Il libro. Heidegger il nazista

ROMA –  Esce oggi in tutte le librerie un’opera destinata a scandalizzare quelle menti incollate da decenni alla filosofia heideggeriana e alle sue metastasi culturali individuabili nelle opere dei suoi epigoni: Sartre, Binswanger, Basaglia: “Heidegger, l’introduzione del nazismo nella filosofia”.

Il libro, sapientemente curato da Livia Profeti, – filosofa, autrice di libri importanti come “L’identità umana” e di alcuni articoli molto critici nei confronti del filosofo del Drittes Reich, apparsi sul settimanale Left  – è la traduzione del libro di Emmanuel Faye, professore di filosofia moderna e contemporanea a Rouen: “L’introduction du nazisme dans la philosophie” pubblicato dall’editore Albin Michel, nel 2005, e in seguito ristampato più volte seguendo la ricerca ancora in atto.

Nel libro è presente una nuova prefazione di Emmanuel Faye in cui egli fa una sintesi del suo saggio. In questo suo contributo, l’autore chiarisce come il razzismo di Heidegger era già presente nei corsi tenuti dal 1927 al 1934 e analizza puntualmente le sue responsabilità nella diffusione del nazismo che si palesano in alcune lettere scritte alla futura moglie:
“Sin dal 1916, scrive alla fidanzata Elfride: “La giudaizzazione della nostra cultura e delle nostre università è in effetti spaventosa, e ritengo che la razza tedesca dovrebbe trovare sufficienti energie interiori per emergere.(…) Le lettere di Heidegger a Elfride sono infarcite di odiose osservazioni antisemite, come ad esempio quando scrive, il 12 agosto 1920, che “gli ebrei e i profittatori sono ormai un’invasione”, o quando, il 19 marzo 1933, deplora il fatto che Jaspers, un uomo “puro tedesco, con l’istinto più genuino, che sente la più alta sfida del nostro destino e individua i compiti, resti vincolato dalla moglie», che è ebrea.”
Leggendo questo libro si può comprendere da dove nascevano le idee razziste poi, dopo la presa di potere di Hitler che utilizza il lessico di Heidegger per scrivere il “Mein Kampf”, diventate un’orrenda realtà.
“È necessario – scrive Faye nella prefazione – fare oggi piena luce su queste domande. È necessario anche rivalutare la sua responsabilità, (di Heidegger N.d.R.) non solo nell’adesione dei tedeschi a Hitler nel 1933, dove l’influenza dei discorsi del rettore Heidegger è accertata da lunga data, ma anche nella preparazione delle menti al processo che condurrà alla politica di espansione militare del nazismo e allo sterminio degli ebrei d’Europa”.

Leggiamo dal comunicato stampa de L’ASINO D’ORO edizioni, del 3 maggio: “Il filosofo francese svela il volto nascosto dell’opera heideggeriana: legittimare, diffondere e prolungare il progetto sterminatore di Hitler.(…) Heidegger che nel 1933, primo rettore-Fuhrer della Università di Friburgo, incita il popolo tedesco a votare per Hitler e in seguito vieta le borse di studio per gli studenti ebrei in favore di quelli delle SA e SS. Heidegger che qualche tempo dopo spiega agli studenti che gli ebrei non sono un popolo, perché “nomadi”, privati del loro essere in quanto non radicati in un proprio “spazio vitale”. (…) E poi Heidegger che ancora nel 1941 legittima le gesta del nazionalsocialismo, invocando lo sterminio come antidoto al “declino”. Fino all’Heidegger del dopoguerra, che non vuole accettare la sconfitta militare e prepara un nuovo avvento del nazismo nelle menti: il “dio a venire” dell’intervista al settimanale tedesco “Der Spiegel” del 1966, pubblicata postuma per sua volontà nel 1976.”
Queste parole sono un farmaco che può curare da questa infezione invisibile che dura da troppo tempo nascondendosi, purtroppo, anche tra le migliaia di pagine scritte dai cosiddetti maître à penser  della sinistra europea.

Sarebbe importante che questo libro non venisse ignorato ma che possa servire a suscitare un dibattito culturale che sveli finalmente le piaghe ancora infette dove si celano i mortali batteri del razzismo nazifascista.
Sul sito di diffusione culturale “Segnalazioni”, in occasione della pubblicazione del libro sul nazista Heidegger, viene oggi ricordato come “lo psichiatra Massimo Fagioli ha da almeno quarant’anni affrontato il confronto e lo scontro con il pensiero di Martin Heidegger. (…) Inoltre, tale duro confronto e scontro si è spesso evidenziato e articolato anche nelle sue comunicazioni accademiche. Vogliamo ricordare in particolare che nel corso dell’A.A. 2009-2010 Massimo Fagioli,  sabato 20 marzo 2010 tenne una storica lezione, la seconda del suo corso di quell’anno all’Università di Chieti-Pescara, che attraverso una possente sintesi di secoli di storia umana denunciava con forza il pensiero di Martin Heidegger come la fonte ideologica più prossima del nazismo e di quello sterminio nazista che – in pochi anni – giunse ad eliminare nei propri lager un numero di esseri umani valutato dagli storici tra i 12 e i 17 milioni di individui non combattenti, fra i quali quasi 6 milioni di ebrei: cioè quasi un terzo dei 55 milioni di morti – combattenti e non combattenti – che quella guerra voluta dal nazifascismo complessivamente provocò.”
 
Scheda
“Heidegger, l’introduzione del nazismo nella filosofia” di Emmanuel Faye,
a cura di Livia Profeti, per la collana “Le Gerle”,  L’ASINO D’ORO edizioni ,
con una nuova prefazione dell’autore.

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