Non cambiava mai nulla, tutto era sempre così schifosamente uguale. A distanza di un altro anno, le cose per Orazio non avevano preso una direzione differente. Era senza vie di uscita, tutto sembrava tenerlo rinchiuso in quella sfera di cristallo, indistruttibile.
“La speranza è l’unico male che non è uscito dal vaso di Pandora”, pensava sempre più spesso. Sì, perché la speranza di emanciparsi era talmente grande per Campanin, che avrebbe preso al volo qualsiasi occasione per raggiungere il suo obbiettivo. Ma questo sperare in un evento esterno che cambiasse le cose da un giorno all’altro era per Orazio un insopportabile chimera. Che bella Venezia; ogni volta che ci andava per lui era entusiasmante. I colori riflessi nell’acqua, il silenzio di alcune calli e poi l’improvviso sovraffollamento di turisti e di gente del posto che lottano per camminare nella stessa via. Quante luci, quanta calma, quanti bar! Lello entrava sempre nei bacari, tipiche osterie di Venezia, solitamente con il soffitto basso, e chiedeva il suo vino e la sua chela di granchio in veneziano. E così sino alla chiusura, discutendo sul da farsi e sui vari progetti per il futuro, che in realtà nessuno dei due riusciva e voleva intravedere. Un po’ di “rilassamento” (con rilassamento i due intendevano il fumarsi una canna) e poi ognuno per la sua strada…
“Basta, basta..”-pensava Orazio-“devo fare qualcosa, o per lo meno provare a fare qualcosa, non posso morire così, senza aver provato a fare niente!”.
Orazio aveva lavorato un’altra estate al mare in un camping, sempre schiavo degli umori altrui… Ma ora aveva deciso di ritornare in Spagna da Juan, per vedere se poteva trovare qualcosa di meglio da fare. O meglio vicino a Juan, perché lui aveva una famiglia ormai e non voleva entrare nella sua vita. Ad ottobre se ne andò! Non gli sembrava vero, era partito in cerca di una stanza a Santiago, inizialmente ospite di un amico di Juan con il quale aveva già vissuto qualche mese in precedenza. Via, via da tutti da un giorno all’altro; sapendo un po’ si e un po’ no a cosa sarebbe andato incontro. Partì in un giorno di sole, faceva caldo per essere ottobre e una volta in aereo cominciò a pensare. Chissà dove stava andando, chissà chi avrebbe conosciuto, come avrebbe vissuto…. Era tutto un mistero e ad Orazio questo piaceva. Avrebbe incontrato di sicuro persone che come lui andavano a Santiago ma per tutt’altro motivo, ovvero per l’erasmus, lo scambio europeo che si fa all’università. Una vera merda! Infatti Orazio aveva chiesto di farlo gli anni precedenti, ma l’università non glielo aveva concesso; aveva provato anche con uno stage internazionale offerto dalla comunità europea, ma anche quello niente. La comunità europea non lo voleva proprio. Allora Orazio era arrabbiato con tutto ciò che la comunità europea prometteva ai giovani e che poi non dava. E poi l’erasmus comprendeva persone che una volta arrivate nel luogo prescelto non conducevano una vita normale, a causa di tutte le cose nuove che vedevano da turisti (e che quindi potevano vivere solo da questo punto di vista) e di tutte le feste che l’università organizzava loro per guadagnare sempre più soldi. Pochi erano quelli che si salvavano e che ammettevano questa merda. Le coppie di innamorati a causa di questo scambio andavano a farsi fottere, perché una volta arrivati in un altro paese la gente per la maggiore non capisce più un cazzo e vuole cambiare.