“NOI SIAMO ALITALIA – Storia di un paese che non sa più volare”, il docufilm al cinema Farnese

Il film è, dedicato alla memoria del pilota trentottenne Francesco Fasolo, lanciatosi nel vuoto per non aver retto al peso della perdita del lavoro. Fasolo, 38 anni, era uno dei 1322 dipendenti licenziati lo scorso gennaio da Air Italy

ROMA – “NOI SIAMO ALITALIA – Storia di un paese che non sa più volare”, il docufilm ideato da Alessandro Tartaglia Polcini e diretto da Filippo Soldi, esce in sala e sarà al Cinema Farnese, a Roma, il 14 novembre alle ore 21.00. 

Il soggetto e la sceneggiatura sono di Filippo Soldi, Maria Teresa Venditti, Annamaria Sorbo, Alessandro Tartaglia Polcini. Le musiche di Alessandro Michisanti.

Nel documentario sono presenti gli interventi del giornalista de Il Sole 24 Ore Gianni Dragoni e di Fabrizio Tomaselli, tra i fondatori del sindacalismo di base, inoltre gli interventi dei maggiori esperti del trasporto aereo nazionale ed esteri.

Alitalia, il più grande licenziamento di massa

artwork-noi-siamo-alitalia-web.jpgAlitalia, che ha rappresentato uno dei maggiori asset del Paese, da più di una anno non esiste più.  Il documentario riporta le reali circostanze che hanno causato il più grande licenziamento di massa mai avvenuto nella storia della Repubblica: 11.000 lavoratori.

Il film, produzione indipendente di Associazione Culturale Ticto, Alessandro Tartaglia Polcini, con la collaborazione di Own Air, intende  sollevare dubbi, sollecitare riflessioni, riportare i fatti nella loro realtà, attraverso le dichiarazioni dei protagonisti di questa articolata, drammatica vertenza.

“A poche ora dalle dimissioni del Presidente di ITA Airways, e al di là della ridicola pantomima trascinata per mesi – spiega una nota – si colpisce la coerente chiusura di un’avventura creata, gestita, organizzata (anche nella selezione del personale dirigente) in prima persona da quello che era considerato il massimo esperto italiano, europeo e mondiale di questioni economico/finanziarie”.

Nel docufilm quattro giovani autori, incaricati da una casa di produzione cinematografica, devono scrivere una docu-fiction sulla chiusura di Alitalia. Nessuno di loro, però, è in grado di capire niente delle sue complesse questioni aziendali ed economiche che hanno  condotto a questo risultato. Chiedono, quindi, di incontrare esperti che possano fargli da guida. Scoprono una realtà che ha avuto un impatto devastante sulla vita delle persone e sull’intero paese. Ma ce ne siamo davvero accorti?

Un gesto rivoluzionario?

Racconta il regista Filippo Soldi: Quando Alessandro mi ha proposto un documentario su Alitalia, credo di avere sbuffato: “Ancora con questi privilegiati?”. Poi, per liberarmi della sua insistenza, mi sono sforzato di capire. Non tutto, almeno qualcosa, anche solo per motivare il mio “no”. Ma, intanto, senza che me ne rendessi conto, era cominciata l’avventura. Acquisivo consapevolezza che il fatto di non avere capito niente era stato perfettamente funzionale alla mia adesione alla “narrazione dei privilegiati”. La mia “non comprensione” era stata la rotella di un meccanismo. E più mi sforzavo di capire, più quella narrazione, che oggi non esito a definire “criminale”, si sfaldava. Non restava niente, e da quel vuoto mi apparivano solo i volti di chi, quella vicenda, l’ha vissuta

dall’interno. Mi arrivavano le loro voci, la loro disperazione sempre dignitosa, i loro sguardi. Mi arrivava l’amore che, nonostante tutto, ancora usciva dalle loro parole. Amore per cosa? Amore per un’azienda che non era solo un’azienda, ma era anche un mito. Mi tornava alla memoria l’emozione che, ragazzino, provai quando salii per la prima volta su un aereo Alitalia. Il sorriso della hostess, l’orgoglio di essere su quell’aereo, il mio fare finta di esserci abituato, anche se era la prima volta e non sapevo niente di quello che dovevo fare, non sapevo nemmeno come allacciare la cintura, ma cercavo di guardare come facevano gli altri per camuffare la mia inesperienza. Perché viaggiare Alitalia era un valore. Era una cosa che ti faceva sentire figo. Era bello e rassicurante. Forse sto per usare parole che non sono tanto attuali, ma chi se ne importa: per me capire, a questo punto, era un vero dovere morale. Perché quel sogno è finito? Era necessaria la sua fine? Era inevitabile? Vorrei che questo lavoro facesse fare a tutti il cammino che mi ha costretto a fare e a tutti dicesse: “fermati, cerca, prima di tutto, di liberarti di quello che ti hanno raccontato, cerca di capire. Poi il tuo pensiero potrà formarsi, ma, a quel punto, potrà farlo davvero con tutta la libertà che alla tua persona spetta di diritto”. Insomma, si tratta solo di capire. Se poi cercare di capire significa essere rivoluzionari… E va be’, lo saremo.

La “Trilogia del lavoro”

Il film Noi siamo Alitalia rappresenta il terzo capitolo di tre opere cinematografiche denominato “Trilogia del lavoro” di cui fanno parte “Tutti giù per aria – L’aereo di carta” del 2009 per la regia di Francesco Cordio (sulla vertenza Alitalia del 2008) e “Suicidio Italia – Storie di estrema dignità” per la regia di Filippo Soldi del 2012 (sui suicidi di imprenditori causati dalla crisi del 2012), vincitore del Globo d’Oro come migliore documentario nel 2013.

Il trailer del film

“NOI SIAMO ALITALIA – Storia di un paese che non sa più volare”

– Ideato: Alessandro Tartaglia Polcini

– Prodotto: Associazione Culturale Ticto, OWN AIR e Alessandro Tartaglia Polcini

– Soggetto e sceneggiatura: Filippo Soldi, Maria Teresa Venditti, Annamaria Sorbo, Alessandro Tartaglia Polcini

– Regia: Filippo Soldi

– Direttore della fotografia: Giuseppe Pignone

– Montaggio: Marco Rizzo

– Autore delle Musiche: Alessandro Michisanti

– Genere: documentario

– Formato di ripresa: Sony Raw XOCN-HQ

– Formato di proiezione: 16: 9

– Durata: 93 minuti

 

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