“Per il mio bene”: Emozioni, Simbolismi e la Magia della Musica di Germano Mazzocchetti

“Per il mio bene” rappresenta l’esordio nel cinema di finzione del regista Mimmo Verdesca, già abile e attento documentarista, che affronta in questo suo felice debutto temi complessi come la maternità e l’identità.

Il film, in uscita il 5 dicembre in tutte le sale italiane, si distingue per la sua narrazione lenta e riflessiva, caratterizzata da pause drammatiche che amplificano l’emotività della storia, resa ancora più intensa dalle magistrali interpretazioni di Barbora Bobulova e Marie Christine Barrault, conferendo autenticità e indagando sui colori espressivi dell’anima in un complicato rapporto tra madre e figlia.

Se l’accurata fotografia, firmata da Federico Annicchiarico, suggerisce negli interni l’estetica dei dipinti di Vermeer, con tableaux vivants che evocano il neorealismo e nature morte ottocentesche, gli esterni, girati tra Verona e il lago di Vico, offrono un contesto visivo altamente suggestivo che arricchisce la narrazione e dove le acque lacustri sono foriere di segreti affidati alla deduzione.

La regia si sofferma in più parti, lungo il dipanarsi della storia, su gesti dalle valenze simboliche, aperti all’interpretazione soggettiva – come una mano calda sul materiale grezzo e freddo di una fabbrica di marmo e come un libro chiuso all’istante da una figlia adolescente (interpretata dalla bravissima Sara Ciocca) che invoca inutilmente l’affetto della madre: sono piccole partiture semantiche che rivelano a poco a poco il dramma interiore dei personaggi, stufi quasi di interrogarsi sul proprio destino esistenziale.

In particolare, la sceneggiatura, firmata da Verdesca insieme a Monica Zapelli e Pierpaolo De Mejo, intreccia abilmente i temi dell’esistenza, del dare e del sapere, creando un filo conduttore che guida lo spettatore attraverso le sfumature emotive della storia. La colonna sonora, infine, composta da Germano Mazzocchetti, accompagna con delicatezza le scene, emergendo nei momenti di maggiore intensità emotiva e culminando in un finale che, pur riconoscendo il dolore intrinseco della vita, offre una catarsi al cuore dello spettatore.

La poetica di Germano Mazzocchetti, musicista noto in particolare per le sue composizioni teatrali – oltre a note serie tv e ad una interessante produzione discografica folk, fonde tradizione e innovazione, creando atmosfere che spaziano dal jazz alla musica popolare mediterranea. Abbiamo avuto l’opportunità di intervistarlo per farci raccontare il suo punto di vista e la sua collaborazione al film “Per il mio bene”.

Maestro Mazzocchetti, Lei ha già collaborato in passato con il regista Mimmo Verdesca, ma con musiche per documentari. Come si è evoluto il vostro rapporto professionale nel passaggio alla fiction cinematografica?

Io e Mimmo ci conosciamo dal 2006 quando Mimmo collaborava in teatro con Fabio Grossi e Leo Gullotta e realizzava di quegli spettacoli anche le riprese televisive. Erano lavori molto particolari, che mi colpivano per originalità ed eleganza: ne ricordo uno tra tutti che è rimasto particolarmente nella mia memoria, “Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello. In seguito Mimmo iniziò a realizzare dei documentari. Il primo, “In arte Lila Silvi”, era sulla celebre diva dei telefoni bianchi ma anche cantante. In quel contesto ci stiamo sbizzarriti sulla musica anni Trenta e Quaranta divertendoci a citare quell’epoca in particolare.

“Protagonisti per sempre” invece era un altro documentario incentrato su quegli attori che hanno interpretato film poi divenuti famosissimi e poi in qualche modo sono scomparsi, come i protagonisti di “La vita è bella”, “La ciociara”, “Ladri di biciclette… Lì ci siamo avvicinati a quello che poteva essere una colonna sonora di un film di finzione. In tale ambito Mimmo mi diceva sempre che al suo primo film mi avrebbe chiamato per scriverne la partitura musicale e così, dopo alcuni anni, ecco che ha mantenuto la sua parola.

Qual è stato il primo impatto con il soggetto di questo film?

Quando mi portò per la prima volta la sceneggiatura, rimasi colpito dall’argomento, decisamente molto forte e drammatico e ho cercato di compenetrarmi subito nel ruolo, spinto anche dalla forza e incisività di una scrittura che ti arriva subito. Bella l’idea, bella come è sviluppata e come è stata concepita strutturalmente. Ho vissuto qualche fase della sceneggiatura sul finale, nelle ultime stesure, quando accorciavano o modificavano alcune scene. A quel punto avevo comunque iniziato a lavorarci.

Quanto ha influito il regista sul processo compositivo della colonna sonora?

Mimmo ha avuto sempre le idee molto chiare su quello che voleva e quello che non voleva. Non desiderava musiche invadenti – e su questo mi trova assolutamente d’accordo a prescindere dal film – e non voleva utilizzare strumenti a fiato. L’atmosfera che ricercava doveva infatti essere morbida. Abbiamo quindi lavorato subito sull’organico, scegliendo il pianoforte e una orchestra d’archi. Successivamente ho proposto una chitarra e, benché inizialmente fosse un po’ scettico, quando è arrivato in studio di registrazione, si è convinto anche di quella, che è stata suonata da Marco Acquarelli, membro del mio ensemble musicale.

Come ha lavorato sui temi del film?

Ho proposto a Mimmo diversi temi: alcuni li ha scelti, altri no e abbiamo lavorato su quello che lo convincevano di più. L’idea che perseguiva era quella di poche note scarne, con qualche sconfinamento nel minimal, e che fosse efficacie anche a livello narrativo. Seguendo questo concetto molto chiaro ho scritto diversi temi.  Ho realizzato dapprima una versione solo per pianoforte, di modo che il montatore potesse lavorare già sulle musiche del film. In questo devo dire Alessio Doglione ha realizzato al montaggio un lavoro capillare di grande levatura e funzionalità.  

Ci sono state scene tagliate con della musica che ti stava particolarmente a cuore?

Come sempre accade le scene possono essere tagliate o rimontate a seconda delle esigenze narrative. Di ogni scena vedevo durante la lavorazione la chiusura con le musiche, ma per quanto possano essere state alleggerite in alcune parti è il prodotto finale quello che conta.

Elisabetta Castiglioni

PER IL MIO BENE

un film di Mimmo Verdesca

regia MIMMO VERDESCA

soggetto e sceneggiatura MONICA ZAPELLI, PIERPAOLO DE MEJO, MIMMO VERDESCA

fotografia FEDERICO ANNICCHIARICO

montaggio ALESSIO DOGLIONE

musiche GERMANO MAZZOCCHETTI

edizioni musicali New Emergency Srl

scenografia STEFANO MARIA ORTOLANI

arredamento LIVIA DEL PRIORE

costumi LIA MORANDINI

suono GILBERTO MARTINELLI, BRUNO GLISBERGH

casting PINO PELLEGRINO U.I.D.C.

aiuto regia ANDREA VELLUCCI

trucco LORELLA DE ROSSI

acconciature DONATELLA BORGHESI

operatore alla macchina FRANCESCO ARGENZIANO

direttore di produzione PIER PAOLO DI ROSA

organizzatore generale GIUSEPPE MANZI

produttore esecutivo DAVIDE TOVI

produttore delegato CLARICE CARTIER

prodotto da MARCO POCCIONI, MARCO VALSANIA

una produzione RODEO DRIVE con RAI CINEMA

opera realizzata con il sostegno della  Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo

distribuzione 01 DISTRIBUTION

nazionalità ITALIANA

anno di produzione 2024

durata film 100’

uscita nelle sale 5 dicembre 2024

cast artistico BARBORA BOBULOVA, MARIE CHRISTINE BARRAULT e STEFANIA SANDRELLI

con SARA CIOCCA, GRAZIA SCHIAVO, FABIO GROSSI, GUALTIERO BURZI, e con la partecipazione di LEO GULLOTTA

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