GENOVA – Ieri pomeriggio, a partire dalle 17, si è svolto l’evento di poesia e civiltà “Il silenzio dei violini… dall’Italia al Brasile”, nella sala degli incontri presso lo splendido palazzo d’epoca che accoglie la sede di Casa America.
“Il silenzio dei violini” è il titolo della raccolta di poesie di Roberto Malini il cui tema dominante è la condizione di vita del popolo Rom, un popolo che l’autore conosce molto bene e che da anni difende di fronte alle istituzioni nel suo ruolo di co-presidente del Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i diritti umani.
Ha aperto l’incontro Carlotta Gualco, coordinatrice delle attività di Fondazione Casa America, che durante il saluto agli intervenuti si è soffermata sul lavoro letterario e sull’impegno umanitario di Roberto Malini, che è spesso dedicato alla tutela dei diritti del popolo Rom, in un’Unione europea che non ha ancora né la preparazione né la volontà di mettere in atto politiche capaci di contrastare i pregiudizi e la persecuzione che lo colpiscono in molti stati membri, fra cui l’Italia. Quindi Amina Di Munno, presidente dell’Associazione Amici di Casa America e docente di Lingua e Letteratura portoghese presso l’Università di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Genova, ha presentato l’edizione brasiliana della raccolta di poesie “Il silenzio dei violini” di Roberto Malini, pubblicata da IbisLibris di Rio de Janeiro nella sua apprezzata traduzione. In occasione dell’evento, la comunità Rom di San Paolo del Brasile ha inviato il proprio plauso e il proprio sostegno al poeta, alla traduttrice e a tutti gli amici di Casa America.
Quando ha preso la parola, Roberto Malini ha comunicato al pubblico una drammatica notizia. Poche ore prima dell’incontro presso Casa America, infatti, a Genova Cornigliano si era verificata un’aggressione con arma da fuoco nei confronti della comunità Rom di via Muratori, una piccola comunità ben conosciuta dall’autore attivista, che ne segue le sorti da alcuni anni insieme alla sorella Daniela, impegnandosi per tutelarne il diritto all’accoglienza. Poco dopo l’atto di violenza xenofoba, Malini aveva chiesto con una mail al sindaco, alla giunta, al consiglio comunale di Genova e alla Regione Liguria di inviare almeno un rappresentante all’evento presso casa America, in solidarietà alla comunità rom colpita da un gesto tanto grave. Purtroppo le istituzioni non raccoglievano quell’appello alla solidarietà e all’impegno, a differenza della società civile. “Ma noi non ci abitueremo mai al loro silenzio,” commentava il poeta, “e continueremo al sollecitare le loro coscienze, perché si aprano agli ideali promossi dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”.
Prima della performance di poesia e musica, Roberto Malini dedicava al popolo Rom nell’Unione europea i due riconoscimenti che ha ricevuto – insieme all’artista e difensore dei diritti umani Dario Picciau – negli ultimi giorni: il Premio Letterario Internazionale Paul Celan e il Premio Internazionale “Voice of Civilization” di Kampala, Uganda. Mario Morales Molfino, promotore artistico e umanitario, consegnava i riconoscimenti al poeta, definendolo come “un eroe del nostro tempo”.
La performance artistica, che ha commosso profondamente gli intervenuti, ha visto l’autore leggere alcune poesie della raccolta “Il silenzio dei violini”, con il commento musicale del maestro Cornelio Teisann, straordinario virtuoso del violino Rom diplomatosi al Conservatorio George Enescu di Iasi e oggi residente a Genova. Roberto Malini ha offerto al pubblico un’interpretazione profonda, con variazioni continue del ritmo e dell’intensità della voce. “Poesie che ti raggiungono come lame nel cuore,” ha commentato Amina Di Munno, “strazianti nella bellezza dei loro versi e nella profondità del loro contenuto”. Amina Di Munno, al termine di ogni poesia interpretata dall’autore, leggeva con la sua voce intensa e ricca di pathos la versione in portoghese. La performance è terminata con il poeta e la traduttrice che si sono alzati in piedi e, strettisi accanto al violinista, hanno letto nelle due lingue una poesia piena di speranza: il “Canto di un viaggiatore Ursaro”, applaudito a lungo da un pubblico che a quel punto aveva gli occhi lucidi.