Teatro Parioli. “La monaca di Monza”. Storia e psiche. Recensione

La Monaca di Monza: tra intimi percorsi di storia e psiche si dipana la performance di Walter Cerrotta e Yvonne Capece al Teatro Parioli di Roma

ROMA – La forza della parola sprigionata da Giovanni Testori in un testo alquanto complesso e dedicato ad un’interpretazione sofferta e dalle sfaccettature più intrinseche è la scelta compiuta dall’attore e interprete Walter Cerrotta per una messa in scena alquanto originale nell’ambito della rassegna Primo Sale, in scena in questi giorni al teatro Parioli Peppino De Filippo di Roma. Interprete de “La monaca di Monza” (sublime per intensità espressiva e variazioni vocali sulla condizione femminile della segregazione del personaggio) è Yvonne Capece, sola sul palcoscenico a pochi centrimetri dagli spettatori vista l’ambientazione originale prescelta per una perfetta integrazione attore-spettatore, ma per nulla intimorita di affrontare per un’ora di seguito il percorso più intimista del personaggio reso celebre dal Manzoni e qui proposto nei suoi risvolti tragicamente umani. Tra carnalità e sacralità, il gioco delle distanze fisiche e mentali tra i protagonisti (due in scena ma con altre figure drammaturgiche rese vive da Perrotta nei suoi cambi di registro e abito) si dipana in uno spazio claustrofobico a metà tra Chiesa o prigione, tra orto peccaminoso e osteria degli incontri che, illuminato da parte a parte con suggestive sfumature cromatiche, ci trasmette il senso di inadeguatezza dell’essere umano, coinvolto in azioni dettate a volte dal cuore, a volte dal fisico, ma che non riescono a soffocare la negatività di un pensiero subliminale comunque intriso di angoscia.

Siamo nel XVI secolo quando Marianna de  Leyva, figlia  del  conte  Martino e  di  Virginia Maria  Marino, divenne monaca assumendo il nome di Suor Virginia Maria. Vent’anni dopo, durante il processo che la vide coinvolta nell’omicidio della conversa Caterina Cassina da Meda, dichiarò di essere stata chiusa in monastero dai suoi contro la propria volontà e di essere stata iniziata agli ordini sacri in modo non conforme alle regole. Venne accusato con lei il conte Gian Paolo Osio, suo amante da quasi dieci anni. Nel 1610 Suor Virginia fu murata viva in una cella larga due metri per tre, con un solo foro nella parete per ricevere cibo e aria. La condanna prevedeva che rimanesse rinchiusa per il resto della vita. Anche se successivamente fu il cardinale Federico Borromeo, colpito dall’eccezionalità del percorso di redenzione della monaca, a liberarla tredici anni dopo e a lasciarne la prima testimonianza scritta, la storia scenica finisce qui, con la condanna, a riprova dell’intenzionalità della pièce a colpire nei segni più drammatici della questione amorosa. Non pentimento ma solo accanimento quello della monaca nei confronti del padre, della superiora, della “spia” che la ricatta dopo averla colta in atteggiamenti intimi con l’amante…  Un accanimento che trova sfogo anche nella sessualità dirompente di un coito forse cercato ma poco goduto, quale sfida a se stessi e alle regole che, per forza di cose, devono essere trasgredite. Se Perrotta è un eccelso amante e tentatore a tutto tondo, e la sua versatilità espressiva raggiunge significativi picchi anche nell’interpretazione degli altri personaggi femminili, è sicuramente la Capece a sublimare le intenzionalità della vergine omicida con una foga da femmina in catene e al tempo stesso una figlia e una donna che lottano insieme per far valere i propri diritti in un’epoca in cui è impossibile superare il padre-padrone, sia esso di origine genetica o politica o ecclesiastica.

Stupore e commozione alla fine dei 60 minuti, a riprova che Testori e la forza sanguigna del suo verbo hanno trapassato sia gli interpreti che i convenuti alla profana (più che sacra) rappresentazione.

Elisabetta Castiglioni

Teatro Parioli Peppino De Filippo
Via Giosuè Borsi, 20 – 00197 Roma 

PRIMO SALE
rassegna teatrale di artisti emergenti
a cura di Giulio Baffi

16-17 ottobre 2015 – ore 21

LA MONACA DI MONZA
di Giovanni Testori
Regia e Interpretazione Yvonne Capece e Walter Cerrotta

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