Libro Matteo Simone su Carlos Castaneda e lo sciamano don Juan

Stralcio Prefazione di Sergio Mazzei

Confia, confia,

Confia no Poder

Confia no Saber,

Confia na Força

Aonde pode ser.

Esta Força è muito simples

Todo mundo vê

Mas passa por ela

E nâo procura compreender(1)

                                                           Mestre Ireneu (Santo Daime)

Un fatto ben riconosciuto da svariati studi psicologici sulla percezione viene anche sostenuto dal Maestro di Castaneda e cioè che la percezione che le persone hanno della propria vita, di sé e del mondo, è fortemente condizionata dal modo in cui ognuno ha vissuto, fatto esperienza di sé stesso e soprattutto dal modo in cui ci si è descritti e raccontati.

La visione del mondo di Don Juan aveva le sue radici nell’antica cultura Tolteca ed il corpo delle sue conoscenze si era senza dubbio formato attraverso una trasmissione diretta e ininterrotta da maestro ad allievo. Secondo un rituale antico egli introdusse Carlos ai suoi misteri attraverso l’uso di varie sostanze psicotrope e in modo particolare con il Peyote (Mescalito) e la Yerba del Diablo (Datura). L’uso delle piante sacre nelle pratiche iniziatiche per lo sviluppo della coscienza (Peyote, San Pedro, Ayauasca, Psilocibe, Ibogaina sono tra le più note), benché spesso pregiudizievolmente discusso e condannato dalla nostra attuale cultura occidentale, è di fatto un metodo diretto ed efficace alla conoscenza, che sappiamo essere sempre stato utilizzato nelle pratiche sciamaniche e in generale per l’aumento della consapevolezza nelle più svariate culture e certamente in modo assai diverso dall’atteggiamento tossicodipendente per scopo ricreativo o compensatorio che caratterizza invece l’immatura posizione della nostra cultura rispetto ad esso. Personalmente sono convinto che un uso appropriato e professionale delle “piante sacre”, potrebbe senz’altro portare un grande beneficio sia nella pratica psicoterapeutica, ove lo sviluppo della consapevolezza risulta fondamentale, che peraltro in qualunque altro processo conoscitivo.

A ben vedere anche l’attuale ricerca psicofisiologica sulle differenti funzioni degli emisferi cerebrali avvalora questa caratteristica polare delle potenzialità dell’individuo: “l’emisfero sinistro, che regola la parte destra del corpo, è considerato “categoricale”, con funzioni di logica e di razionalità. Presiede al linguaggio e al calcolo e sembrerebbe prediligere il processo secondario, il principio di realtà freudiano. L’emisfero destro invece, che controlla la parte sinistra, è “rappresentazionale”, onirico, raffigurativo, e si esprime con modalità artistiche e creative, istintuali prediligendo piuttosto il processo primario”.  (2)

Risulta evidente che l’attuale atteggiamento scientifico e culturale verso la conoscenza predilige l’uso dell’emisfero sinistro con le sue funzioni logiche e razionali. Si tratta di una via del “pensare” piuttosto che del “sentire” e ciò inevitabilmente costringe a rimanere relegati in una ristretta area percettiva del potenziale umano. A questo proposito voglio ricordare l’ammonimento di Abram Maslow sulle caratteristiche delle persone sane e sul buon funzionamento della personalità: “Non trascurano l’ignoto, né lo negano, né lo fuggono, né cercano di dare ad intendere che in realtà sia noto, né lo organizzano, né lo dicotomizzano, né lo catalogano prematuramente. Non si attaccano alle cose familiari, e la loro esigenza di verità non è un bisogno catastrofico di sicurezza, di certezza, di definizione e di ordine … possono essere, quando la situazione oggettiva lo esige, confortevolmente disordinati, trascurati, anarchici, caotici, vaghi, dubbiosi, incerti, indefiniti, approssimati, inesatti o imprecisi“. (3)

Non è dunque il caso di limitarci al “credo in ciò che vedo” senza mettere minimamente in discussione le limitazioni dei propri occhi. Maturana e Varela nei loro studi sulla percezione del colore nelle rane e Von Foerster con le sue ricerche sulle reti neurali hanno dimostrato che “il cervello non registra le immagini quali esse sono ma piuttosto le elabora in modo tale che esse siano comprensibili alla propria visione. In modo particolare a seguito di questi esperimenti risulta che è praticamente impossibile sapere com’è realmente un’immagine prima di essere trasformata dal cervello”. (4)

In conclusione voglio ringraziare Matteo per avermi invitato a presentare il suo nuovo libro (Carlos Castaneda incontra don Juan, uno sciamano divenuto suo maestro, Arduino Sacco Editore, Roma,  HYPERLINK “http://www.arduinosaccoeditore.eu/products/carlos-castaneda-incontra-don-juan-uno-sciamano-divenuto-suo-maestro/http://www.arduinosaccoeditore.eu/products/carlos-castaneda-incontra-don-juan-uno-sciamano-divenuto-suo-maestro/ ), (5) intanto per la stima che egli ancora una volta mi dimostra ed anche per il fatto di avermi offerto questa opportunità di esprimere il mio punto di vista di decisa “apertura” a potenzialità umane che vanno al di là del pensiero logico e razionale che sempre più viene vissuto come monotono e noioso, oltre che fobico all’esplorazione della dimensione interiore e a cui si è stati abituati nel nostro mondo contemporaneo.

Nella mia personale esperienza ho avuto molte conferme del valore delle pratiche estatiche: dalle danze dervisce del Maghreb e di Konya, agli stati di profondo assorbimento meditativo e di contemplazione nelle pratiche cristiane e buddhiste, agli insights illuminanti delle peak experiences, alle percezioni extrasensoriali sciamaniche e non ultimo alle riflessioni sulla morte attraverso antichi Insegnamenti tradizionali quali l’ Ars Moriendi, il Bardo Thodol (il libro Tibetano dei morti), il Per Hem Ru (il libro dei morti degli antichi Egizi), ecc. dai quali  risulta evidente come un buon lavoro fatto in vita di meditazione e presa di contatto con la dimensione del Nagual, realtà che peraltro oltre che da Don Juan è stata ampiamente descritta in modi diversi da molti altri Maestri e Insegnamenti sia religiosi che spirituali, l’essersi confrontati con il mondo della forza quale manifestazione trans-egoica della natura della propria mente, aiuta davvero fortemente a realizzare e ad aprire una via per la propria liberazione dalle trappole della visione ordinaria per realizzare una migliore condizione di esistenza in vita oltre che a prepararsi a morire meglio. Mirando più in basso peraltro, voglio sottolineare che anche nella pratica psicoterapeutica in fondo l’obiettivo riconosciuto dagli svariati approcci è quello di aiutare il paziente a disidentificarsi dalla visione cronicamente negativa e frustrante che ha di sé e della vita per restituirgli una manifestazione della propria essenza ed energia meno condizionata dalle insidie dei suoi costrutti personali e dunque senz’altro più vitale.

Opera Editoriale pubblicata sul catalogo libri on-line internazionale, e consultabile presso il catalogo libri della Arduino Sacco Editore 

Per dettagli e notizie relativi alla distribuzione, per eventuali ordini di copie rivolgersi all’indirizzo di posta elettronica:  HYPERLINK “mailto:[email protected][email protected]

RECENSIONE CRITICA Prof. ISA MAGLI

Il lavoro affrontato con acume d’ingegno, con sottile perspicacia e con intento didattico-sperimentale-filosofico, dà adito ad approfondimenti e a percorsi culturali di grande caratura, poiché fa conoscere il mondo degli sciamani e le loro concezioni filosofiche e terapeutiche della vita.

Attraverso la descrizione dell’apprendistato di CASTANEDA al cospetto di don Juan per la realizzazione della sua tesi in antropologia, l’autore rivela come i saperi prendono vita a seconda delle potenzialità e delle valenze di chi li comprende al di là del TONAL, isola felice ma limitatamente dal momento che non è evidente il NAGUAL, spazio irrazionale.

Sono spiegati i metodi, non quelli accademici occidentali, ma quelli che gli hanno aperto strade non usuali nell’esperienza e nella consapevolezza su se stesso e sull’universo intorno.

Lo stile è lineare, anche se in alcuni punti diviene articolato poiché si tratta di argomenti psicologici e poco accessibili ai lettori di livello culturale non elevato.

I concetti, se approfonditi con una certa imperturbabilità, hanno un valore dottrinario, incommensurabile perché sono stilati con compostezza e con ragionevolezza.

Il linguaggio presenta correttezza di grafemi e di regole grammaticali e logici.

La parte conclusiva, di primo acchito, sembrerebbe avulsa dal contesto e con un’argomentazione sui generis senza alcun legamento logico con i concetti precedenti. Però, dopo un’attenta disanima e, quindi, a posteriori emerge un risultato sintomatico, confacente ed adeguato alla trattazione. Confida, confida, confida nel Potere, confida nel Sapere, confida nella Forza ovunque essa sia. Questa Forza è molto semplice, tutto il mondo la vede, ma gli passa davanti e non la riconosce.

 

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