“Preghiera, poveri e pace” per Papa Francesco descrivono la comunità di Sant’Egidio

ROMA – “Preghiera, poveri e pace”. Queste tre P sono per Papa Francesco le lettere più efficaci per descrivere l’operato della Comunità di Sant’Egidio, di cui quest’anno ricorre il Cinquantesimo anniversario dalla fondazione. Proprio per quest’occasione di festa Papa Francesco si è recato in visita a Santa Maria in Trastevere: una piazza gremita ad accoglierlo, malgrado il maltempo.

E subito ha invitato i cristiani ad aprire il proprio cuore senza fare discriminazioni. Inutile restare ancorati al passato, non è questo il tempo dei bilanci – ha detto – dobbiamo ripartire dalla parola di Dio per riuscire ad affrontare questo periodo dominato dalla paura e dalla rabbia davanti al fenomeno della globalizzazione. La parola di Dio è stata paragonata a una lampada, in un futuro sempre più precario, nella società liquida, sola certezza che ci illumina. Il Papa esorta a seguirla, a leggere la Bibbia e a pregare per essere strumenti di pace di Cristo, a dedicarci ai poveri, ai diseredati, agli ultimi e agli emarginati. Francesco è inclusivo, ascolta cosa hanno da dire gli anziani quando denunciano la loro solitudine, condizione sempre più difficile perché la vita si è allungata. Ascolta i giovani, che sono riusciti a ritrovare la voglia di sognare e la speranza di rendere questo mondo migliore con le scuole della pace e le visite agli anziani. Ascolta i rifugiati in fuga dalla guerra siriana e non smette mai di ricordarci che anche lui proviene dalle periferie. 

E’ questo suo modo diretto di comunicare che l’ha reso un’icona rivoluzionaria. Non mi sarei mai aspettato che un Papa potesse diventare popolare e acclamato come una rockstar. Mi piace perché parla a tutti: alle coppie dice “litigate ma fate la pace”, alle suore raccomanda di essere materne e non zitelle, di non fare pettegolezzi perché le chiacchiere sono come il terrorismo.  A Trump regala la sua enciclica “Laudato sì” sull’ambiente e lo prega di non chiamare le bombe “madri” perché le madri danno la vita, non la tolgono. Quando gli domandano come mai vive a Santa Marta e non negli appartamenti pontifici, risponde “per motivi psichiatrici”. Sì, perché anche lui per superare un momento di crisi interiore si è rivolto a uno psicoterapeuta. Quando ha bisogno di un nuovo paio di occhiali, esce per strada e va dall’ottico. Quando gli domandano cosa ne pensa degli omosessuali, risponde: “Chi sono io per giudicare?”. Se lui che è così importante non giudica e non usa il suo potere per prevaricare, perché tanti si ostinano a cedere alla rabbia, alla paura e cadono nelle grinfie del moralismo? 

Francesco sfida le sfere gerarchiche del Vaticano su temi etici come il biotestamento e la comunione per i divorziati, concede la grazia agli abortisti e condanna la pedofilia nella Chiesa, chiede scusa se riconosce di aver commesso un errore. Mentre molte persone comuni sembrano non conoscere il significato della parola “scusa”, trattano gli altri peggio degli animali, arroccate su posizioni irremovibili. Come vorrei che si riuscisse a vivere tutti insieme, uomini di etnie, lingue, culture, religioni ed estrazioni sociali diverse, sempre, non solo dopo fatti terribili come guerre o attentati, ma quando ci si riunisce per pregare. Quanto sarebbe bello se tutti potessero dedicare un po’ del loro tempo al prossimo, anche a coloro che fino a poco tempo prima consideravano invisibili, per aiutarli a superare i momenti di smarrimento, a uscire da uno stato di minorità cui sono stati condannati da una sorte avversa. Si obietterà che è solo utopia, ma lo sarà sempre finché non faremo nulla per cambiare le cose. 

Cosa fareste se scopriste che Dio è nero? L’ultima speranza che ci rimane è quella di affidarci ai giovani per abbattere le barriere che la storia ha eretto fra gli uomini. La libertà è già un privilegio di pochi, non possiamo permetterci di usarla egoisticamente per limitare o ledere l’altrui libertà. Se lo Stato non è in grado, non può, tutelare adeguatamente le minoranze, dobbiamo farci carico noi dei nostri fratelli affinché nessuno parta più svantaggiato di un altro. Non si può vivere tranquilli sapendo che non tutti possono accedere in egual misura al proprio benessere. Non può esserci pace se manca la giustizia sulla Terra, purtroppo l’interesse dei più si concentra sui beni materiali e non sulle persone reali. Ma se non si riesce a trovare negli altri un grande amore, dobbiamo trovarlo dentro di noi. 

Domenica ho percepito dentro di me un’emozione unica, fibrillazione, adrenalina a mille, in mezzo a tutte le persone accorse per vedere il Santo Padre. Una signora mi ha ringraziato per essere stato l’unico ad aver chiuso l’ombrello che gli copriva la visuale: “Sei un angelo” mi ha detto ed io mi sono sentito in pace. 

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