UnArchive Found Footage Fest dedicato al riuso creativo delle immagini

Dal 3 all’8 maggio. Cinema Intrastevere proiezioni cinematografiche. Accademia di Spagna panel, tavole rotonde, istallazioni artistiche. Alcazar live performance

In arrivo UnArchive Found Footage Fest, festival internazionale dedicato al riuso creativo delle immagini, frutto di una riflessione sulla funzione degli archivi audiovisivi e cinematografici nel mondo contemporaneo, ideato e prodotto dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, in collaborazione con Archivio Luce e con il sostegno del MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e di altre istituzioni pubbliche e private.
 
La prima edizione è diretta da Alina Marazzi, regista che fin dal film Un’ora sola ti vorrei ha dato l’avvio a un originale riutilizzo delle immagini filmiche, e da Marco Bertozzi, storico del cinema e regista a sua volta, autore di importanti ricerche sul documentario e sulle teorie e pratiche del found footage.
 
UnArchive – dichiarano i direttori artistici – vuole essere un duplice invito: quello suggerito nel nome stesso del festival – “dis-archiviare” le immagini conservate negli archivi – e un invito al cinema. Il cinema che proponiamo al pubblico durante le giornate del festival è il cinema che maggiormente ci interpella e ci affascina, come spettatori, artisti, studiosi e curiosi. È il cinema che fa di una continua ricerca estetica il suo motore, è il cinema che non cessa di interrogare le rappresentazioni del linguaggio visivo. È il cinema di found footage che, nella sua pratica di ri-lettura e ri-semantizzazione delle immagini, produce nuovi significati e chiavi di interpretazione del contemporaneo.
 
Lo sguardo dei bambini che scalano il paesaggio urbano, nel manifesto del Festival – a firma di Gianluca Abbate – evoca la complessità del gesto (ri)fondativo del montaggio ed è lo specchio delle meraviglie da esplorare alla scoperta di UnArchive Found Footage Fest.

Il programma del Festival ha le fattezze di un mosaico composto da diversi tasselli del riuso creativo e ne incontra i protagonisti e i loro strumenti, le potenzialità estetiche, gli orizzonti ai confini con altre arti. Non solo lungometraggi e cortometraggi, ma un cinema che si espande oltre la sala cinematografica, con installazioni, anche di realtà virtuale, loop audiovisivi e live performance. Tutto ciò alla presenza di importanti ospiti internazionali, che accompagneranno le loro opere in un aperto dialogo con il pubblico e che animeranno, insieme ad altri addetti ai lavori, panel, tavole rotonde e masterclass.
 
Un articolato programma che, tra il 3 e l’8 maggio, attraverserà alcuni spazi significativi nel cuore di Roma, a Trastevere: le tre sale del Cinema Intrastevere ospiteranno le proiezioni di film; il locale Alcazar sarà dedicato alle performance audiovisive dal vivo; l’Accademia di Spagna a Roma ospiterà i panel e le tavole rotonde e, nell’adiacente Tempietto del Bramante, le installazioni artistiche.

Al centro del programma di UnArchive, il Concorso internazionale, rivolto a opere audiovisive che presentano forme innovative di riuso creativo di materiali d’archivio. 23 film, 9 lungometraggi e 14 cortometraggi, concorreranno per i tre premi del Festival: UnArchive Award (€ 3000) aperto a tutte le opere selezionate, Best Feature Film Award (€ 1500) per il miglior lungometraggio, Best Short Film Award (€ 1500) per il miglior cortometraggio.
 
I premi saranno assegnati da una Giuria composta dall’artista Rä di Martino, dallo studioso canadese Laurence McFalls e dalla montatrice Ilaria Fraioli. Ad assegnare ulteriori riconoscimenti sarà la Giuria Studenti, composta da allievi provenienti dalle università e istituti di formazione di Roma, che giudicheranno le opere in concorso con la guida dal regista Daniele Vicari.
 
Il concorso spazia dal visionario viaggio tra le simulazioni del potere in Riotsville USA, della statunitense Sierra Pettengill, alla cavalcata sentimentale-cinematografica di Et j’aime à la fureur del francese André Bonzel; dall’indagine sovrastorica del materiale d’archivio di The Natural History of Destruction  dell’ucraino Sergei Loznitsa al patchwork iconografico sulle diverse anime della propaganda di Red Africa del russo Alexander Markov; dal viaggio intimo e universale di una delle figure cruciali nella costruzione dell’immaginario cinematografico italiano in Gli ultimi giorni dell’umanità di Enrico Ghezzi e Alessandro Gagliardo al potente affresco di una famiglia iraniana e di un paese che si specchiano uno nell’altra di Radiograph of a Family di Firouzeh Khosrovani; dalle immagini-domino ricomposte nell’indagine politico-sociale dei segreti insanguinati di Splinters dell’argentina Natalia Garayalde alla macchina del tempo innescata da un frammento di pellicola ritrovata di Three Minutes dell’olandese Bianca Stigter, sino alla sofisticata messa in scena del disfacimento della politica in Polonia in 1970 di Tomasz Wolski.
 
La categoria cortometraggi propone opere di Bill Morrison, in uno svelamento di scomode verità portate dalle immagini di sorveglianza in una città americana in Incident; del sud-coreano Shon Kim, nel poliforme divertissement di  Booklorbar: Action; del colombiano Carlos Velandia, in una riflessione metacinematografica sulla rappresentazione della donna di Woman as Image, Man as Bearer of the Look; dell’inglese Richard Misek, in una analisi delle dinamiche commerciali degli archivi audiovisivi in  History of the World According to Getty image; dell’austriaco Peter Tscherkassky, in un fantasmatico omaggio alle origini del cinema in Train Again; dell’iraniano Mohammadreza Farzad, nella riflessione filosofica sull’esistenza umana di Subtotals; del francese Alexis Moreano Banda, nella scomposizione visuale dell’idea filmica in BordX2; dell’austriaca Michaela Grill, in un avvincente viaggio nella materia di  Under the microscope; del canadese Steven Woloshen, nella danza selvaggia e iconica di Perf dance; dell’italiana Federica Foglia,  nella poesia visiva di Innesti Neri e Bianchi; del brasiliano Carlos Adriano, nel cinema attivista ed ecologista di Tekoha : Images fallen from a state scandal – long live the struggle of the indigenous people; del tailandese Ukrit Sa-nguanhai, nel tunnel spazio-temporale della mise en abyme di Trip After; della sudafricana Jyoti Mistry, nella denuncia della violenza sulle donne di Cause of Death; dell’iraniana Maryam Tafakory, in una riflessione sulla prossemica delle immagini cinematografiche in Irani bag.
 
Il viaggio di UnArchive Found Footage Fest nell’universo del riuso filmico continua nel Fuori Concorso.
 
 
Proiezioni speciali
 
3 proiezioni dedicate a maestri internazionali e opere di particolare rilievo compongono il programma delle Proiezioni speciali.
Numi tutelari di questa edizione sono due maestri del cinema mondiale, capaci di trascendere il found footage in specchio della nostra contemporaneità: Werner Herzog e Alexander Sokurov. La visione di The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft dell’autore tedesco che da sempre esplora il confine tra cinema di finzione e cinema documentario e di Fairytale, in un viaggio dantesco attraverso gli immaginari politici del Novecento, sembrano comporre il perfetto manifesto della prima edizione di UnArchive FFF.
 
Un omaggio dovuto quello che il festival dedica al Premio Nobel per la letteratura 2022 Annie Ernaux, con Les Annes Super 8 diretto a quattro mani con il figlio David Ernaux-Briot. L’autrice volge lo sguardo ai suoi filmini di famiglia e ci conduce in un viaggio tra letteratura e cinema che impone una rilettura della storia delle donne nel secondo Novecento. Il film è proposto in abbinamento con un’altra opera liberamente ispirata alla letteratura della Ernaux, l’emozionante cortometraggio Gli anni di Sara Fgaier.
 
 
Frontiere
Frontiere è la sezione di 5 titoli internazionali che riflette sulle frontiere del found footage, in senso geopolitico ed estetico. L’esplorazione entra nelle maglie dell’intreccio tra storia e contemporaneità, valicando regimi politici e confini geografici: dal viaggio nella memoria personale e collettiva dell’ucraino Igor Ivanko con Fragile Memory all’ipnotica indagine sul senso dell’immigrazione nel portoghese Journey to the Sun di Susana de Sousa Dias e Ansgar Schaefer;  dall’intreccio tra avanguardia cinematografica e attivismo politico in  Before The Dying of the Light del marocchino Ali Essafi alla riflessione, cinefila e dissacrante, sui legami tra  arte, memoria e ideologia di The Potemkinists di Radu Jude; sino alla poetica evocazione della frontiera tra vita e morte attraverso antiche lastre fotografiche in Singing in the oblivion di Eve Heller.
 
 
Panorami italiani
 
Con gli 8 titoli di questa sezione ci addentriamo nell’immaginario ad alto tasso cinefilo di Una claustrocinefilia di Alessandro Aniballi, e nell’invenzione poetica di Laura Samani con il suo L’estate è finita – appunti su Furio. UnArchive Found Footage Fest ospita anche due recenti opere che, esaltando il patrimonio audiovisivo dell’Archivio Luce, esplorano vissuti femminili. Cipria, di Giovanni Piperno, è un viaggio nell’Italia all’alba della seconda guerra mondiale, tra magia dell’immaginario cinematografico, questione femminile e inquietante astrazione propagandistica dei film di regime. Svegliami a mezzanotte, di Francesco Patierno, il diario intimo e universale del mal de vivre di una giovane donna nell’Italia di oggi, tratto dall’omonimo libro di Fuani Marino, edito da Einaudi. Chiudono la sezione alcune incursioni estetiche ad alto tasso di sperimentazione: Statici e Marisa di Jacopo Quadri, rispettivamente azione di cannibalizzazione cinefila e struggente recupero di frammenti materni; Panorama e Supermarket di Gianluca Abbate, re-invenzioni collagistiche dell’umano troppo umano.
 
Due gli omaggi al cinema internazionale che attraversa i confini spazio-temporali tra le arti, viaggia sulle onde della sperimentazione, svela l’avanguardia del riuso creativo sin dalle origini del cinema.
 
 
Carte Blanche e retrospettiva
 
Philippe-Alain Michaud, filosofo e storico dell’arte, direttore del Dipartimento di cinema sperimentale del Centre Pompidou, presenta una selezione di found footage film conservati dalla prestigiosa istituzione culturale francese, in un programma diviso in due movimenti Cornell et all(ievi) e American distopies.
 
André Habib, professore di cinema dell’Università di Montreal, cura una selezione delle opere dell’artista canadese Louise Bourque, dal titolo No place like home. I film, frutto di interventi di manipolazione diretta sulla pellicola, sono proiettati per la prima volta in Italia, in 16 e 35 mm.
 
 
IDFA ReFrame Award @Unarchive
 
UnArchive Found Footage Fest ha anche il piacere di annunciare lo spazio IDFA ReFrame Award @Unarchive, frutto della partneship con il Festival internazionale del documentario di Amsterdam, che presenta a UnArchive il film vincitore del premio Beeld & Geluid IDFA ReFrame Award 2022, Private Footage della brasiliana Janaína Nagata.
 
 
Riuso di classe
 
Sezione che ospita 30 opere di cortometraggio provenienti dai principali percorsi formativi italiani dedicati al riuso creativo delle immagini (Premio Zavattini, Residenza Artistica Suoni e Visioni, NABA, CSC di Roma e Palermo, Università IUAV di Venezia, Re-framing home movies).
 
 
Unarchive Expanded
 
Sezione dedicata a proposte di cinema espanso nello scenario del Tempietto del Bramante, dove si rinnova il dialogo tra spazi e immagini, con l’istallazione di opere al confine tra esperienza cinematografica e video arte: il lavoro di intervento sulla pellicola e l’esperienza dell’oculus in Mani Materia Memoria, l’opera cinepoetica in VR di Leonardo Carrano, con la voce di Antonio Rezza, e una limited edition di cortometraggi a firma dell’artista statunitense Bill Morrison, dal titolo Decay Dance.
 
 
Live performance
 
Nella prima edizione del festival non poteva mancare l’esperienza delle Live performance. Tre cineconcerti dedicati all’interazione tra musica dal vivo e immagini del passato, sulla scena iper-contemporanea dell’Alcazar: Suono In Un Tempo Trasfigurato di Francesca Bono (Ofeliadorme) e Vittoria Burattini (Massimo Volume), in una sonorizzazione dal vivo di film sperimentali di Maya Deren e Marinella Pirelli, realizzata grazie alla collaborazione con Archivio Aperto – Associazione Home Movies; Bestiario, di Davide Toffolo, galleria di disegni, immagini d’archivio e testi autografi, che hanno per protagonisti animali di ogni specie, accompagnata dalla musica e dalle parole del fumettista e leader dei Tre Allegri Ragazzi Morti;  Arrivederci Berlinguer! una rivisitazione de L’Addio a Enrico Berlinguer per la regia di  Alessandro Rossi e Michele Mellara, con le musiche composte ed eseguite dal vivo da Massimo Zamboni (CCCP, CSI), prodotto da AAMOD e Cinema Zero in collaborazione con Mammut Film.
 
 
Panel e tavole rotonde
 
UnArchive Found Footage Fest vuole essere uno spazio di dialogo sul presente e il futuro delle immagini d’archivio. Per questo, nella cornice dell’Accademia di Spagna, si tengono una serie di incontri che accompagnano le giornate del festival. Il desiderio di esplorare le diverse anime del riuso creativo – dalla conservazione all’accesso dei documenti, dalla formazione alle diverse pratiche artistiche – nasce dal confronto tra artisti, curatori, studiosi e addetti ai lavori, in collaborazione con alcune istituzioni del mondo degli archivi audiovisivi.
Tre i momenti previsti: il panel Buone pratiche per gli archivi.  Un confronto tra archivi sul trattamento dei patrimoni audiovisivi, dalla conservazione alla fruizione dei contenuti, al quale partecipano rappresentanti di cineteche e archivi cinematografici; il panel Riuso di classe. Un confronto tra i principali percorsi formativi dedicati alle pratiche del found footage, in cui si confrontano diverse esperienze di corsi, scuole e residenze artistiche; la tavola rotonda Poetiche del riuso nel contemporaneo. Forme, pratiche, esperienze con alcuni degli artisti internazionali presenti al festival (André Bonzel, Eve Heller, Alexander Markov, Richard Misek, Bill Morrison, Bianca Stigter, Peter Tscherkassky, Radu Jude, Firouzeh Khosrovani…).  
 
 
Masterclass
 
Il festival ospita, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia, la masterclass del regista rumeno Radu Jude, Orso d’oro al festival di Berlino 2021 (con la satira di Sesso sfortunato o follie porno). Eclettico e spericolato, con il suo cinema Jude spazia dal teatro alla televisione, dall’architettura alla fotografia. Nel corso della conversazione, rivolta a tutti gli studenti di cinema e aperta al pubblico, il regista rumeno parlerà dello specifico del suo lavoro con i materiali d’archivio presenti in alcuni dei suoi film: attraverso il suo sguardo lucido e investigativo, Jude interroga le rappresentazioni storiche e cinematografiche del passato del suo paese.
 
 
Origine
 
Il termine unarchive (mutuato dal linguaggio informatico, letteralmente “dis-archiviare”), rappresenta il comune denominatore di alcune iniziative promosse nel corso degli ultimi anni dall’AAMOD in campo formativo e produttivo, volte a un riuso delle immagini intese non solo come documento storico, secondo l’interpretazione più diffusa del cosiddetto “repertorio”, ma anche come materia cinematografica viva, capace di produrre ulteriori significati, in relazione a concezione filmiche diverse da quelle originarie. 
 
La prima edizione di UnArchive Found Footage Fest, di cui è stata realizzato un “numero zero” nel dicembre 2021, si pone come occasione internazionale di conoscenza, incontro e confronto attorno alle diverse pratiche di riuso che stanno catalizzando la ricerca espressiva di cineasti e videoartisti, animatori e performer, archivisti e curatori d’arte.

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