“La Bête”, La Bestia, di Bertrand Bonello, in concorso a Venezia ’80, è ispirato molto liberamente alla novella di Henry James, “The Beast in the Jungle”.
La bestia alla quale il film si riferisce è la paura di vivere e di amare. Per raccontarla Bonello spazia tra il 1910, il 2014 e il 2044 a significare come il problema sia senza tempo. I protagonisti sono sempre uguali: lei è interpretata da Lea Sedoux, lui da George MacKay.
L’incontro della coppia avviene ad inizio Novecento ed echeggia la situazione narrata da Henry James: i due infatti accennano a circostanze in cui si erano già visti e confidati un evento imprevedibile, enorme, che grava come una spada di Damocle sulle loro esistenze. All’epoca lei era una pianista.
Poi, a Los Angeles nel 2014 lui è un giovanotto rabbioso, convinto di non piacere a nessuna donna. Pronto a uccidere colei da cui crede di essere respinto. Nei fatti è un ragazzo incapace di fidarsi del prossimo e lei tenta fargli cambiare idea.
Nel 2044 l’intelligenza artificiale regna sovrana. Le emozioni sono bandite. Lei, nella speranza di liberarsi definitivamente dai sentimenti, decide di purificare il suo DNA attraverso una complicata terapia durante la quale, come in una regressione psicoanalitica, rivive le sue vite precedenti .
Ovviamente liberarsi dalle emozioni significherebbe perdere il motore dell’esistenza. Come nella novella di Henry James la storia tocca temi universali quali la solitudine, l’angoscia, il destino, l’amore, la vita, la fine di tutto.
L’opera è ricca di simbolismi
Un piccione, si suppone viaggiatore, ad esempio è foriero di morte. Il risultato è un melodramma molto intellettuale ed ermetico, un quadro astratto e di difficile interpretazione per chi guarda, non a caso alla proiezione per la stampa insieme agli applausi si sono levati dei fischi.
Un film di Bertrand Bonello con Léa Seydoux, George MacKay, Guslagie Malanga, Philippe Katerine, Parker Henry. Genere Fantascienza durata 145 minuti. Produzione Francia, Canada 2023.