Festival di Roma. “Chi è Dayani Cristal?”, concorso Alice nella città

ROMA –  (nostro inviato) Il corpo di uomo in decomposizione, non ancora identificato, è steso su una barella di un obitorio in Arizona.

Solo un tatuaggio sul petto, come possibile segno distintivo. Ed è da questo indizio che il team degli scomparsi, inizierà le proprie ricerche per attribuire un nome a questo volto, deturpato dalle intemperie. Un cadavere ritrovato insieme a molti altri nel deserto di Sonora, al confine dell’Arizona, a ridosso delle migliaia di chilometri di muro, recintato e militarmente sorvegliato, che separa il Messico dagli Stati Uniti.

 

La storia di un immigrato come tanti altri, che parte dall’America Centrale diretto in Nord America: oltre 3000 km di viaggio per scampare alla povertà. Un film crudo, per il suo agghiacciante realismo, che descrive gli ultimi mesi di vita di “Mr X”, dalla partenza in giugno, fino al ritrovamento del suo cadavere il 2 agosto del 2011, a soli 20 minuti di distanza da Tucson.

 

Una storia drammatica, come quella degli altri 10mila immigrati che ogni anno perdono la vita nel tentare di oltrepassare “il corridoio della morte”, la lingua di deserto tra Messico e Arizona, delimitata dall’imponente recinzione elettrificata. Un racconto commuovente di una giovane donna, già vedova a 29anni e madre di tre figli piccoli, ormai senza padre. Un j’accuse contro una legge sull’immigrazione che non funziona, generatrice di morte, invece che di opportunità lavorative, nonostante il bisogno crescente di personale preposto alle mansioni più umili negli Stati Uniti. Nessuna corsia preferenziale per queste giovani risorse, ma solo una promessa di morte ad attenderli. Un film che focalizza l’attenzione su verità scottanti per un Paese, ancora la Prima potenza mondiale, che mostra così la propria arretratezza politica e culturale e lo scarso rispetto per la vita umana. Memorabili restano i canti popolari, cantati all’unisono dai gruppi di immigrati – saliti sul tetto della “Grande Bestia”, il treno merci “transmessicano”, che attraversa il Messico dal Sud al Nord – per confortarsi e darsi coraggio l’un l’altro. Un film- documentario, che commuove e disturba allo stesso tempo, puntando il dito su una legge disumana, che tratta gli immigrati come numeri, gli stessi che sono poi registrati sulle loro bare di legno, rispedite a casa per posta aerea.

 

 

 

Chi è Dayani Cristal?  (83 min.)

Diretto da Marc Silver

 

IN GARA AD ALICE NELLA CITTA’ 2013 (FESTIVAL DI ROMA)

 

Con Gael Garcìa Bernal nei panni del protagonista

 

DISTRIBUZIONE: P.F. A Films/PMI

Chi è Dayani Cristal? – Scena dell’altare. Clip

 

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