Italia, un Paese alluvionato

Prima di ogni analisi critica sulla sciagura in corso a Genova, vorrei citare alcuni dati relativi alle tragedie accadute negli ultimi anni nel nostro Paese.

La scelta, dettata da ovvie esigenze di spazio – chi volesse allargare lo sguardo non dovrà fare altro che navigare sul web per scoprire quante disgrazie siano accadute negli ultimi trent’anni; troverà numeri da capogiro – è puramente arbitraria e tiene conto della sola “vicinanza” temporale:
•  4 novembre 2011: Genova, sette i morti – finora trovati -, caduta pioggia per 365 mm in sole 12 ore (ovvero un terzo di quanto piove in un anno), danni incalcolabili, scenario di una devastazione apocalittica.
•  25 ottobre 2011: Val di Vara, Cinque Terre, Lunigiana, dieci i morti, 520 mm di pioggia in meno di 6 ore, ingenti i danni.
• 20 ottobre 2011: Alluvione a Roma città e zone a Nord della capitale (Bracciano, Manziana, Anguillara, Campagnano), ed anche a Ovest (Ostia, Infernetto), un morto, caduta pioggia pari a 74 mm in meno di 2 ore, chiesto lo stato di calamità naturale dal sindaco Gianni Alemanno.
• 1 e 2 novembre 2010: Alluvione a Vicenza ed hinterland, muoiono tre persone, 540 mm di pioggia caduti in meno di 24 ore nel solo vicentino, ingenti i danni: 200.000 animali deceduti, 500.000 persone interessate, 140kmq direttamente allagati, oltre 1 miliardo di € di danni.
• 5 ottobre 2010: Violento nubifragio a Prato, tre i morti, caduti 100 mm di pioggia in meno di 2 ore.
• 4 ottobre 2010: Alluvione a Genova, Varazze, Cogoleto Liguria, un morto, piogge alluvionali e dissesto idrogeologico, caduti circa 400 mm di pioggia in poche ore.
• 1 ottobre 2009: Alluvione a Messina e nelle frazioni di Giampilieri Superiore, Altolia e Briga Superiore, 36 i morti, dissesto idro-geologico.
• 22 ottobre 2008: Alluvione e colata di detrito nel comune di Capoterra (CA), cinque i morti, ingenti i danni.

La prima cosa che deve colpire il lettore, e non solo, è la contiguità temporale degli eventi, la seconda è la distribuzione territoriale che passa da nord a sud, isole comprese, senza barriera alcuna, la terza è l’apparente maledizione che imperversa in tutto lo stivale, una iattura da cui pare difficile liberarsi.
Al di là degli eventi naturali quali altre cause si “nascondono” dietro questi disastri?
I buonisti diranno che la colpa è dei continui cambi climatici, del buco dell’ozono e delle piogge tropicali, niente di sbagliato se non fosse che a questi agenti atmosferici si debbono unire l’incuria e la mala gestione degli spazi pubblici, diranno i detrattori – e non si parla della solita maleducazione dei cittadini, i quali, ne abusano come se si trattassero di discariche a cielo aperto, ma parliamo, soprattutto, delle gravi disattenzioni gestionali dei lavori pubblici da parte degli enti pubblici, dei comuni e di chi dovrebbe curare la città -; per finire al sempre più sordido abuso edilizio.
Male nostrum!
Poco confortanti, oltretutto, risultano le parole degli esperti del settore geologico, secondo i quali il vero dramma italiano è da imputarsi specificamente all’abuso edilizio che, correlato all’enormità dell’evento naturale, crea i gravi danni che oggi sono ai nostri occhi.
Una conferma viene poi dalle parole del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (l’intervento è riportato nelle varie redazioni giornalistiche): «È terribile assistere impotenti alla televisione al dramma di Genova che ha coinvolto così tante persone. Ma le parole servono a poco. Vediamo se ci sarà il modo di intervenire per evitare che quello che è successo non possa succedere più in futuro. È evidente che si è costruito là dove non si doveva costruire, ma forse si possono trovare interventi che scongiurino il ripetersi di questi disastri e di queste tragedie».
Una magra consolazione, perché, nell’un caso come nell’altro restano impresse in noi tutti le immagini delle devastazioni, il numero sempre più invadente dei morti e gli scenari apocalittici per i vivi, i quali altro non possono fare che sopportare il peso della disgrazia spalando fango e ingurgitando la speranza/fede che il peggio sia passato.
Ronza nella memoria una vecchia domanda popolare sul perché si debbano attendere eventi simili prima di operare per arginare abusi e condoni edilizi, discutibili e utili solo per pochi; facile la risposta ma lasciamo ai lettori il piacere (o dispiacere) di giungere alle relative conclusioni; non è nostro compito dare giudizi di valore sull’operato dei vari tecnici, che siano statali o privati; il nostro compito è solo quello di registrare gli eventi, di analizzarne cause ed effetti e di porre, al massimo, il dubbio su vicende/eventi che si vanno raccontando.
Durante la visita in città del sindaco di Genova, Marta Vincenzi, è esplosa la rabbia dei cittadini, i quali urlavano a gran voce il loro disappunto per la scarsa informazione e le misure prese – il capo d’imputazione più citato: il non aver chiuso scuole e asili -; mentre più discutibili sono le prese di posizione dell’opposizione nelle richieste di dimissioni nei confronti del sindaco, reo, secondo costoro, di non aver fornito ai cittadini requisiti e informative adeguate.
Se nella prima – la rimostranza cittadina – vi è il disagio e lo sconforto umano per essere scampati alla morte e la vicinanza comune del sentimento di paura/terrore di fronte ad una sciagura come quella appena vissuta; nella seconda – la protesta dei politici – vi è la sola “inutile” questione politica (lungi da noi criticare una simile posizione ma forse i tempi richiederebbero altro che non le solite questioni politiche all’italiana), la quale, subodorando la possibilità di far cadere la parte avversa non lesina polemica alcuna.
Ma le cause, quali che siano, dovranno essere accertate; fino ad allora, però, nessuna speculazione sarà d’aiuto per i genovesi e gli italiani tutti.
Chiusura dell’articolo al movimento nato su facebook, “Gli angeli del fango”, che in meno di due giorni ha costituito un gruppo di lavoro operante e ben preparato – una riproposizione di quanto avvenne a Firenze il quattro novembre del 1966 e dei volontari che aiutarono la popolazione con ogni mezzo possibile a risollevare la città – che da ieri opera incessantemente per risollevare la città in ginocchio.
Sarà di domani la questione della inadeguatezza del sindaco e i relativi dibattiti in aula di consiglio; oggi, intanto, le bandiere a mezz’asta richiamano al lutto cittadino noi tutti, mentre “Gli angeli del fango” continuano nel loro lavoro.
Perché l’Italia è così: bistrattata, maltrattata, derisa e quanto altro, ma è anche l’Italia degli italiani che, nel dolore delle sciagure, ri-trovano quel senso pratico di appartenenza che non ha bisogno di commento alcuno.
Questo però non è sufficiente per arginare il supplizio di un’ennesima città distrutta.

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