Disordine (Seconda parte)

Il sistema però come le macchine è stupido, non è dotato di intuizione come ancora pochi esseri viventi lo sono. Non si preoccupa del fatto che ci possano essere degli individui che vivono nella clandestinità delle sue regole e si alimentano di esso per aumentare il loro odio nei suoi confronti.

Il sistema stesso crea la sua contro-medicina. Questi esseri sono astuti, subdoli, non si vedono ma però ci sono e complottano per la distruzione del modello di vita preconfezionato che tutti conosciamo. Grazie a loro c’è ancora una speranza, una utopia della pratica. Sil scrivendo e appuntandosi tutto nella sua agenda, si considerava uno di loro, continuava imperterrito nei suoi pensieri, per poter denunciare il più possibile la violenza nascosta nel sistema che obbligava gli individui ad essere schiavi di qualcosa che nemmeno esisteva realmente.  La forza interiore di un ribelle era la sola cosa che rimaneva a Sil e a Tebra per continuare nel loro cammino verso la libertà. Loro non avrebbero potuto vivere liberamente se anche gli altri esseri non lo fossero stati.  Dopo cena Sil non riusciva a dormire, quindi prese e si diresse verso la città per andare a bere qualcosa. Entrato nella solita bettola, salutati i soliti quattro ubriaconi, si diresse al bagno. Uscito incontra una amica di Lucia che gli diede due baci e gli disse che Lucia stava bene e che le avrebbe fatto piacere salutarlo per internet o per telefono. Sil entusiasta disse tutto a quella sua amica e preso il suo numero si misero d’accordo per poter vedersi e parlare con Lucia.

Tornato al banco il cameriere gli offre stranamente un liquore alle erbe, e comincia ad riaffondare nei suoi pensieri. Quanti anni oramai erano passati, era diventato vecchio. Le rughe sulla pelle, la stempiatura, qualche capello bianco e per cosa? Forse per aver sempre creduto in quegli ideali che lo avevano ridotto così? Dov’erano gli amici che la pensavano come lui? Dov’era quella solidarietà tra compagni in cui gli era parso di aver vissuto per un lungo periodo della sua vita? Dov’era l’amore libero se per conoscere qualcuno dovevi conoscere qualcuno? Dov’era quella ribellione e rabbia proclamata dalle intenzioni dei vari antisistema? Dov’erano in quei momenti difficili i veri amici? Sil stava avendo il sospetto di essere sempre stato preso in giro e di essersene accorto solo adesso. Tutti quegli ideali proclamati di libertà e uguaglianza in realtà non esistevano. Anche l’ultima relazione un po’ seria che aveva avuto si era rivelata una farsa. Una ragazza come Lucia per esempio tutta alternativa in apparenza (questo però di Lucia non poteva dirlo), e che poi  dopo due anni non capiva più, non riusciva più a fidarsi di lei, era come se questa persona dicesse di amarlo ma nello stesso tempo continuasse a guardarsi in giro. A Sil questo tradimento morale dava fastidio e prese la decisione di troncare quella relazione basata sul sospetto. Nemmeno le persone che dicono di amarti sono sincere. Che disfatta. Tutti quegli anni di resistenza al sistema per essere tradito dalle stesse persone che come lui dicevano di credere negli stessi ideali ma che in realtà si erano rivelati dei figli di papà. Uscito dal bar barcollando un po’ si diresse verso casa in preda ad un nervosismo dovuto al sentire di non poter più farcela. Trovato Paco per caso, i due si diressero a casa di questo per bere un’altra birra e parlare un po’. Alla fine non erano amici ma forse lo stavano diventando. Paco non ce la faceva più, quel lavoro di merda al supermercato e il tempo libero passato in compagnia di gente che da lui voleva sempre la stessa cosa lo stavano logorando. Anche Paco voleva andarsene da quel posto che lo stava riducendo un automa. Sarebbe andato in Argentina, per poter cambiare aria e per vedere un suo parente che viveva da quelle parti. Daltronde le sue origini forse lo stavano richiamando a differenza di Sil che di origini non ne voleva sapere; odiava la terra nella quale era cresciuto e quella cultura patriarcale. I due parlarono tutta la notte, accompagnati dai loro vizi, dimenticandosi del buon senso e Sil verso le otto del mattino seguente decise che forse era ora di smettere e di andare verso casa a riposare un po’. Salutato Paco che aveva le pupille che sembravano quelle di una civetta Sil, con un sorriso a tutta faccia, chiuse la porta di quella pazza casa e prese il suo cammino.

Andando verso casa un suo vecchio conoscente lo riconobbe per caso, anche quell’essere più zombi che vivente era ancora in giro a festeggiare dalla sera prima e invitò Sil a bere un drink. “Un gin-lemon per piacere!” – chiese gridando quel tizio. La barista, una vecchia signora che apriva il suo antro alle sei del mattino per ospitare ed abbeverare gli ultimi ubriaconi rimasti dalla notte anteriore, glielo fece subito e con un sorriso pose il suo drink a Sil, che tutto confuso e stordito dalla presenza di tutta quella gente cominciò a sorseggiare la sua bibita. “Allora come ti va?” chiese il suo conoscente “Abiti ancora qui o sei di passaggio?”. Sil infastidito da quelle domande non rispose, perché, da quello che ricordava, quel tizio di cui non sapeva il nome era uno scoppiato che sempre attraeva i problemi, come se fosse un magnete dei medesimi. “Allora? Perché non rispondi? Oh! Cosa c’è hai paura a dirmi dove abiti?”. Sil totalmente distrutto dal sonno e dalla notte appena passata non rispose e rimaneva fisso a guardarlo negli occhi. Quel tizio allora lo spinse e dopo essere caduto, Sil si rialzò e provò a tirargli un pugno ma fu fermato da altri clienti, mentre Tebra si era lanciata in aiuto del suo migliore amico. Furono entrambi buttati fuori dal bar. Sil se ne andò senza contestare; in fin dei conti non aveva pagato l’ultimo drink e non vedeva l’ora di andarsene a riposare un po’.

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