio di quella guerra. Nessun’arma di distruzione di massa era stata trovata. Arrivavano notizie di decine di migliaia di iracheni feriti o uccisi, di oltre duemila morti tra i soldati statunitensi, di tassi di depressione o suicidio in crescita tra il personale militare. A quel punto Richards si è chiesto cosa potesse fare, come potesse superare quel senso di indifferenza e di inazione che sembrava regnare attorno a una tragedia tanto grande, a un dramma che parlava di 4000 morti e 50 mila feriti.  “Mi chiedevo migliaia di volte: Cosa posso fare? Scrivere lettere, firmare petizioni, continuare a protestare, smettere di pagare le tasse? Ero un fotoreporter ed ero stato fin troppo in silenzio”.

Richards decise di cominciare un viaggio volto a documentare la vita di coloro che direttamente o indirettamente erano rimasti vittime di quella assurda guerra, realizzando uno studio di esistenze sconvolte e ormai segnate a vita.  Ne è nato così un libro presentato nel 2009 dal titolo ‘War is personal’, oggi divenuto mostra fotografica.  Il senso dei due lavori è lo stesso, ritratti di reduci, di uomini e donne rientrati dall’Iraq mutilati, amputati, handicappati. C’è la fotografia del sergente José Pequeño a cui è stato asportato il 40 per cento del suo cranio e parte del cervello, per le ferite subite dopo un attacco a Ramadi nel 2006.  Porterà per sempre la guerra nella sua carne.

C’è Thomas Young, soldato 25enne, ferito alla schiena da un proiettile dopo il quarto giorno dal suo arrivo in Iraq nell’aprile 2004 e tornato a casa paralizzato dalla vita in giù. Quando il fotografo lo ha incontrato, Thomas aveva l’aria disorientata ed era sotto l’effetto di un potente cocktail di calmanti e antidolorifici.  La tragica storia di invalido di guerra di Thomas Young è stata raccontata anche nel docufilm prodotto da Phil Donahue e diretto da Ellen Spiro nel 2007, Body of War, vincitore nello stesso anno, del titolo di Miglior Documentario al National Board of Review of Motion Pictures a New York.

C’è dunque in questa mostra di Richards quell’America che non ha fatto in tempo a chiudere le ferite della  Guerra in Vietnam e che si è ritrovata nuovamente coinvolta in un conflitto altrettanto inutile i cui figli ne portano oggi le cicatrici. Un lavoro davvero forte, traumatico e sconvolgente, quello che di Richards, perché traboccante di verità e di senso, un vero e proprio pugno nello stomaco, ma un lavoro necessario viene da dire!

Eugene Richards è giornalista e fotoreporter. Ha partecipato al movimento di protesta contro la guerra in Vietnam nel 1968, ha preso parte al programma AmeriCorps VISTA (Volunteers in Service to America). Ha contribuito inoltre a fondare un’organizzazione per i servizi sociali e un quotidiano locale che dà voce al movimento politico degli afro-americani e denuncia l’attività del Ku Klux Klan. Negli anni ha pubblicato diversi libri sempre a sfondo sociale mostrando costantemente la sua attenzione e il suo impegno per la tutela dei diritti civili. Il suo libro più recente è appunto ‘War is Personal’, una testimonianza per immagini e parole delle conseguenze della guerra in Iraq.
Tra i numerosi riconoscimenti assegnati a  Richards l’ultimo è  l’Amnesty International Media Award.

War is Personal – Eugene Richards

Dall’8 giugno al 15 luglio 2011 
10b Gallery, Roma
 ingresso libero

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