“The Post”, la verità che sfida il potere

Meryl Streep ci aveva già abituati a ruoli impegnati, quindi se l’avevamo amata nei panni dell’editrice Clarissa Vaughan in “The Hours” o nei panni di Miranda Priestley, non possiamo rimanere delusi da questa sublime, magistrale interpretazione. Katharine Graham, il suo nuovo personaggio, è totalmente differente dalla cinica e arrivista direttrice di Runway.

E’ una donna che non ha il pallino per la carriera, né le è mai passato per l’anticamera del cervello di sacrificare allo scopo la famiglia e le amicizie, tanto che alla morte dell’editore suo padre, sarà suo marito a guidare il quotidiano di famiglia.

Kay, come tutti affettuosamente la chiamano, può risultare persino un po’ frivola, eppure, dopo la scomparsa dell’amato coniuge, sarà lei a prendere le redini del giornale locale, il Washington Post, e, con sorpresa di tutti i colleghi uomini, a fargli ottenere una quota in borsa e una posizione di primo piano nazionale. Mai avrebbe pensato di ritrovarsi sul banco degli imputati insieme al direttore del giornale rivale, il New York Times, né di diventare la donna più temuta dal Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon e dal segretario di Stato Henry Kissinger, i quali avrebbero fatto di tutto per impedire la pubblicazione delle 7000 pagine di un dossier segreto dell’ex segretario della Difesa McNamara contenente scottanti rivelazioni sulla guerra del Vietnam (e sulle pesanti responsabilità di Kennedy, Johnson, Eisenhower e Nixon), passate alla storia come “Pentagon Papers”.

Sembra la trama di un avvincente thriller in stile Fleming o Dan Brown e invece, senza mettere in scena inseguimenti, auto in fiamme, fughe e salti nel vuoto, Spielberg riesce a trasportarci in un avventuroso inno al giornalismo d’inchiesta e alla libertà di stampa attraverso una serie di sequenze dialogate. Ben Bradley, direttore di quello stesso giornale di cui Kay è editrice, interpretato da un intenso Tom Hanks, la mette in guardia con un aneddoto su Jackie Kennedy su come politica e giornalismo siano inconciliabili. 

Malgrado le intimidazioni, le minacce, i tentativi di dissuasione, Katharine difende con coraggio e grinta i suoi cronisti e farà pubblicare la documentazione provante come la guerra del Vietnam fosse stata ritenuta persa dai suoi stessi promotori.  Quello dei “Pentagon papers” per il Washington Post fu uno scandalo precursore del più famoso Watergate, che anni più tardi condurrà all’impeachment e alle dimissioni di Nixon. 

In un’epoca storica in cui la figura del giornalista è sempre meno incisiva,  i social media hanno preso il sopravvento e non è più rilevante arrivare primi, questo film giunge per ricordarci che la politica non può ergersi a detentrice della verità e controllare l’informazione in maniera orwelliana, e che i giornalisti non dovrebbero usare la professione come un trampolino per fare carriera in politica. 

 The Post concorre agli Oscar e Meryl Streep meriterebbe l’ambita statuetta, se non altro per l’innata capacità di passare dalla Lady di Ferro alla donna che mise in crisi uno degli uomini più potenti del mondo. 

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