Film. “L’ultima parola, la vera storia di Dalton Trumbo”. Il coraggio di difendere la libertà di pensiero

ROMA – Avvicente, drammatico dalle sfaccettature ironiche e amare. Certo, “L’ultima parola, la vera storia di Dalton Trumbo”, è una delle ennesime testimonianze di come l’America abbia guardato e di conseguenza trattato coloro che sono stati considerati i “nemici” di una nazione infervorata da un nazionalismo che spinge il “diverso” all’emarginazione, all’esclusione, se non alla totale cancellazione. 

La storia di Donald Trumbo  racconta le vicende vere di uno dei più creativi sceneggiatori che Hollywood abbia mai conosciuto e che  Bruce Cook aveva già raccontato nel suo libro. 

Siamo a cavallo degli anni 50 e 60 in piena guerra fredda, lo stesso periodo in cui i neri stanno lottando per raggiungere la parità dei diritti. Dalton è considerato uno dei più affermati e pagati sceneggiatori di Hollywood. Attivo nel sindacato, lotta perché tutti possano godere di un’equa retribuzione, si batte per per uno stato di diritto, come recita la Costituzione. Ed è proprio la sua fame di “giustizia”, in un ‘america cinica e distratta, che lo porta ben presto davanti al Comitato delle Attività Antiamericane. Etichettato come anti americanista, Trumbo non si arrende e continua a difendere i  diritti, si batte per la libertà di pensiero e di parola. Così ben presto si ritrova solo, senza un’occupazione e senza soldi, abbandonato dagli amici che prima gli avevano procurato lavoro e tradito da chi lo aveva un tempo sostenuto. Annoverato nella cosiddetta lista nera della Cia, Trumbo viene incarcerato come un nemico della patria e anche dopo il rilascio non troverà più lavoro. Scriverà quindi scenenggiature sotto falso nome, come “Vacanza Romane” o “Spartacus” e solo a distanza di anni gli verranno attribuiti i suoi lavori e i riconoscimenti.

Quella di Trumpo è stata un’epoca costellata da fatti importanti in cui anche i lavoratori di Hollywood reclamavano i loro diritti, tentando di discutere un modello sociale diverso da quello capitalistico americano, spingendosi verso quell’ideologia che incarnava la giustizia sociale e la parità dei diritti. Ma quando l’equazione comunismo-Russia diventa uguale a nemico  la caccia alle streghe aveva inizio.

Certo questo non è come un film alla Ken Loac che si addentra nel mondo operaio delle ingiustizie, è il mondo ovattato di Hollywood, in un’America sospettosa e intimorita dalla guerra fredda e dal nemico ovunque. Ma il messaggio di perseverare nelle proprie idee con onestà intellettuale rimane vivo fino all’ultimo secondo del film. Combattere fino alla fine per difendere l’ostilità di un mondo in cui la discriminazionoe regna sovrana è la componente dialettica di questa “pellicola” che vale la pena di vedere. Certo a Trumbo è andata bene, nonostante tutto. Ma non sempre è andata così. Tanti altri, quella della lista nera a cui Trumbo è appartenuto, sono stati confinati alle loro idee e per questo ritenuti persone non più gradite. E questo film in una sola storia ha probabilmente voluto ricordarle tutte.

Trailer

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