Libri. Storie vere di cani veri. “Fido, il cane sentinella senza orario”

Chi percorreva abitualmente una certa strada dell’Olgiata, non poteva non vederlo: a qualunque ora del giorno, ma solo in orario d’ufficio, e mai di domenica o festivi, il cane Sentinella era sempre all’erta.

Si chiama Fido (un nome di fantasia per rispetto della privacy) è un meticcio (brutta parola, sempre meglio di bastardo, come una volta si diceva dei cani di razza incerta), bianco e rosso, taglia medio-piccola, sguardo malinconico ma non rassegnato. Ogni macchina che passava lui la seguiva con gli occhi e sembrava pensare: “Vai, vai, non sei tu che mi interessi”, come il carducciano asin bigio di Davanti a San Guido che “rosicchiando un cardo /rosso e turchino / non si scomodò” al passaggio dello sferragliante treno sul quale il poeta tornava in Maremma.

 Era la macchina dei padroni che aspettava, non una qualsiasi. Lo abbiamo chiamato Fido perché è un cane al quale sembra giusto affidare un incarico di fiducia: lo vediamo perfetto dinanzi alla guardiola del portiere di un condominio signorile, oppure davanti alla bottega di un artigiano al lavoro, pronto a prendere una carezza dai clienti. E poi Fido è un nome da cane, non come quelli di moda oggi, ispirati ai divi della tv (o ai figli del calciatore famoso) o nomi di cristiani come Giacomo (forse uno zio) oppure Stella (forse un’ex fiamma). Il poeta Omero, chi non lo ricorda, chiamò Argo il cane di Ulisse, non meno paziente di Penelope. Oggi chi vuol fare sfoggio di cultura classica chiama il proprio cane direttamente Ulisse o, se femmina, Cleopatra. O, rifacendosi a cinema, tv, cartoon e fumetti, ripropone i soliti Pluto, Snoopy, Rex, Lassie. Una volta non era così: chi non ricorda Melampo, il cane delle avventure di Pinocchio? Aveva fatto combutta con le faine che saccheggiavano il pollaio di cui era custode. E Bendicò, il cane del principe di Salina, Il gattopardo? E Medoro, il barboncino della Fatina dai capelli turchini che salvò Pinocchio dagli assassini? Quelli sono nomi giusti per un cane! 

Perché Fido è un cane sentinella? Perché aspetta tutti i giorni, dalla mattina alla sera senza la pausa pranzo: evidentemente, i suoi padroni escono di casa la mattina e tornano la sera. E Fido sempre lì ad aspettarli sulla strada: se piove sta al riparo della siepe, se fa freddo sta in uno spicchio di sole, se fa troppo caldo si sdraia all’ombra. E aspetta. Perché Fido appartiene alla categoria dei cani che sanno aspettare il ritorno a casa del padrone con una tenacia che sa di illimitata devozione. Ce ne sono stati altri come lui, e ce ne saranno ancora. Forse anche lui vuol diventare famoso come quei cani che hanno aspettato per anni padroni che non sono più tornati. C’è il “cane ferroviere” Lampo che negli anni Cinquanta, sceso cucciolo da un treno merci alla stazione di Campiglia Marittima, fu adottato dal capostazione che spesso lo portava con sé sui treni locali. Quando il ferroviere morì, Lampo ogni giorno saliva su un treno per andare a cercare il padrone, aveva imparato gli orari e le coincidenze di tutti i treni di passaggio e la sera tornava a Campiglia per ricominciare l’indomani la sua ricerca. Quando è morto ha avuto una tomba con un piccolo monumento nel giardinetto della stazioncina.

 Sempre in Toscana, a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, negli anni Quaranta il cane Fido (questa volta il nome è vero) ha aspettato per quattordici anni alla fermata dell’autobus, dove lo accompagnava ogni giorno, il ritorno del padrone che era morto sotto un bombardamento. Anche quel Fido ha un monumento in paese. In Giappone è celeberrimo il cane Hackiko che per dieci anni ha aspettato davanti alla stazione il padrone, un professore universitario morto di infarto in aula davanti ai suoi allievi. Oltre che con un monumento, Hackiko si è meritato di essere ricordato con un film di successo, di cui è protagonista insieme con Richard Gere. Il nostro Fido dell’Olgiata forse non avrà tanto onore, ma si spera abbia vita lunga e che i suoi padroni, che certo non ignorano tanta dedizione, lo convincano ad aspettarli in casa, anche in salotto, magari sdraiato sul divano davanti alla tv accesa che spesso ritrasmette Torna a casa Lassie, o Rin Tin Tin e (perché no?) Gli Aristogatti …

Tratto da “20 storie vere di cani veri” di Sandro Marucci, edizioni La Quercia 2021 – 7

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