Teatro Quirino: “Il malato immaginario”, attuale ancora oggi suscita risate liberatorie

Una sontuosa libreria troneggia sul palco del teatro Quirino aprendo la scena de “Il malato immaginario” di Molière, colma non di libri ma bensì di medicinali di ogni tipo, per soddisfare le tante richieste di Argante – un brillante Emilio Solfrizzi – intento a contare le altrettante fatture dei medici.

L’altezza di questa torre di legno dà subito la misura della follia di Argante, che in essa si cela per sottoporsi ai tanti clisteri e alle conseguenti sedute depurative. Giornate intere scandite soltanto dalle visite del medico “Purgone” e dai rimedi del farmacista, che ogni giorno vengono recapitati al nobile protagonista, insieme a una montagna di conti da pagare. Una vita senza colpi di scena per Argante che è, però, un paziente atipico: presunto malato di “fegato e milza” – pur sottoposto a una dieta ferrea e a continui enteroclismi – presenta una tempra forte e un carattere vitale, come dimostrano i continui battibecchi con la domestica Tonietta, con la quale si esibisce in comici siparietti. 

Si ripropone qui lo stilema tradizionale dell’atellana latina che prevede l’instaurarsi di un rapporto di fiducia tra padrone e servo – solitamente scaltro e pronto a tutto  – caratterizzato da dialoghi spassosi e in farsesco. E sin dall’inizio, s’intuisce, il ruolo centrale della collaboratrice domestica, interpretata da una strabiliante Lisa Galantini, che è la vera burattinaia della casa, agendo in prima persona per togliere dai guai il suo padrone, con un simpatico ed efficace artificio. Da un lato, aspira al comando, la seconda moglie Belinda – un’esperta Antonella Piccolo – che lo irretisce con tante moine, tentando di farsi lasciare tutto il patrimonio, con l’inganno, mentre il marito è ancora in vita; dall’altro c’è la figlia maggiore Angelica, in preda alla disperazione per il matrimonio combinato dal padre con un giovane medico inetto, malgrado fosse follemente innamorata di Cleante. E sullo sfondo, in primo piano, la sua ossessione per la medicina e i suoi rappresentati, gli unici di cui Argante si fidasse ciecamente, persino di fronte a prove certe di inettitudine. Infatti, tutta la commedia si snoda intorno all’ipocondria di Argante, che sobillato continuamente dal suo medico fidato Purgone, afferma di sentirsi sempre più malato, sebbene scoppiasse di salute. Il suo è un male “di vivere”, attuale oggi come allora, di cui Molière descrive già i sintomi, tutti emblematicamente raffigurati dalla figura del protagonista che altro non è che l’alter-ego dello stesso drammaturgo, profondamente deluso dall’incapacità dei medici di guarirlo dalla tubercolosi. Una satira mirata a colpire un’intera categoria professionale che per l’autore aveva quale l’unico scopo: “far fruttare la malattia, con la frode, con l’inganno”. 

Le battute originali “sagaci” sono preservate anche in questa versione di Guglielmo Ferro che ne cura l’adattamento e la regia, mantenendone lo spirito critico, che ben si adatta alla congiuntura pandemica attuale, dove gli stessi medici si fronteggiano su fronti opposti, a suon di sproloqui, piuttosto che dichiararsi fautori dell’oggettività scientifica. Una satira farsesca, che suscita grandi risate, esaltate dalla cifra umoristica di Emilio Solfrizzi: il vero mattatore della scena, che passa dal riso alla malinconia in un battito di ciglia; a fargli da spalla, nel fondamentale ruolo di Tonietta, una bravissima Lisa Galantini, che racconta di «essersi divertita in scena, pur avendo patito l’effetto dell’emozione alla prima romana». Esilarante il suo siparietto in spagnolo che afferma «di aver concordato con il regista dopo averlo provato in portoghese e in francese, ribadendo, inoltre, l’importanza della “coesione del gruppo”  per un buon esito». 

Uno spettacolo davvero ben riuscito, che in maniera catartica, seppellirà le nostre paure in una risata liberatoria. In scena per tutto il periodo natalizio.

Al teatro Quirino in Roma, dal 21 dicembre al 9 gennaio 

“Il malato immaginario” di Molière

per l’adattamento e la regia di Guglielmo Ferro

con Emilio Solfrizzi, Lisa Galantini, Antonella Piccolo, Sergio Basile, Viviana Altieri, Cristiano Dessi, Pietro Casella, Cecilia D’amico e Rosario Coppolino

 

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