VENEZIA – Franco Manna, presidente e fondatore di Rossopomodoro, sarà dopodomani, giovedì 1 ottobre, alla Ca’ Foscari Challenge School per raccontare agli studenti un successo tutto italiano, la sua esperienza di imprenditore che ha portato la tradizione gastronomica partenopea ovunque nel mondo.
Manna infatti non solo è presidente di Rossopomodoro, noto brand di cucina e pizzeria napoletana, ma anche di Gruppo Sebeto, di cui fanno parte altre apprezzate insegne gastronomiche come Anema&cozze, Rossosapore, Ham Holy Burger e il neonato COQ.
All’interno del master di I livello in “Cultura del cibo e del vino per la valorizzazione e la promozione delle risorse enogastronomiche”, Franco Manna terrà alle 14, a Palazzo Moro, un seminario dal titolo “Una storia semplice”, per sensibilizzare neolaureati e professionisti del settore sulle opportunità di utilizzare il food made in Italy come elemento di generazione e differenziazione di business. L’imprenditore, che non da oggi frequenta le aule degli Atenei italiani (ha tenuto lezioni alla Bocconi, allo Iulm e al Naba di Milano, alla Federico II di Napoli e all’Università degli Studi di Padova) racconterà le ragioni che hanno portato al successo la sua scommessa imprenditoriale, ma parlerà pure della sua storia: quella di un giovane biologo affermatosi ad alto livello anche nello sport (giocava a rugby nella Partenope quando la squadra militava in serie A) che ha deciso di affrontare un’avventura di business del tutto differente da ciò che aveva fatto fino ad allora e che ci si aspettava da lui, seguendo un’intuizione che negli anni gli ha dato assolutamente ragione.
Rossopomodoro è diventata infatti in pochi anni una realtà internazionale: nata a Napoli nel 1997, conta oggi 95 punti vendita in Italia e locali di tendenza a Tokyo, Londra, Birmingham, New York, Chicago, San Paolo in Brasile (insieme a Eataly), Jeddah e Ryddah, per un totale di 133 ristoranti che danno lavoro ad alcune migliaia di persone nel mondo. Con i soci Pippo Montella e Roberto Imperatrice, Franco Manna è alla guida di Gruppo Sebeto, che conta più di 7 milioni di clienti, con un volume di affari a fine 2014 di circa 120 milioni di euro: un caso unico di ‘industrializzazione’ del patrimonio artigianale gastronomico italiano, un’idea imprenditoriale che ha fatto evolvere l’organizzazione in modo da sviluppare su scala mondiale uno dei business più di appeal, quello delle eccellenze della tradizione alimentare del Belpaese, senza perdere in manualità e genuinità.
In particolare, proprio la realtà di Rossopomodoro è basata sull’italianità degli ingredienti come elemento centrale e distintivo, in modo da valorizzare la stagionalità e la qualità dell’offerta. Ovunque nel mondo, infatti, i ristoranti Rossopomodoro utilizzano prodotti provenienti da una filiera selezionata, genuini e in molti casi esclusivi, talvolta presidio Slow food. Si tratta in particolare delle eccellenze di cinque piccoli produttori napoletani che per venire incontro all’aumento esponenziale della richiesta hanno dovuto mettere mano pesantemente alla loro organizzazione, ampliandosi e ingegnerizzando produzione e logistica.
Una scommessa vinta grazie agli investimenti in ricerca e sviluppo e all’ingegnerizzazione delle ricette, che hanno consentito un’economia di scala e garantito la stessa qualità dei piatti e la stessa freschezza assoluta degli ingredienti da Milano a Tokio o Londra, indipendentemente dalle persone addette. Un originale sistema informatico è poi a sostegno dei processi operativi, di controllo e di reporting per la qualità del servizio e la gestione finanziaria.