Teatro Quirino. “Così parlò Bellavista” incolla, coinvolge e diverte. Recensione

ROMA – Prima che si alzi il sipario una 128 gialla compare davanti alla platea, e già si sentono dei risolini. Così parlò Bellavista è tanto noto che alcuni spettatori conoscono le battute a memoria e ridono ancor prima che vengano pronunciate. In questi giorni, fino al 3 febbraio.

Il teatro Quirino di Roma ospita lo spettacolo.Tratto dal libro di Luciano De Crescenzo, già trasposto in film nel 1984, Così parlò Bellavista è ora adattato per il teatro da Geppy Gleijeses, sia regista che interprete ben calato nei panni di Gennaro.

Professore in pensione e filosofo per passione, Bellavista non si rassegna all’inattività e continua a insegnare. Nel palazzo in cui vive con la moglie Maria, una straordinaria Marisa Laurito, e la figlia Patrizia (Elisabetta Mirra), Bellavista tiene lezioni di filosofia ad una ristretta cerchia di discepoli: il vice sostituto portiere Salvatore (Benedetto Casillo), il netturbino Saverio (Vittorio Ciorcalo) e Luigino, il poeta (Gino De Luca). Con un busto di Socrate sempre accanto e una carta geografica a portata di mano, il professor Bellavista espone agli amici, riuniti attorno a un tavolo, la sua teoria che il mondo si divida in “uomini d’amore” e “uomini di libertà”. Napoli è per definizione la città dell’amore, roccaforte del primo tipo di uomini.

Gli eventi si susseguono e gli attori sono in grado di tenere incollati alla scena gli spettatori, partecipi e divertiti. Gli stereotipi tipici su Napoli e i suoi abitanti sono presenti nella commedia, sfruttati sia per essere sfatati che, talvolta, confermati; ma spesso le parole di Bellavista rovesciano la prospettiva dello spettatore. La tanto criticata abitudine partenopea di stendere i panni fuori dai palazzi, ascoltando il professore, si trasforma da un segno di sciatteria in un indicatore di poesia e di unione tra le signore napoletane che, per sistemare i fili, si sono messe d’accordo, hanno stretto amicizia. Attraverso gli occhi di Bellavista vediamo le case della città tutte legate da fili che le uniscono. Sono questi piccoli esempi che Bellavista usa per dimostrare di volta in volta la sua teoria che Napoli sia un luogo popolato da “uomini d’amore” mentre le città nordiche siano fatte di “uomini di libertà”.

Tra questi ultimi Bellavista annovera Cazzaniga (Gianluca Ferrato), vicino di casa appena trasferitosi da Milano, l’anti-napoletano per definizione. E’ puntuale, preciso, pare persino che esca in anticipo per recarsi in ufficio, si vocifera che addirittura beva il tè al posto del caffè. Almeno, questo è quello che i napoletani pensano di lui. Bloccato con Cazzaniga nell’ascensore guasto, Bellavista si rende conto che anche lui ha basato la sua antipatia per il vicino su degli stereotipi. Scopre che, benché nordico, Cazzaniga adora il caffè, non beve tè; e addirittura che il disprezzato panettone ha un buon sapore. Quando Cazzaniga dice che “i tedeschi non sono come noi italiani” – e lui lo sa, perché la moglie viene dalla Germania – Bellavista capisce che in fondo “siamo tutti i meridionali di qualcuno”, e che un “uomo d’amore” può nascere in ogni luogo, a qualsiasi latitudine. La prova attoriale di Geppy Gleijeses nei panni che furono una volta di De Crescenzo, è davvero riuscita. Porta in scena un personaggio che appartiene a “una Napoli che non c’è più”, che cerca di educare al bello mentre ciò che lo circonda gli rema contro.

Non mancano temi importanti come quello della Camorra, particolarmente sentito a Napoli, affrontato con una leggerezza che non ne intacca la serietà. La scenografia di Roberto Crea riproduce la facciata di palazzo Ruffo di Castelcicala in via Foria, dove De Crescenzo ambientò il suo film. Una imponente doppia rampa di scale su tre piani occupa il fondo della scena. Le luci di Ascione contribuiscono a creare l’atmosfera sospesa nel cortile in cui si svolge l’azione. Sfumano, cambiano tonalità, puntano sui personaggi e, solo al momento giusto, si spengono su di loro. La produzione, fortemente voluta da Alessandro Siani, è un omaggio all’opera del coautore Riccardo Pazzaglia, ormai scomparso, e di Luciano De Crescenzo, in occasione dei suoi novant’anni. I vari elementi che servono a costituire uno spettacolo teatrale – le scene, le luci, la regia – si intersecano qui perfettamente. La tempistica impeccabile fa si che non ci siano momenti morti, anche grazie alla presenza di comprimari che ripropongono alcune tra le scene più divertenti del film, come quella del cavallino rosso o del banco lotto. L’eccellenza del cast nel proporre le scene comiche e le riflessioni è decisiva. La magia di Napoli fa il resto.

Teatro Quirino

A Roma fino al 3 febbraio

Gitiesse Artisti Riuniti / Best live

GEPPY GLEIJESES

MARISA LAURITO BENEDETTO CASILLO (nel ruolo di Salvatore)

COSÌ PARLÒ BELLAVISTA

adattamento teatrale di Geppy Gleijeses

dal film e dal romanzo di Luciano De Crescenzo

regia GEPPY GLEIJESES

con Nunzia Schiano Salvatore Misticone

Vittorio Ciorcalo Patrizia Capuano

e Gianluca Ferrato (Cazzaniga)

e con Elisabetta Mirra Gregorio De Paola Agostino Pannone

Gino De Luca Ester Gatta Brunella De Feudis

scene Roberto Crea

musiche Claudio Mattone

costumi Gabriella Campagna

luci Luigi Ascione

Condividi sui social

Articoli correlati