Libri. Storie vere di cani veri. “Il rat terrier Fufi e il fascino della divisa”

Questa è la storia di un cane vissuto negli anni quaranta del secolo scorso, la guerra era finita da poco.

Fufi, un rat terrier a pelo corto, bianco e nero, non era simpatico a tutti e a lui non era simpatico nessuno, fatta eccezione per la padrona, la bisbetica signora Augusta, di nome ma non di fatto, più incline alle critiche verso il prossimo che alla signorilità. Si assomigliavano, si può dire che erano fatti una per l’altro. Saltava agli occhi un particolare curioso: come succede talvolta alle giovani donne in età da marito, anche Fufi sembrava subire il fascino della divisa. Se incontrava un carabiniere, un tranviere, il postino, un soldatino di leva faceva feste a tutto spiano. E costringeva l’uomo in divisa a fargli una carezza.

Analoga foga il rat terrier della signora Augusta metteva nel dimostrare avversione verso chiunque ai suoi occhi risultasse vestito male. Detestava, dunque, i poveretti, chiunque dimostrasse nell’abito di essere male in arnese. Figuriamoci i mendicanti che in quegli anni abbondavano nelle strade. Fufi usciva di rado, perché per i suoi bisogni aveva a disposizione un terrazzo, ma se gli capitava di incontrare per le scale il netturbino con il suo maleodorante sacco sulle spalle o in strada lo spazzino con il suo carrettino era capace di scatenarsi in un attacco furibondo, a stento trattenuto dal guinzaglio salda mente nelle mani della padrona che ormai conosceva bene il caratteraccio del suo tesoruccio. 

Finché arrivò il giorno in cui Fufi superò sé stesso nella sua avversione verso chiunque, anche se non in divisa, dimostrasse di non avesse cura nel vestire. Era un giorno di primavera del 1945, la guerra era finita da poco e un militare appena uscito dal campo di prigionia aveva finalmente trovato la via di casa. Era vestito di stracci, la barba lunga, il viso smunto: salite le scale (l’ascensore era fermo da anni per mancanza di corrente) bussò alla porta dell’appartamento da cui era partito qualche anno prima. Un abbaiare furioso dall’interno fu la prima risposta, poi la porta si aprì e la signora Augusta poté riabbracciare il marito della cui sorte già da tempo dubitava. 

Tutti felici, dunque, se non fosse stato per Fufi, il rat terrier che odiava i mendicanti: abbaiando furiosamente si era avventato contro il reduce e lo avrebbe morso alle gambe fino a che un provvidenziale calcione lo fece calmare. Fra i guaiti aveva riflettuto di averla fatta grossa: quello straccione altri non era che il marito della signora Augusta, il suo padrone una volta adorato (quando era vestito bene, s’intende). Sarà stato per quel calcione che lo aveva fatto finire in un angolo del corridoio, Fufi aveva imparato la lezione, (non è l’abito che fa il monaco) da quel giorno si è liberato del fascino della divisa, ha smesso di fare la guerra ai poveri diavoli ed è diventato un bravo rat terrier democratico, in pace con tutti e per questo amato da tutti. Anche dal postino al quale, bontà sua, si degnava di fare le feste. 

Da “20 storie vere di cani veri” di Sandro Marucci, la Quercia editore 2021 – 6

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