Globe theatre. Intervista a Claudia Balboni, splendida Titania shakespeariana

 

ROMA – Un sorriso dolce e uno sguardo malinconico. È così Claudia Balboni, attrice e doppiatrice, leggiadra come Titania, la regina delle fate che interpreta in “Sogno di una notte di mezza estate” al Silvano Toti, Globe Theatre di Roma. Protagonista per l’ottavo anno consecutivo: il primo senza il regista Riccardo Cavallo, suo compagno di vita. Insieme fin dal liceo, uniti dalla passione per il teatro: l’uno dietro le quinte, l’altra sulla scena. 

D. Hai curato la regia di “Sogno di una notte di mezza Estate” in questa edizione?

C.B. “Più che della regia, mi sono occupata di coordinare lo spettacolo: dopo otto anni recitiamo ormai in automatico. Si è trattato soltanto di riallestire: ‘ripulire’ le parti, definire le luci e gli aspetti tecnici”.

D. Si dice che dietro un grande uomo c’è una grande donna. È stato così anche per te? 

C.B. “Preferirei al contrario: ‘Dietro a una grande donna c’è spesso un grande uomo.’ Ciò detto: si tratta di incontri propizi, tra persone con comuni affinità elettive e simili interessi.”

D. Citando Dante, si può dire che “galeotto fu” il teatro? 

C.B. “In realtà, ci siamo incontrati sui banchi di scuola, in questo caso sarebbe più giusto affermare: ‘Galeotto fu Dante’. Crescere insieme ci ha agevolato nel perfezionarci, ognuno nel suo ambito: io doppiatrice e attrice, lui regista di teatro e televisione”.

D. Attrice di teatro e doppiatrice di successo. Se dovessi scegliere tra le due professioni, quale preferiresti?

C.B. “Senza dubbio, attrice. Nasco attrice, per caso fui notata in uno spettacolo agli inizi della mia carriera artistica da Mario Maldesi, noto direttore del doppiaggio dell’epoca, curatore anche del doppiaggio di ‘Arancia Meccanica’. Mi assunse subito: sono stata fortunata, non ho fatto gavetta. Devo ringraziare la mia estensione vocale, che si presta molto. Ho doppiato attrici molto diverse tra loro: da Mia Farrow a Emma Thompson.

D. Nel teatro prediligi i personaggi complessi: Virginia Wolf, Karen Blixen, Eszter (tratto dall’Eredità di Eszter di Sandor Marai). Come mai?

C.B. “Sì, scelgo sempre ruoli difficili: amo mettermi alla prova. L’ultimo in ordine cronologico è stato, appunto, ‘L’eredità di Ezster’ che è tratto solo idealmente dal romanzo omonimo, ma è una versione originale di Riccardo Cavallo. Insieme abbiamo adattato molte opere letterarie: alla base l’idea che il teatro sia molto affine alla pagina scritta, con ampi spazi concessi all’immaginazione”.

D. E in che modo ti prepari?

C.B.“Lavoro molto sul personaggio. Studio a fondo l’epoca storica, il costume, la società. Un compito agevolato nei ruoli tratti da opere letterarie, dove c’è a disposizione molta bibliografia. La parte più interessante del nostro mestiere è proprio questa: intuire il pensiero del soggetto da interpretare. Il gradimento del pubblico è la misura della mia riuscita”.

D. Qual è il personaggio che hai amato di più?

C.B.“Tra i tanti, il mio preferito è Titania: un soggetto lirico, dalle plurime interpretazioni. Nello spettacolo si è preferito valorizzarne la sfumatura comica, trattandosi di una pièce divertente. Un personaggio buffo, con le movenze di un animaletto, ma con un fascino nostalgico che mi rappresenta molto. È la malinconia, il denominatore comune a tutte le mie interpretazioni”.

D. Progetti teatrali per il futuro?

C.B. “In primavera, a grande richiesta, riallestirò ‘Miss Dallaway’ di Virginia Wolf al teatro Stanze Segrete, per la regia di Riccardo Cavallo. Un testo di rara complessità per gli attori: nel cast sarà presente anche Martino Duane, che in ‘Sogno di una notte di mezza estate’ interpreta Teseo, il Duca d’Atene”.

D. E a un nuovo corso da regista hai mai pensato?

C.B. “Vorrei, ma dalla scomparsa di Riccardo mi trovo in una fase di transizione. Mi sento un po’ Titania: sospesa ‘tra sogno e realtà’. Sto, intanto, lavorando al riadattamento di ‘Le onde’ di Virginia Wolf. Vedremo cosa accadrà!”

D.Un consiglio alle giovani donne che aspirano a diventare attrici?

C.B.“Tutto sta nel capire cosa si vuole: se si ricercano fama e facili guadagni il teatro non è la scelta appropriata. È un lavoro duro, ma gratificante: non potrei davvero farne a meno!”

 

 

 

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