“Non sposate le mie figlie”: merita il prezzo del biglietto. Recensione. Trailer

ROMA – Non sposate le mie figlie, campione d’incassi d’oltralpe, è una deliziosa commedia di Philippe Chauveron, che gioca sapientemente con i pregiudizi razziali di una Francia laica, apparentemente integrata, in realtà conservatrice e ancorata alla tradizione gaullista.

Con humour e sagace ironia viene descritta dal regista, anche co-sceneggiatore insieme a Guy Laurent, la vita di una coppia di provincia, borghese e cattolica, sconvolta dai matrimoni multietnici delle loro 3 figlie maggiori, rispettivamente con un musulmano, un ebreo e un cinese. E l’unica chance rimastagli di nozze religiose e tradizionali è la figlia minore, ancora nubile. Un sogno destinato a infrangersi presto: la più piccola si fidanzerà sì, con un cattolico e di nome Charles, come il compianto generale De Gaulle, ma di origini ivoriane. Come in “Indovina chi viene a cena” di Stanley Kramer, del ’69, è proprio a cena fuori che avverranno le presentazioni tra i genitori di lei e il bel fidanzato nero. Un duro colpo per la coppia, che reagirà al primo impatto con tutto il savoir faire e l’educazione di cui dispongono, per poi far esplodere tra le mura di casa tutta la loro frustrazione. Ma peggio di loro, reagiranno alla notizia del matrimonio, i genitori di lui, in Costa d’Avorio soprattutto il padre ex militare, pieno di livore mal sopito, nei confronti della Francia imperialista. Battute e dialoghi brillanti che sfatano il mito del razzismo monodirezionale, mostrando che la paura del diverso non ha confini né di religione, di etnia o di convinzione politiche.  Muri ideologici che “in pieno stile francese” verranno travolti a tavola, tra un calice e l’altro di vino francese e un bel piatto di fillet mignon. 

Di una comicità disarmante con alcuni siparietti che meritano il prezzo del biglietto. Tra questi, memorabile è la scena delle presentazioni tra la famiglia francese di lei, elegante e impettita nella loro splendida villa in campagna e la famiglia ivoriana di lui, appena atterrata in Francia, con il padre, che indossa il bubù, la veste tradizionale africana, in segno di sfida: sguardi attoniti e imbarazzati tra i presenti, che suscitano una spontanea ilarità. Divertente anche l’unione solidale dei generi, tutti immigrati di seconda generazione, contro “il ragazzo nero”, a loro volta intolleranti e timorosi di “dividere la fetta di torta”. 

Bravi e convincenti Christian Clavier, ( Asterix e Obelix) e Chantal Lauby (Le cage doree), perfetti nelle vesti di genitori di provincia, all’antica, ma aperti al prossimo, come nella migliore tradizione gollista. 

Un film paradigmatico, che affronta col sorriso, temi quali l’integrazione e la società mista: problemi che in Francia, ora più che mai, non sembrano ancora superati.

Non sposate le mie figlie (97’)

dal 5 febbraio al cinema

Con Christian Clavier, Chantal Lauby, Ary Abittan, Medi Sadoun, Frédéric Chau, Noom Diawara, Frédérique Bel, Julia Piaton, Emile Caen, Elodie Fontan, Pascal N’zonzi

Distribuzione: 01 Distibution

Non sposate le mie figlie – Trailer

 

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